I personaggi che si vedono in televisione, i cantanti famosi, gli attori sono ciò che tutti (o quasi) aspirano ad essere. Persino i bambini ambiscono a somigliare a qualcuno da loro considerato importante, ad esempio i genitori. In un modo o nell’altro tutti crediamo che bisogna anelare ad essere come una certa icona.
Anche sotto questo aspetto la società impone standard su ciò che è meglio essere, stabilisce confini che devono essere rispettati perché, se ciò non avvenisse, le conseguenze per i trasgressori sarebbero esclusione e discriminazione. In questo contesto si sviluppa la mentalità attuale dei giovani.
In pochi possono permettersi originalità, cioè coloro che hanno una sorta di potere tra i coetanei. Gli altri, invece, cercano di appartenere ad un gruppo, solo per non essere etichettati come quelli “strani”. Chi non è accettato in una cerchia già esistente se ne crea una propria nella quale coloro che sono diversi da un nuovo modello non verranno accettati a loro volta e così via. Si torna, così, al punto di partenza. Quindi la vera domanda è: provare a cambiare o, per meglio dire, non seguire più la massa serve a qualcosa?
La situazione, qualche decennio fa, era in realtà anche più stereotipata. Tutti dovevano essere a forza etichettabili sulla base di una scelta, fosse anche solo di abbigliamento. D’altronde, nelle società occidentali era pervasivo il modello dei college americani: i film di genere dividevano gli studenti tra popolari, coloro che riuscivano a distinguersi dagli altri, imponendo loro una moda, e perdenti, coloro che si facevano calpestare perché non la seguivano. Lo spettatore, inconsapevolmente, si faceva manipolare e riproduceva gli stessi comportamenti nella sua vita. La sensazione è che oggi, invece, ci sia molta più libertà.
In tanti cercano di normalizzare le diversità, anche quelle fisiche o quelle che riguardano gli interessi o il modo di vestire. Questo accade perché ormai gli adolescenti maturano sempre più velocemente e iniziano a pensare con la propria testa. Questo cambiamento è già piuttosto evidente, seppure ancora troppo lento. Dunque, se si continua a diffondere diversità, in futuro ciascun giovane potrà esprimersi liberamente senza paura del giudizio altrui.
Non è la prima volta che i vincoli sociali interferiscono con le scelte di un individuo. Ne sono un esempio gli standard imposti alle donne dalle riviste di moda: anche queste regole si stanno modificando grazie alle nuove generazioni. Se è vero, tuttavia, che molti ancora non possono distinguersi dalla massa, quando cambierà del tutto la mentalità? Se le nuove generazioni continueranno a normalizzare le diversità e ad accettare chiunque, riusciranno alla fine ad evitare per tutti il destino di una vita monotona? Ciò dipende dai ragazzi stessi.
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