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Savona. Con il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004, l’Italia intende onorare ogni 10 febbraio la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre, degli istriani, fiumani e dalmati nel Secondo Dopoguerra.
La ricorrenza ricorda la data della firma del durissimo trattato di pace del 1947 con cui il nostro Paese fu costretto, tra l’altro, a cedere alla Jugoslavia gran parte della Venezia Giulia, l’Istria, parte della provincia di Gorizia, Fiume, Zara, la Dalmazia e le isole del Quarnaro e ad accettare l’internazionalizzazione di Trieste, che solo nel 1954 sarebbe tornata italiana.
Attorno a questi avvenimenti si sono consumate storie drammatiche. Nel settembre 1943 e, a guerra finita, nel maggio 1945 si contarono migliaia di vittime italiane, calcolando quelle brutalmente uccise e gettate nelle foibe, inghiottitoi carsici frequentissimi nella regione, e i morti in campi di lavoro e di concentramento jugoslavi.
Il timore delle violenze e il desiderio di non rinunciare alla loro identità indussero la maggior parte della popolazione di lingua italiana a lasciare le sue terre. Almeno 250mila furono i profughi costretti ad abbandonare ogni avere e ad affrontare l’incertezza del futuro e una accoglienza tormentata, sopportando spesso anche l’accusa di essere fascisti in fuga.
Nell’impossibilità di tenere quest’anno la cerimonia pubblica al Monumento ai Caduti in piazza Mameli a causa delle disposizioni antiCovid-19 la sezione savonese dell’Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia invita a partecipare alla Santa Messa in suffragio delle vittime, che sarà presieduta dal vescovo Calogero Marino mercoledì 10 febbraio alle ore 18 nella Cattedrale Nostra Signora Assunta.