sabato
15
Febbraio
2020

Riccardo Zelatore e Marco Meneguzzo presentano “La linea analitica della linea”

sabato
15
Febbraio
2020
"La linea analitica della linea" mostra d'arte Finale Ligure
  • DOVE
  • ORARIO
  • QUANTO
  • CONTATTI
  • CONDIVIDI

Sabato 15 febbraio l’Auditorium “Santa Caterina” a Finale Ligure propone un doppio appuntamento editoriale. Alle ore 18 Riccardo Zelatore, curatore, e Marco Meneguzzo, autore del testo critico, presentano il volume “La linea analitica della linea”, che documenta la mostra in corso.

Il progetto espositivo organizzato con il patrocinio del Comune e in collaborazione con l’associazione Traumfabrik e Casaperlarte Fondazione Paolo Minoli propone un approfondimento linguistico sulla pittura aniconica contemporanea attraverso le opere di sette artisti che lavorano intorno ai fondamenti dell’immagine, alle radici dell’identità pittorica italiana e internazionale.

A differenza di tante opere contemporanee che tendono allo shock e alla sorpresa gli autori selezionati per questa occasione espositiva si occupano della genesi di immagini sempre nuove a partire dagli elementi fondamentali e fondanti l’immagine stessa e considerano la pittura come riflessione sugli strumenti stessi di questa disciplina (linea e colore), sull’impatto che questi hanno sulla percezione e quindi sulla mente di ciascuno di noi.

Nell’occasione Marco Meneguzzo presenterà anche il suo ultimo libro “Il capitale ignorante. Ovvero come l’ignoranza sta cambiando l’arte”, edito da Johan & Levi. Il tramonto delle avanguardie e del dibattito intellettuale che ne costituiva l’humus sociale ha provocato un radicale appiattimento del gusto e il trasferimento del piacere e dello status del collezionismo – che del gusto è l’incarnazione, la visualizzazione plastica – dalle regioni e ragioni della cultura al territorio, indifferenziato ma misurabile, della ricchezza.

Da oggetto misterioso per pochi bizzarri estimatori l’arte è diventata oggi uno status symbol: che si tratti di tycoon, calciatori o mogli di industriali i nuovi collezionisti sono guidati da conformismo e prediligono opere trofeo con l’unico scopo di testimoniare la propria appartenenza non più ad una élite di conoscitori ma al club esclusivo delle personalità influenti.

Se l’artista, nell’immaginario ancora tardoromantico dell’Occidente, rappresenta l’essenza della libertà, una figura alla quale la società demanda un pensiero che può esprimersi senza vincoli, persino antagonista ed eversivo rispetto alla società stessa, tale prerogativa sta però cedendo il passo a una nuova fondamentale caratteristica: la riconoscibilità. L’immissione di fiumi di denaro nel circuito dell’arte ne ha alterato il sistema valoriale, facendo delle gallerie o delle fondazioni che fanno capo ad un unico proprietario, come quella di François Pinault, i garanti quasi esclusivi della qualità di un’opera, quando in un tempo non troppo lontano il reclutamento degli artisti e il giudizio sul loro lavoro era piuttosto il prodotto di una sinergia tra critico, gallerista e collezionista.

Scomparsi gli ammortizzatori culturali che consentivano all’artista una maturazione lenta e strade alternative per trovare un posto nel sistema, le sue possibilità di affermazione dipendono oggi dal diventare velocemente un fenomeno internazionale, scelto da uno dei ristretti gruppi di potere in grado di decretare la sua “esistenza in vita” nella società globale.

In un mondo che vive di semplificazioni sempre più marcate e una sempre minore capacità e volontà di diversificare e analizzare appare chiaro come il potere contrattuale dell’artista sia limitato, sostituito da un atteggiamento remissivo, diplomatico e politico, per nulla rivoluzionario e neppure blandamente innovativo.

Dal momento che le regole stabilite dal sistema non lo contemplano come attore ma come merce, come “materiale umano” senza possibilità di voto, l’artista cercherà, anche inconsciamente, di adeguare le sue opere ai dettami del gusto suggeriti – o meglio sarebbe dire imposti – dai pochi realmente in grado di renderlo famoso. In gioco c’è un mutamento radicale del concetto stesso di arte, attraverso il deterioramento della sua capacità di suscitare pensieri innovatori e progressisti e il suo spostamento nella più vasta categoria dello spettacolo.

segnala il tuo evento gratuitamente +

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.