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Settembre
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Mostra Polvere al Museo dell’Arte Vetraria di Altare

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Altare Museo dell'Arte Vetraria Altarese
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Sabato 9 luglio alle 17 verrà inaugurata la mostra “Polvere” al Museo dell’Arte Vetraria di Altare.

La mostra mette al centro un sito simbolo per la comunità altarese, l’ex fabbrica vetraria Savam, attraverso le differenti letture di dodici fotografi contemporanei che hanno realizzato in autonomia e in diversi periodi scatti site-specific, restituendo con profondità e spiritualità un’indagine critica sull’uomo e sull’ambiente in cui vive, dal valore poetico e insieme antropologico.

Identità e memoria potrebbero essere le parole chiave per comprendere le motivazioni che hanno spinto Marco Ciarlo a intraprendere questo progetto, ma anche prospettiva su nuovi possibili scenari.

L’opportunità di ritrarre luoghi in abbandono che abbiano una valenza estetica e storica non è cosa nuova e tante iniziative in questa direzione hanno proposto indagini su luoghi incustoditi, sulle loro peculiarità architettoniche e sul fascino del loro declino. Qui si intende condividere la memoria storica di uno spazio importante per la società non solo locale, tramandando tracce dell’esistenza umana, di chi ha vissuto quelle stanze, ma l’intento effettivo è collocare il visto percepito dall’osservatore nel proprio immaginario corrente e non nel passato.

I lavori fotografici sono una forte indicazione a guardare al presente cui appartengono le strutture e i locali di un’architettura industriale, oggi considerata archeologia; e al futuro che potrebbero portare con sé, se si riaprisse un confronto culturale sul luogo economico.

La mostra è allestita nelle sale di Villa Rosa, Museo dell’Arte Vetraria di Altare, che nell’occasione diventa un contenitore dalla valenza plurima. I lavori fotografici sono ordinati in nove stanze, una al pianterreno e le altre tutte al piano primo di questo bellissimo edificio liberty, creando un sorta di cortocircuito visivo ed emotivo tra le immagini che ritraggono gli spazi dell’ex vetreria e i vetri custoditi nel museo che sono stati prodotti nel corso di secoli, proprio in quella fabbrica.

L’organizzazione in stanze, abitate dalla collezione permanente del Mav, concorre a fondare il perimetro di una installazione complessiva percorribile in termini di esperienza reale. Le opere fotografiche acquistano la capacità di rompere la staticità dell’architettura d’interni per aprire varchi e accessi ad altre visioni. Qui spazio mentale e fisico, tempo passato, presente e futuro si intrecciano attraverso l’ibridazione dei generi e dei materiali. Questo inedito accostamento dei vari elementi fa viaggiare lo sguardo e la psiche, l’evidenza e l’invisibile, la fantasia e la memoria, attivando una diversa dimensione del tempo dell’opera, percepibile in termini di istantaneità e al contempo di durata.

Lo spazio adoperato al di fuori di ogni memoria celebrativa non si riduce pertanto a puro involucro, semplice contenitore di una collezione di manufatti artistici e industriali. Piuttosto costituisce il set sul quale produrre un colpo di scena, la sorpresa per il pubblico di intercettare nel proprio percorso le opere ma anche direttamente l’artista in movimento. Per definizione, la stanza costituisce l’intervallo tra interno ed esterno, perimetro architettonico che separa azioni pubbliche e visioni private. Questa dimensione ci è parsa particolarmente adatta a stabilire la corretta gerarchia tra misura collettiva e personale, tra spazio sociale e discrezione familiare, restituendo pertanto il tempo corretto di lettura dei lavori fotografici esposti.

Le fotografie in mostra, il cui numero e sistemazione è esito del dialogo tra artisti e organizzatori, sono state scattate in tempi diversi, tra il 1972 e il 2022, e quindi il soggetto, al di là dell’interpretazione personale dell’autore, non è statico e uguale a se stesso, ma documenta di per sé lo scorrere del tempo, le sue variazioni e spostamenti. Se da un lato resta l’istantaneità della ripresa, dall’altro la sequenza dei lavori permette di cogliere un processo di stratificazione e trasformazione in atto. La fotografia, che nel luogo comune sembra porsi frontalmente rispetto alle cose che registra con crudele oggettività, qui coniuga gli spazi ritratti in modo obliquo e trasversale, restituendoci attraverso le differenti inquadrature, i tagli, la luce e il colore un alfabeto diverso rispetto al linguaggio della realtà quotidiana.

Sotto l’obiettivo dell’artista, prima, e l’occhio dello spettatore, dopo, transitano immagini che appartengono al campo affettivo e a quello sociale, in un intreccio tra il sentimentale e l’esplorativo, secondo una sequenza mutevole di tempo e spazio. Gli elaborati dei dodici autori trasmettono una relazione profonda, dicotomica, tra la perdita di funzionalità di un luogo e la capacità, in nuce, di essere nuovamente elemento regolatore di una pianificazione strategica di coesione che sappia integrare questi spazi nel più ampio processo di sviluppo urbano, per cimentarsi con i nuovi temi della domanda di politica pubblica, di società e di economia.

Il soggetto non è il semplice manufatto, il fine non è il giudizio estetico su un problema spaziale, ma la responsabilità territoriale di cui è investito, il tempo fisico del corpo sociale. Questa crediamo sia la scommessa più grande sulla quale si sono messi in gioco nel corso di diversi anni i fotografi invitati a questo progetto. Le fotografie fissano oggi un possibile punto di partenza.

Esse rappresentano suggestioni soggettive per stimolare la trasformazione di un vuoto economico e sociale in nuove opportunità. Nell’intento degli organizzatori Polvere non è una mostra fine a se stessa, ma l’occasione per ritornare a parlare di un luogo il cui recupero, riuso o trasformazione, a prescindere da bandiere o schieramenti, si impone non solo perché parte del capitale di un territorio, ma per un sistema urbano che trascende la scala geografica.

Le attività realizzate nell’ambito del progetto, ideato dall’architetto Marco Ciarlo, sono coordinate da un comitato organizzatore composto, oltre allo stesso Ciarlo da Marcello Campora, Alice Ferrari, Angela Magnano, Michela Murialdo, Gianluigi Pantaleo e Riccardo Zelatore.

L’esposizione sarà visitabile fino al 30 settembre.

Generico luglio 2022
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