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Savona. Personalità poliedrica, versatile, in bilico tra pittura e scultura, con capacità realizzativa originale: è Giulio Tassara, le cui opere sono in esposizione dal 5 febbraio al 4 marzo nelle “Vetrine d’Artista” di Banca Carige, nel centro storico, a cura dell’Associazione Culturale “Renzo Aiolfi” e della sua presidente Silvia Bottaro.
Il bianco è il suo colore assoluto, ha in sé tutto l’arcobaleno delle emozioni di chi crea e di chi guarda. È un colore che può essere interpretato come assenza di tono e al tempo stesso l’insieme di tutti gli altri. È il primo tra tutti i colori, rappresenta la libertà, la pace, la purificazione, un nuovo inizio. Infatti simboleggia il principio della fase vitale. In linea generale il bianco esprime speranza per il futuro, la fiducia sia nelle persone sia nel mondo in generale.
È l’emblema della purezza, dei sentimenti nobili e il desiderio di cambiamento, della spiritualità e così via. Gocce, onde ritmiche che si rincorrono, si duplicano, si sopraelevano creando silhouette ardite, curvilinee, fanciullesche nella loro freschezza, favolistiche nel loro racconto, solo apparentemente muto. Inventando binari per percorsi di viaggio della memoria.
Ora il suo linguaggio si evolve verso il colore, le forme, giungendo ad una espressione un po’ pop e dadaista. In questa fase le sue creazioni risentono, in un certo qual modo, della lezione “Visual box” di Lucio Del Pezzo, giungendo ad una sorta di sintesi tra il linguaggio ludico e quello più analitico, rivolto al consumismo della società di massa, senza lasciar da parte l’interazione dialettica tra gli elementi scultorei e quelli architettonici che ci circondano, ricchi di rimandi culturali, storici.
Tassara oggi dà vita a pitture oggetto, a casellari, “assemblages” apparentemente semplici ma dotati di gusto, anche popolare tra il naîf saggio e una sempre originale e autentica ricerca sui materiali, sui simboli, sulle allegorie e sulle metafore della vita con un proprio alfabeto.
Con la ceramica “total white” erano le “gocce” soprattutto o le onde, ora entrano in gioco esperienze, ricordi di giochi fanciulleschi, ovvero lettere di un abbiccì grafico molto elegante, ricco di colore, tenendo ben presente sempre l’aspetto ludico dell’arte, in un’euritmia di rapporti cromatici e formali.