Al Ristorante Pacan di Laigueglia ci sono maschere che hanno danzato per propiziare la fertilità o accompagnare nell’ultimo viaggio gli Abelam di Papua Nuova Guinea. Nella Locanda Tribaleglobale di Onzo le maschere provenienti dal Nepal servivano a cacciare i demoni, un po’ come quelle contemporanee dell’artista pistoiese Filippo Biagioli. Al Museo delle Erbe di Cosio d’Arroscia, il paese dei “situazionisti”, sono i popoli africani a parlare di se, della loro visione del mondo attraverso le loro antiche maschere.
È il carnevale secondo Tribaleglobale, che in contemporanea presenta nei diversi luoghi l’esposizione “Io, la maschera”. “Maschera” in latino si traduce letteralmente “persona”: ciò la dice lunga sul valore di questo oggetto, spesso sottovalutato e banalizzato, come la festa ad esso più connessa, il carnevale. Festa antica e impegnativa: nei tempi remoti era l’unica occasione per giudicare il potere senza freni e in una sorta di libertà di comportamento spesso orgiastica.
“Io, la maschera” prova ad evocare quei tempi e comportamenti esponendo una serie di maschere “altre” per il tempo e i luoghi d’appartenenza (Africa, Nepal, Oceania) ma “nostre” nel significato e nell’uso. Per questo motivo a Cosio d’Arroscia esse dialogano con le “sentenze di carnevale”, un rito carnevalesco che trae origine nel Medioevo. Intorno alle maschere cibo, vino, parole e la musica prorompente e suggestiva di Mario Cau, proposte dalla neonata associazione Situazioni Tribaliglobali e dalla Pro Loco di Cosio d’Arroscia.
La mostra è visitabile da sabato 19 febbraio a domenica 13 marzo: a Laigueglia e Onzo negli orari di apertura dei locali, a Cosio d’Arroscia su appuntamento chiamando il numero di telefono 3455177753.