Il 58esimo Festival Teatrale di Borgio Verezzi si chiude tra favole e sogni nelle sale incantate delle grotte più colorate d’Italia. In scena, l’immaginazione visionaria e surreale di Marcello Barlocco (“Una sottile pazzia”, 12 luglio) e un viaggio fantastico nel mondo magico di Giambattista Basile (“Dreams ovvero Sogni e incantamenti”, 14 luglio), che con il suo capolavoro ha ispirato le fiabe di autori come Perrault, i fratelli Grimm o Hans Christian Andersen e, nel 2015, un bellissimo film di Matteo Garrone: “Il racconto dei racconti”.
Lunedì 12 agosto ore 20.30 e ore 21.00 – Grotte di Borgio Verezzi – Prima Nazionale
UNA SOTTILE PAZZIA
da testi di Marcello Barlocco
adattamento drammaturgico di Davide Diamanti
regia di Silvio Eiraldi
con Davide Diamanti, Matilde Amato, Giovanni Bortolotti e con Eleonora Demarziani, Michela Marenco, Riccarda Realini. Costumi I Coribanti del Liceo Martini Chiabrera di Savona.
Produzione Compagnia Uno Sguardo dal Palcoscenico
“Una sottile pazzia” è uno spettacolo itinerante tratto dai testi del visionario scrittore ligure Marcello Barlocco, con l’adatttamento dramamturgico di Davide Diamanti e la regia di Silvio Eiraldi. Lunedì 12 agosto il pubblico sarà guidato in un viaggio sugggestivo attraverso i meandri della mente di un autore immerso nei labirinti della folia. Carmelo Bene, che portò in scena i suoi atti unici nel 1961, ha scritto di lui: “… Interessante scrittore. Alto un metro e novanta, pesava trenta chili. Faceva impressione. L’avevano internato in manicomio, l’appendevano all’ingiù con la testa nel cesso.”
Che cosa sia la pazzia e che cosa sia la lucidità è difficile da capire, è un confine molto sottile. I personaggi che si incontrano durante il percorso non mostrano altro che le nostre paure e le nostre perversioni più nascoste. Una sottile follia nella quale ci riconosciamo tutti, difficile da accettare, ma della quale non possiamo fare a meno.
Marcello Barlocco (1910-1969), figlio di un rinomato farmacista di Carcare (SV), fin da giovanissimo mostra una personalità insofferente e ribelle. Il suo stile e il suo modo di scrivere non rispecchiavano il comune denominatore della società letteraria di allora e la sua tendenza omologante neorealista, rivolta all’impegno politico e a temi della Resistenza. La sua esperienza isolata, burrascosa e anticonformista, portò alcuni a considerarlo come un nuovo Dino Campana o François Villon. Altri critici e studiosi hanno fatto raffronti con Edgard Allan Poe o forse più impropriamente con Franz Kafka. Nei meandri della storia e dello studio, in quel confine sottile dove non si sa se finisca la realtà o cominci la fantasia, la sua vita e la sua figura sono avvolte nella leggenda, talché a volte viene a rendersi alquanto difficile districare il vero dall’immaginario.
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