Vado L. “Prevenire è meglio che curare”, come recita un antico adagio, è quanto mai attuale; infatti, la prevenzione, a lungo dimenticata dai professionisti sanitari e dalle politiche sulla salute, sta iniziando ad essere considerata di fondamentale importanza.
La prevenzione si riferisce a tutte quelle attività socio-sanitarie che hanno l’obiettivo di impedire o ridurre il rischio di malattia e si distingue in: prevenzione primaria, incentrata sui comportamenti e sulle abitudini che possono essere grado di ridurre o evitare l’insorgenza e lo sviluppo di una patologia; prevenzione secondaria, rappresenta la diagnosi precoce di una malattia, il cosiddetto “screening”, per cercare di prendere in carico precocemente la patologia ed aumentare l’efficacia della terapia; prevenzione terziaria: gestisce le complicanze secondarie all’insorgenza di una patologia, quali deficit e disabilità, cercando di contenerle.
Negli ultimi anni è stato raggiunto un significativo grado di controllo per alcune malattie, grazie soprattutto a specifiche misure preventive. Nuove metodologie di prevenzione delle malattie emergono in virtù di ricerca e impiego di tecnologia aumentando anche la consapevolezza sulla propria salute. In prima linea è intervenuto anche il Ministero della Salute attuando il Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 che delinea un sistema di azioni di promozione della salute e di prevenzione, che accompagnano il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi di vita e di lavoro.
Investire in interventi di prevenzione, purché basati sull’evidenza scientifica, costituisce una scelta vincente, capace di contribuire a garantire la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale ed a tutelare la salute delle persone.
Grazie ad esami del sangue periodici è possibile prevenire alcune malattie e migliorare il proprio stile di vita. Il cosiddetto check-up, attraverso l’esecuzione di esami di routine, aiuta le persone a prendersi cura di sé stessi, e a fare il punto della situazione con il proprio medico di fiducia.
Ad esempio con l’esame del sangue, si può capire qual è la quantità di glucosio presente nel nostro corpo, in modo da individuare subito il rischio di diabete. Il glucosio dipende soprattutto dall’alimentazione, perciò insieme al medico e al dietista, è possibile rimodellare anche la dieta, stabilendo la quantità di calorie necessaria al proprio fisico.

L’esame del sangue serve anche a individuare il colesterolo in eccesso. Questo lipide prodotto dall’organismo, se troppo presente, si deposita sulle pareti delle arterie formando delle placche che impediscono il passaggio del sangue e aumentano il rischio di infarto. Anche qui andrà poi valutata un’eventuale dieta, ma è l’attività fisica, il parametro che agisce più sul colesterolo.
Alle comuni analisi, per gli anziani, è bene aggiungere anche la transaminasi e gli esami T3, T4 e TSH. Il primo, ripetuto ciclicamente, consente di tenere sotto controllo il fegato, gli altri, aiutano a riconoscere le disfunzioni della tiroide.
Le analisi delle urine aiutano a diagnosticare il mal funzionamento dei reni.
L’analisi delle feci, invece, è importante poi per individuare le infezioni e le malattie che riguardano l’intestino, il fegato e il pancreas.
È consigliato controllare spesso anche la pressione sanguigna, per tenere alla larga le malattie cardiovascolari, dall’ipertensione all’infarto, fino all’ictus. È buona norma aggiungere anche un controllo della pressione degli occhi e la visita audiometrica. Vista e udito perfettamente funzionanti infatti, riducono il rischio di incidenti anche tra le pareti domestiche.
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