Savona. Una realtà fatta di esempi positivi, dove le differenze culturali – più che ostacoli – diventano dei veri e propri valori aggiunti. È questo, infatti, quello che emerge ascoltando le storie delle operatrici della “Cooperativa Sociale Insieme” di Savona.
Sono perlopiù donne, tra i 30 e i 60 anni, spesso con un elevato livello di istruzione, che va dal diploma alla laurea. Romania, Albania, Russia, Ungheria, Ucraina, Marocco, India, Ecuador, Rep. Dominicana, Perù, Filippine: questi, nella maggior parte dei casi, i paesi di provenienza dai quali emigrano, non raramente, alla ricerca di una vita migliore.
“Quello che ci sorprende sempre molto è la capacità di queste donne di imparare in fretta la nostra lingua – spiegano le responsabili della cooperativa – molte delle nostre operatrici sono propense allo studio, partecipano ai corsi per imparare l’italiano, altre invece sono autodidatte”. L’età, poi, è un fattore che incide: “Quelle più giovani ci tengono molto ad integrarsi e sono spesso motivate dalla ricerca di un riscatto personale, che le porta, per esempio, a studiare per prendere la patente di guida”. La buona volontà, però, non sempre basta: “Fanno fatica a destreggiarsi con la nostra burocrazia, non c’è il riconoscimento dei titoli di studio e c’è diffidenza nei loro confronti quando cercano un alloggio in affitto: il rischio è che queste donne diventino invisibili agli occhi della società”.
Un melting pot, quello creato dalla cooperativa “Insieme”, capace di far crollare le mura dei pregiudizi per lasciare spazio all’integrazione tra culture differenti: “Una volta abbiamo detto ad una nostra operatrice ucraina che sarebbe stata affiancata da una signora marocchina – raccontano le dirigenti – tuttavia, la donna ucraina, che associava il Marocco all’Islam e quindi all’Isis e al terrorismo in generale, era molto diffidente. Dopo averle spiegato che non avrebbe avuto nulla da temere, le due operatrici non solo hanno iniziato a lavorare bene insieme, ma tra loro è nato anche un bel rapporto”. In alcuni casi, invece, sono proprio le barriere culturali, quelle che spesso mettono in contrapposizione due nazioni senza apparenti ragioni, il motivo di futili attriti: “Abbiamo un’altra coppia che lavora insieme sulla stessa assistenza: una signora rumena e una di Santo Domingo. Tra loro, inizialmente, tanti pregiudizi, poi sfatati da una realtà quotidiana capace di raccontare una storia ben diversa”.
Le preclusioni, tuttavia, trovano terreno fertile anche nelle famiglie in cui le lavoratrici prestano i loro servizi: “Purtroppo molte persone ci richiedono operatrici italiane, ma appena ne viene presentata loro una straniera, frequentemente, si ricredono”. Nelle case degli assistiti, poi, spesso è proprio la cucina a fare da vero e proprio trait d’union: “Una nostra operatrice filippina lavorava nella casa di un anziano – spiegano le responsabili di “Insieme” – un giorno, mentre a pranzo erano ospiti le nipoti del cliente, la donna ha preparato un piatto tipico del suo paese e da quella volta le due ragazze hanno un appuntamento fisso dal nonno per assaggiare quella portata”. Insomma, la cucina unisce i popoli e abbatte le frontiere (mentali).
Un’ultima storia, infine, esalta le opportunità derivanti da un confronto tra culture differenti: “Uno nostra giovane operatrice russa prestava servizio a casa di un anziano. Un giorno, il nipote, che studiava russo a Venezia, chiamò il nonno a casa e scoprì che ad aiutarlo c’era una operatrice russa. I due giovani, da quel giorno, iniziarono a sentirsi al telefono, parlandosi in russo e imparando l’uno dall’altro” concludono le responsabili della cooperativa.
La “Cooperativa Sociale Insieme” si interessa di migliorare la qualità di vita delle famiglie, fornendo l’assistenza sia a domicilio sia in ospedale, in clinica o in struttura, per persone autosufficienti o allettate, da qualche ora fino alla convivenza (24 ore su 24). Per maggiori informazioni visitate il sito internet www.insiemeassistenza.it.
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