Pietra Ligure. Sono passati otto anni da quel tragico 7 aprile 2017, quando Janira D’Amato venne brutalmente uccisa a Pietra Ligure. Otto anni di dolore, memoria, e impegno da parte di una comunità che non ha mai smesso di ricordarla.
Janira D’Amato perse la vita a Pietra Ligure, vittima di un atto di brutale violenza da parte dell’ex fidanzato Alessio Alamia Burastero, allora ventunenne, che la colpì con 49 coltellate nella sua abitazione in piazzetta Morelli. Il processo ha portato alla condanna definitiva all’ergastolo per Alamia nel maggio del 2021.
I fatti
Alamia aveva invitato Janira in un piccolo appartamento di Pietra Ligure (di proprietà della nonna), con il pretesto di un ultimo chiarimento. La relazione tra i due, infatti, era finita, e Janira aveva preso la sua decisione: voleva voltare pagina. Dopo aver terminato un corso di formazione, si stava preparando a salpare per una nuova esperienza lavorativa a bordo di una nave Costa Crociere, con l’intenzione di lasciarsi alle spalle anche la storia finita.
Quell’incontro, però, si trasformò in tragedia. Il giovane si scagliò contro Janira, colpendola con 49 coltellate con una lama di 12 centimetri. “Quante volte l’ho colpita non lo so. Potevo vedere e sentire, ma non controllare il mio corpo”, raccontò poi lo stesso Alamia, che dopo l’omicidio lasciò l’appartamento e portò via il cellulare della ragazza. Quando i genitori, preoccupati per il silenzio della figlia, tentarono di contattarla, fu proprio Alessio a rispondere, rassicurandoli che Janira aveva dimenticato il telefono da lui.
Confuso e in stato di agitazione, Alamia si recò a casa della nonna, dove iniziò a raccontare quanto accaduto, ammettendo di aver avuto una violenta lite con la ex. Solo alcune ore dopo si presentò spontaneamente alla caserma dei carabinieri di Loano. “Ho fatto una cavolata”, disse ai militari, spiegando che Janira voleva lasciarlo e lui non lo accettava.
I militari si precipitarono sul luogo del delitto, ma ormai era troppo tardi: Janira era già morta.
Le indagini rivelarono che, nei giorni precedenti al delitto, il giovane aveva iniziato a pedinarla e a perseguitarla con insistenza, tramite telefonate e messaggi. Tra il 4 e il 5 aprile, aveva anche effettuato ricerche online inquietanti, con termini come “Uccidere persone”, “Come uccidere una persona” e “Uccisione senza traccia”. Fu proprio questo insieme di elementi a spingere la Procura a contestare l’aggravante della premeditazione.
Sottoposto a perizia psichiatrica, Alamia fu dichiarato pienamente capace di intendere e volere al momento del fatto. Il 18 gennaio 2019, la Corte d’Assise di Genova lo condannò all’ergastolo, riconoscendo la premeditazione ma non il reato di stalking. La condanna fu confermata in Appello il 17 dicembre 2019 e resa definitiva dalla Cassazione il 28 maggio 2021.
Janira vive nel ricordo di una comunità che non dimentica
Da quel giorno, il nome di Janira è diventato simbolo di una battaglia collettiva contro la violenza di genere, e il suo ricordo continua a vivere tra le iniziative nate in sua memoria.
Nel corso degli anni, infatti, città come Pietra Ligure e Finale Ligure hanno dato vita a numerose iniziative per tenere viva la memoria di Janira e promuovere la sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.
Ne sono un esempio la panchina rossa in piazza La Pietra: Inaugurata nel 2019, una panchina che simboleggia il rifiuto della violenza di genere e rappresenta uno spazio di riflessione per la comunità; le borse di studio in suo onore, l’Istituto Alberghiero “Migliorini” di Finale Ligure, frequentato da Janira, ha istituito borse di studio a suo nome, premiando studenti meritevoli e promuovendo i valori che lei incarnava. E poi ci sono gli eventi annuali di sensibilizzazione. Ogni anno, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la comunità si riunisce presso la panchina rossa per ricordare Janira e tutte le vittime di violenza.
E tra le recenti iniziative anche quella delle cassette rosse fuori dalle scuole, per sensibilizzare i giovani nella lotta contro il femminicidio: lettere e testimonianze sul bisogno di riflessione per questa continua tragedia.
Così la memoria di Janira continua a vivere, rappresentando un monito contro la violenza di genere e sottolineano l’importanza della prevenzione e dell’educazione al rispetto.