il triplice fischio dei rimorchiatori

“Attenti a Genova”, il testamento di Rino Canavese: una sfida morale che Savona deve portare avanti fotogallery

L’ultima intervista domenica scorsa raccolta da "Pensiamoci" di IVG.it

L'ultimo saluto a Rino Canavese

Savona porto. Alle 11,53 di stamane i rimorchiatori della Compagnia Carmelo Noli, prua alla banchina, colori della Città di Savona in bella evidenza, con un triplice fischio, secondo le usanze della gente di mare, hanno tributato gli Onori a Rino Canavese. Il carro funebre aveva lo sportello aperto, a un passo dal mare. Era arrivato affettuosamente “scortato” dai portuali con il giubbotto arancione.

E’ stata la parte più commovente delle cerimonie culminate in precedenza con la messa cantata in Duomo. Il manifesto funebre, intanto, era molto più di un doloroso adempimento burocratico.

Ripercorreva gli affetti e le salde radici famigliari che consentivano all’ingegnerone di potersi dedicare al suo lavoro. Eccoli: la moglie Franca, il figlio Luca, la nuora Asako, la nipotina Meiko, il fratello Paolo con Milena, Carlotta, Alessandro e Sofia.

Tra le parole degli oratori dal pulpito della chiesa ci hanno colpito quelle dell’ex sindaco Carlo Ruggeri: “Rino diceva che a Savona si può fare ciò che in altri porti non riuscivano a fare”.

Ma, soprattutto, chi avrebbe potuto immaginarlo: l’intervista di domenica scorsa a Canavese nella rubrica Pensiamoci di IVG.it è diventata il suo testamento sul futuro del porto di Savona.

Chi volesse può rileggersela, però è inutile girarci intorno: Rino Canavese, ancora una volta, metteva in guardia dal pericolo che Genova non voglia investire a sufficienza nei porti di Savona e Vado. Il suo testamento è questo, possiamo testimoniarlo anche dalle parole, come sempre accade per necessità di sintesi, che non sono finite nell’intervista. In sostanza: “Attenti a Genova”.

Ha ricordato la necessità di nominare subito un nuovo presidente, di rinsaldare ancor più l’unità d’intenti del territorio, di basarsi sui progetti degli utenti del porto che da noi sono uniti, come ribadito dal presidente Gerry Ghiliotto in Duomo. “Volevano fermarci”, ha spiegato Canavese riferendosi all’annessione con Genova.

Spenti i riflettori, finite le parole, asciugate le lacrime, da lì bisogna ricominciare, con la sua passione e la sua forza: non lasciarsi sottomettere da Genova. Ha spiegato anche il perché, cifre alla mano.

Il saluto dei rimorchiatori a Rino Canavese ha ricordato a molti (certamente a Wilma Pennino, che stava in lacrime ai bordi della banchina) anche la passione con cui Canavese si è prodigato per il successo del Grande Capodanno di Savona e degli eventi in Darsena. Fu lui a far transitare proprio due rimorchiatori con gli idranti in azione mentre Vittorio De Scalzi cantava al terminal crociere i brani dei New Trolls.

Da oggi il porto di Savona non sarà più lo stesso, vedremo come se la caveranno i suoi eredi. Il testamento è lì, basta leggerlo. Una sfida morale da portare avanti. Chi scrive (e conta poco) non è ottimista.

Possiamo voltare pagina con un’espressione che Canavese rivolgeva al suo interlocutore di turno, che chiamava “ragazzo”, per illustrare i suoi progetti.

Ora tocca a te, Rino: buona navigazione, ragazzo, dovunque tu sia.

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