Un disastro annunciato, con i segnali ormai “classici” di quando qualcosa non torna già presenti in estate. L’Albenga non c’è più. Il club, che solo due anni fa era tornato in Serie D dopo 33 anni, ha ritirato dai rispettivi campionati in questo weekend prima squadra e juniores.
Il colpo finale per un club che si trascinava avanti come uno zombie (solo sconfitte, Riva chiuso per assenza di steward, neanche una conferenza stampa in tutto l’anno), con le giovanili lasciate al Pontelungo in estate e con voci ricorrenti di debiti.
Debiti pesantissimi confermati dall’ex numero uno del club Andrea Tomatis, che tramite un suo messaggio social ha reso noto che il club, gestito dal dirigente sportivo Nicola Bisazza e un commercialista milanese (Cristian Candela, di lui solo una foto a inizio anno e nessun altro segno), ha un debito per materiale sportivo di 185.000 euro.
Le parole di Tomatis
Con grande dispiacere desidero esprimere tutta la mia amarezza per il fallimento dell’US Albenga. È davvero doloroso vedere andare in fumo il lavoro e i sacrifici di tante persone che, nel tempo, hanno dedicato energia e passione alla società.
Fino a oggi ho evitato di rendere pubblici dettagli sul debito lasciato (185.000,00€ lordi di materiale sportivo) dai cosiddetti “proprietari” e di intraprendere azioni legali, proprio per non infierire ulteriormente su un club che aveva già le sue difficoltà. Non volevo che un mio intervento legale fosse additato come la possibile causa del fallimento.
Purtroppo, ora che il fallimento è realtà, non posso più tacere: personaggi di questo genere hanno distrutto un patrimonio sportivo e umano, e non meritano di passarla liscia.
Per questo, da lunedì, darò mandato ai miei legali di avviare ogni iniziativa necessaria per far emergere le responsabilità e ottenere quanto mi è dovuto. Ovviamente non mi fermerò finché non avrò fatto tutto il possibile, anche se dovessi impiegare anni per arrivare a una conclusione.
Ci tengo a ribadire che questa non è una mera vendetta, ma un atto dovuto nei confronti di chi ha creduto nell’US Albenga e vi si è dedicato con passione e onestà. Questa triste vicenda deve servire da esempio affinché, in futuro, nessuno possa più calpestare i sacrifici di una società e dei suoi tifosi.