Savona. Prosegue il viaggio di IVG tra i cambiamenti che hanno caratterizzato il savonese nel primo quarto di secolo del terzo millennio, che sul piano occupazionale si apre con una delle tante ferite ancora non rimarginate. Il precedente era terminato con la chiusura definitiva dell’Acna di Cengio (1999) dopo innumerevoli battaglie ambientali che hanno portato all’avvio di una bonifica (non ancora conclusa) pilota a livello nazionale. Ma ecco che pochi anni dopo prende il via la triste vertenza Ferrania, durata fino al 2019 con il licenziamento degli ultimi 34 lavoratori rimasti. Entrambi gli stabilimenti, colossi internazionali della chimica, negli anni d’oro assorbivano più della metà delle maestranze tecniche e operaie della Valbormida e del savonese nel settore della chimica, e con essi si è chiusa un’epoca, quella della grande industria per la quale l’entroterra rappresentava un polo attrattivo (seppur poco ecologico) per imprese e lavoratori.
Ma questa ormai è storia. Tra le date più importanti di questi venticinque anni, quella del 21 settembre 2016, quando, a seguito di un decreto ministeriale alcune zone e comuni del savonese sono stati riconosciuti come Area di Crisi Complessa (ACC).
Il Ministero dello Sviluppo Economico conferisce questa denominazione ad “aree che riguardano specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale e con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, non risolvibili con risorse e strumenti di sola competenza regionale” e interviene a loro sostegno con specifici piani di intervento. Ventuno Comuni con un bacino di 130 mila persone e oltre 15 milioni di metri quadri con destinazione produttiva vengono inseriti in questo status. In particolare si possono citare i siti rilevanti delle aree ex ACNA di Cengio con superficie totale di 594.619 mq di cui 88.766 mq agibili per l’industria; polo della Meccanica nei Comuni di Cengio e Millesimo con oltre 25 metri quadri disponibili di cui 10.940 di superficie coperta; Parco Tecnologico Valbormida con oltre 30 mila mq disponibili di cui 16.250 di superficie coperta; Aree ex Ferrania con la superficie complessiva pari a 500.000 mq, Area Vadese per una superficie di circa 200.000 mq. (Dati dell’Osservatorio dell’ACC Imprese e Territorio guidato cui progetto è guidato da Unione Industriali Savona, promosso in collaborazione con Camera di Commercio Riviere di Liguria, Provincia di Savona, Regione Liguria).
Tra le principali vertenze di questi venticinque anni, illustrate nel 2023 da un dossier delle segreterie territoriali sindacali (Cgil, Cisl e Uil), quella della Bombardier, uno storico insediamento produttivo di costruzione di materiale rotabile della nostra provincia fondato nel 1905 che svolge attualmente sia attività di produzione (rolling stock) per il trasporto merci ed il trasporto passeggeri che attività di service.
La vertenza è iniziata nel 2012 ed ha vissuto la sua fase più delicata da giugno 2016 dopo che Bombardier perse la gara di Trenitalia per la produzione dei treni destinati al trasporto passeggieri regionale. Nei diversi incontri tenutisi al MiSE tra il 2016 e il 2019, il Gruppo ha continuato a ribadire la necessità di trovare un accordo, con un altro operatore del settore per la del sito di Vado Ligure.
Alla fine del mese di febbraio 2020 c’è stato l’annuncio che tutte le attività sarebbero state acquistate da Alstom.
I livelli occupazionali attuali sono di 330 unità di cui 280 stabilimento Vado Ligure – presenti nello stabilimento anche 50 lavoratori ex Bombardier ora Segula Technologies a cui nel giugno 2019 sono state cedute le attività di ingegneria. Nei mesi scorsi nel piano di Alstom sono stati confermati gli investimenti previsti per il rilancio dell’hub vadese, con particolare riferimento alle attività manutentive, secondo quanto era stato previsto da un accordo con Invitalia che aveva portato ad un cofinanziamento di 4mln di euro, per un totale di oltre 14mln di euro.
Per quanto riguarda Piaggio Areospace, storica azienda del territorio del settore aerospace nonché una eccellenza a livello nazionale ed internazionale, nel 2014 il sito di Finale Ligure è stato chiuso ed è stato realizzato un nuovissimo stabilimento a Villanova d’Albenga con missione produttiva sia per aerei civili che militari.
Nel novembre 2018 l’allora proprietà, ossia Mubadala, fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti, ha deciso di disinvestire e l’azienda da allora è in amministrazione straordinaria. In questi anni il livello occupazionale è significativamente diminuito (circa 200 lavoratori usciti dall’azienda) ed alcune aree sia produttive che impiegatizie sono in sofferenza. E’ di questi giorni la presentazione a Milano del piano indutriale dei turchi di Baykar per il rilancio di Piaggio Aerospace, confermando l’interesse per lo stabilimento di Villanova d’Albenga, segnale positivo anche per la crisi della LaerH, fornitore diretto per la Piaggio, anche se, da una prima analisi, non emergono ancora sbilanciamenti in merito all’indotto e ad altri fornitori dell’azienda aeronautica.
E ancora, vertenza Sanac, azienda impegnata dal 1939 nella lavorazione di materiali refrattari generalmente destinati al settore siderurgico con circa 380 dipendenti, 80 dei quali (più l’indotto) occupati nello stabilimento di Vado Ligure. Quest’ultimo vantando un laboratorio di ricerca e sviluppo, un ufficio tecnico, un servizio di assistenza e progettazione ed un ufficio vendite, unitamente ai reparti produttivi, rappresenta una realtà cardine per l’intero gruppo (Stabilimenti di Gattinara-Piemonte, Massa-Toscana, Grogatsu-Sardegna che da questo dipendono). Dall’inizio della crisi i dipendenti occupati nel sito produttivo di Vado Ligure sono passati da circa 100 agli attuali 78. Il futuro dell’azienda è fortemente legato alla vertenza Arcerol Mittal ed alle scelte del Governo nell’ambito del settore siderurgico in Italia. Anche in questo caso scharite in vista: l’azienda canadese dell’acciaio ‘The Grossi Group’, sembra abbia manifestato una concreta intenzione di acquisto dei quattro stabilimenti operativi italiani tra cui quello di Vado Ligure, tornato in piena produttività grazie all’arrivo degli ordinativi ex Ilva.
Un’altra data significativa di questo primo quarto di secolo è quella del 23 novembre 2019 quando un evento alluvionale ha determinato il blocco totale delle Funivie a causa del crollo dei piloni. Da allora si sono susseguiti tre commissari per il ripristino dell’infrastruttura, strategica per l’intera filiera delle rinfuse del porto di Savona, tra cui il carbone. La società concessionaria Funivie Spa è stata messa in liquidazione dal primo gennaio 2022. Poche settimane fa il presidente della Regione Liguria Marco Bucci è stato nominato dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti commissario straordinario per le Funivie Savona-San Giuseppe di Cairo. Lo stesso Bucci ha nominato un sub-commissario, ovvero Paolo Ripamonti, che viene così confermato nel ruolo.
Alle vertenze tristemente note, nel 2024 si sono aggiunte quelle legate alla crisi dei settori del vetro e dell’automotive. Da Verallia a Bormioli, per passare a Bitron e Continental, le congiunture internazionali sfavorevoli ai mercati stanno mettendo a rischio, come sottolineano i sindacati, un migliaio di posti di lavoro. A questo va aggiunta la terza data importante e più recente: il 26 ottobre 2024, quando un’altra alluvione ha messo in ginocchio in particolar modo la Valbormida, e, poche settimane prima, l’albenganese. Ad oggi non è ancora stato riconosciuto lo stato di calamità naturale dalla Regione Liguria.
Infine, passando dall’Industria al terziario, secondo i dati della Camera di Commercio Riviere di Liguria, i settori che nel 2024 hanno previsto più ingressi occupazionali sono stati i Servizi di alloggio e ristorazione e i servizi turistici (8.240 i lavoratori richiesti), seguono il Commercio al dettaglio, all’ingrosso e riparazione di autoveicoli e motocicli (3.330 unità), la voce Altri servizi (3.260 unità), le Costruzioni (2.040 unità) e Altre industrie (1.840).
Le professioni più richieste nella provincia di Savona nel 2024 sono state, come nell’anno precedente, gli esercenti ed addetti alla ristorazione (6.770 i lavoratori richiesti), gli addetti alle vendite (2.520), il personale non qualificato nei servizi di pulizia (2.080), gli operai specializzati addetti alle costruzioni e mantenimento di strutture edili (850), i conduttori di veicoli a motore e a trazione animale (770) e addetti alla segreteria e agli affari generali (740).
In totale, ad oggi, nella provincia di Savona sono presenti circa 32 mila aziende attive di cui 3450 società di capitali. Il fatturato complessivo ammonta a oltre 16 miliardi e 500 milioni di euro.
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