Lettera al direttore

Lettera

Il ritiro dell’Albenga è un monito per tutto l’ambiente: serve un ridimensionamento

di Franco Astengo

Generico febbraio 2025

E’ doloroso scriverlo, ma “tanto tuonò che piovve”: siamo arrivati al ritiro dal campionato di Serie D da parte dell’Albenga che esce di scena dopo un lunghissimo corollario di sconfitte anche subite con punteggi pesanti come l’ultimo 0-7 incassato dal Vado.

Gli ingauni abbandonando il campionato si portano appresso anche lo strascico di un peso di debiti di grande portata: si è scritto di 185.000 euro soltanto per il materiale sportivo.

Spiace anche rimarcare che si tratta di un esito quasi scontato, preparato fin dal vittorioso campionato di Eccellenza di due stagioni fa: primato conquistato con un uso di risorse eccessive per un campionato dilettantistico. Ma ormai campionati dilettantistici non ne esistono più: soprattutto per responsabilità di chi “acquista” squadre di calcio a tutti i livelli e pensa di farne un “affare” e di responsabilità di tutti gli “staff” con la Federazione che concede patentini a destra e a manca, ci si fa chiamare “mister” e si pensa che il calcio, a livello interregionale o regionale possa diventare una professione.

Siamo spesso accusati di coltivare nostalgie ma è il caso di ricordare ancora una volta che il Centro Tecnico Federale di Coverciano fu aperto nel 1959 dopo il disastro dell’eliminazione della Nazionale dalla fase finale dei Mondiali di Svezia ’58: cominciò da lì la storia dei corsi di preparazione per gli allenatori e la distribuzione di quelli che venivano definiti “patentini”. Esistevano due categorie: prima (che consentiva di allenare in Serie A e B) seconda (serie C e D che, in quella fase, erano state appena sistemate in una apposita “Lega semiprofessionisti”) oltre alla categoria dei direttori tecnici riservata agli allenatori stranieri e agli italiani che avessero superato un certo limite d’età. I primi tre savonesi a diplomarsi a Coverciano furono tre dilettanti che in seguito non avrebbero mai dismesso la loro professione originaria: Eliseo Colla professore dui educazione fisica al Liceo Classico Chiabrera, Felicino Pelizzari impiegato al Comune di Vado e Natale Zamboni impiegato al comune di Bergeggi.

Abbiamo insistito tanto sul tasto degli allenatori perchè appare quello paradigmatico di una situazione distorta: allenatori che girano di regione in regione per allenare in Serie D portandosi appresso preparatori dei portieri e preparatori atletici sono un sintomo della malattia che pervade questo mondo. La malattia del simil-professionismo che scende per li rami e coinvolge anche campionati che un tempo si giocavano con la squadra del Bar sotto casa o dei Bagni che si frequentavano d’estate.

Il caso Albenga è soltanto uno dei tanti: se osserviamo la composizione dei gironi nel torneo di IV Serie vedremo come siano tantissime le società reduci da fallimenti e come piazze molto importanti (pensiamo ad Alessandria) siano dovute ripartire dalle categorie inferiori.

Dalle nostre parti è già capitato anche alla stessa Albenga: adesso ci saranno i volentorosi che si rimboccheranno le maniche per ripartire dalla seconda categoria oppure – visti gli ottimi risultati del Pontelungo – proporre una fusione considerato che i gloriosi colori bianco-neri non dovrebbero sparire: sotto le Torri rimangono nella memoria tanti campionato di IV Serie conquistati con squadre composte esclusivamente da giocatori locali al massimo provenienti da Savona e qualche genovese (Albenga nello specifico disponeva del vantaggio di ospitare due caserme così ogni tanto da poter pescare qualche bravo soldato di leva che poi magari si fermava in città trovando lavoro come capitò al vigile urbano Celiberti).

Ma non è il caso dell’Albenga quello cui intendevamo esclusivamente riferirci: bensì il nostro intento era quello di lanciare un monito valido per tutto l’ambiente.

Attenzione a non vivere di scimmiottamenti che provocano insostenibili eccessi sul piano economico e alimentano tensioni tra presunte tifoserie che vivono anch’esse di non positivi processi imitatori.

E’ necessario un ridimensionamento complessivo: è fallito ta tempo il tentativo della Lega Calcio di espandere i livelli professionistici che si svolse negli anni’80 con l’istituzione di due Serie C e l’allargamento smisurato della Serie D diventata quinto gradino della scala gerarchica ( si arrivò al girone I con una Serie D a gironi regionali in Sicilia e in Sardegna).

Soprattutto vanno tenuti alla larga i faccendieri che pullulano in situazioni ambigue ed è necessario esorcizzare chi promette la “fabbrica delle illusioni”.

Sarebbe il caso di rifletterci non soltanto ad Albenga.

Franco Astengo

Più informazioni
leggi anche
Generico febbraio 2025
Ufficiale
Serie D, Game Over Albenga: non gioca contro NovaRomentin, ingauni esclusi dal campionato
albenga orgoglio ingauno
Il saluto
Serie D. Albenga escluso dal campionato, la lettera dei tifosi: “Ti hanno ferita ma non uccisa, la nostra storia continuerà”
annibale riva
Caos albenga
Serie D, l’Albenga non c’è più. L’ex presidente Tomatis: “Il club ha 185mila euro di debiti per materiale sportivo”
Generico febbraio 2025
Commento
L’US Albenga non c’è più: ma il disastro era annunciato da mesi, le istituzioni sportive dov’erano?

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.