25 anni dopo / porti

I porti di Savona-Vado dal 2000 a oggi: “Terminal Crociere e piattaforma Apm ci hanno fatto conoscere nel mondo”

Sull'accorpamento dell'Autorità Portuale con Genova: "Grande penalizzazione per noi, meno risorse". E sui terminalisti: "Qui molto coesi, sono loro a fare la storia degli scali"

Generico febbraio 2025

Savona/Vado Ligure. Terminal Costa Crociere e piattaforma Apm Terminal. Sono questi i due grandi cambiamenti a cui abbiamo assistito nei porti di Savona e Vado Ligure negli ultimi 25 anni, due tappe che hanno determinato il loro sviluppo e la loro crescita che continua ancora oggi.

Il Terminal Crociere è stato fondamentale per portare il nome di Savona in Europa e nel mondo: “Quando si cominciava a ragionare delle crociere sono andato a Miami dove c’è la più grossa manifestazione che raccoglie gli operatori di quel settore – racconta Rino Canavese, prima segretario generale poi presidente di Autorità Portuale di Savona (quando ancora era separata da Genova) dal ’96 al 2012, ora membro del comitato di gestione -, neanche gli operatori turistici sapevano dov’era Savona. Mi ricordo di un inglese che cercando su una rivista aveva trovato Savona nell’ambito di French Riviera, oggi le crociere sono una vetrina e hanno permesso di rompere un muro, la gente ci rideva dietro quando avevamo parlato di questa proposta”.

“La storia di quegli anni non fu facile – sottolinea Canavese -, ci siamo trovati contro tutti, non abbiamo avuto grandi aiuti per riuscire a fare le cose, solo dagli operatori che hanno iniziato a capire che era un vantaggio per tutti”.

Tra i punti forti di Savona-Vado anche la coesione tra i terminalisti: “A Genova fanno ricorsi in Consiglio di Stato, a Savona non ci sono 70mila organizzazioni di agenti marittimi e di spedizionieri, ce n’è una sola e questo dimostra che c’è una situazione di condivisione e coesione all’interno, una cosa avvenuta col tempo che è prevalso il buon senso. Non sono in competizione tra loro. Sono gli operatori a fare la storia di questi porti”.

I NUMERI

Tra i più importanti scali nazionali e internazionali, ogni anno (eccetto il periodo della pandemia) i due scali registrano numeri in crescita.

Il 2022 è stato l’anno record per il traffico merci nei porti savonesi (con un aumento di oltre 2 tonnellate rispetto all’anno precedente) dopo il calo fisiologico dovuto alle restrizioni per il Covid. E’ stato anche l’anno del boom dei passeggeri sui traghetti.

La crescita complessiva è continuata anche nel 2024, seppur in misura ridotta rispetto agli anni passati. Il calo di alcune tipologie di merci è compensata da un vero boom del cemento materiali da costruzione e minerali (+108% rispetto al 2023) e la crescita di cereali e farine (+27%) oltre che acciai (+29%). Calano, invece, forestali e ortofrutta, oli vegetali e altre rinfuse solide.

LO SVILUPPO INIZIATO NEGLI ANNI 2000

Lo sviluppo è iniziato tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000: “Con la riforma del ’96 – spiega Canavese – si è cominciato a ragionare in termini di piano regolatore e nuove attività. Una delle prime iniziative è stata la formalizzazione della richiesta di Costa di avere un terminal a Savona in un’area del porto che non aveva più le caratteristiche tecnico nautiche di essere utilizzate per scaricare la cellulosa. E’ iniziata ad arrivare dal Canada con navi molto più grosse e abbiamo dovuto spostarle. Abbiamo valutato la possibilità di un cantiere per grandi yacht o continuare con le crociere, arrivate nel ’96 per caso”.

L’iter per l’approvazione del piano regolatore è iniziato nel 2001 e si è concluso nel 2005. In quell’ambito è nata l’idea della piattaforma a Vado: “Ci eravamo posti la domanda di capire se stava sul mercato e allora abbiamo deciso, unico caso in Italia – evidenzia con orgoglio Canavese – di indire un bando europeo di project financing. Il piano regolatore prevedeva quella struttura, allora abbiamo cerchiamo un soggetto privato che avesse la capacità di presentare un progetto, realizzarlo e poi la gestirlo. Oggi è diventato l’unico scalo in Italia insieme a Gioia Tauro a poter ricevere le grosse navi”.

Nel 2008 sono iniziati i lavori per la nuova infrastruttura lasciando possibile lo scalo del carbone per la centrale Tirreno Power, ancora attiva, che chiedeva un milione e mezzo di tonnellate all’anno.

La piattaforma, a ruota, ha portato alla nascita di nuove attività retroportuali: “Nuove attività – evidenzia Canavese – creano lavoro per le famiglie che vivono in un territorio, senza i posti di lavoro l’economia di un territorio non fa molta strada. La piattaforma ha fatto da volano per altre attività, nei vecchi silos del carbone ora è nato uno dei più grandi centri del caffè verde”. Lo sviluppo del porto vadese ha permesso di riassorbire i 600 lavoratori rimasti senza lavoro con la chiusura della centrale e tornare ai livelli occupazionali del 2011.

“Il porto di Savona rimane l’unico porto in Liguria a gestire i generi alimentari. E’ ancora ancora alle iniziative intraprese alla fine degli anni ’90 del secolo scorso. Due terminalisti, Monfer e Colacem, gestiscono il vecchio silos, in parte adibito agli alimenti, e in parte al cemento. Il terminal Alti Fondali ha preso il posto delle vecchie funivie, con attività gestite da Campostano nella cellulosa e nel multipurpose. Il porto ha anche traffici di auto e semirimorchi con il gruppo Grimaldi, uno dei principali operatori europei.

Per lo scalo di Savona è previsto un ampliamento degli spazi nel prossimo piano regolatore, per Vado solo alcune migliorie a quanto già esistente: “Non ci sono più spazi disponibili, facendo un rapporto tra volumi trattati e superfici utilizzate, qui in un metro quadrato facciamo 6 volte quello che viene fatto a Genova. Questo dà idea della professionalità e del grande lavoro fatto dalla compagnia portuale grazie alla flessibilità e all’utilizzo ottimale delle aree”.

La volontà per il futuro prossimo è quella di sfruttare maggiormente il trasporto su ferro: “Metteremo su treno anche parte del carbone che venire trasportato con la funivia altrimenti uccidiamo questa città. Si può fare tranquillamente senza sbilanciare i costi, facendo guadagnare a qualcuno un po’ meno, ma a beneficio della città”.

L’ACCORPAMENTO CON GENOVA

“Oggi siamo davanti a una situazione non facile – dice Canavese – perché la riforma del 2016 con l’accorpamento a Genova è stata una grande penalizzazione per Savona. Lo è ancora oggi anche in termini di difficoltà delle decisioni. Savona ha una amministrazione molto attenta e snella volta a dare risposte, Genova non ha questa caratteristica, è un’amministrazione più grande con una burocrazia spinta all’eccesso e questo rallenta molti processi”. Per Canavese tasto dolente anche la distribuzione delle risorse: “Genova ha un piano di investimenti di oltre 3 miliardi, qui non si arriva a 100 milioni, ma noi contribuiamo per un quarto sia in termini di volume di traffico sia di canone demaniale versato all’Autorità”.

“Nei periodi di crisi industriale diminuisce l’importazione e l’esportazione, ma la mia preoccupazione oggi è riuscire ad andare avanti con le opere che ci siamo programmati in una situazione in cui il mondo genovese non ci sta creando situazioni di tranquillità, ci troviamo a dover combattere per avere cose nostre. Prima dell’unione Savona aveva molte più risorse, più velocità di decisione e realizzazione. Quando abbiamo fatto la piattaforma grazie all’implementazione di migliorie siamo riusciti a ridurre la spesa per il settore pubblico di oltre 50 milioni rispetto a quanto stimato inizialmente”.

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