Ritrovamento

Zifio trovato spiaggiato ad Andora: si attende l’esito della necroscopia per scoprire le cause del decesso

Osservatorio Savonese Animalista: “Malgrado si trovasse nel santuario dei cetacei, dubitiamo che sia morto di morte naturale”

Generico dicembre 2024
Lo zifio ritrovato a Ceriale nel 2009

Andora. Un grande zifio è stato ritrovato morto ieri sera (20 dicembre) sulla spiaggia di Andora. E ora si attende l’esito della necroscopia da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale e del Centro di Referenza Mammiferi Marini di Genova, che lo hanno recuperato, per scoprire le cause del decesso.

Lo zifio è un mammifero che raggiunge i sei metri e le tre tonnellate, è presente nel mar Ligure ma è schivo e vive in zone circoscritte come i canyon sottomarini; rimane in superficie pochi minuti ed è capace di apnee lunghe (circa un’ora) e profonde (a più di 1000 m), per cui è relativamente raro incontrarlo in superficie; è sensibile all’inquinamento acustico ed ai sonar, che si pensa possano causare la morte di interi branchi; si nutre di cefalopodi di profondità.

L’ultimo ritrovamento di un esemplare spiaggiato risale al 2009 a Ceriale.

Malgrado si trovasse nel santuario dei cetacei, l’Osservatorio Savonese Animalista (OSA) “dubita che sia morto di morte naturale, anche se appare anziano. Questa cosiddetta area marina protetta dei mammiferi marini in effetti protetta non lo è”.

OSA ricorda infatti che “Pelagos, istituito con la legge 391 dell’11 ottobre 2001, non prevede alcuna tutela per la fauna marina e rimane purtroppo, non essendo in seguito stata varata alcuna noma di tutela, soltanto una sterile dichiarazione di principio”. 

Ecco invece cosa bisognerebbe fare, e subito, per proteggere davvero i cetacei ed i pesci che tentano di vivere nel Santuario dei cetacei secondo Osa: “Costituire nuove e vaste aree marine protette dove ogni attività di pesca ed inquinante sia bandita: quelle esistenti sono francobolli (Portofino, Bergeggi, Gallinara); utilizzare i soldi destinati dall’Unione Europea al settore della pesca anche per la ricerca ed il recupero delle migliaia di chilometri di reti da pesca perdute o abbandonate sul fondo del mare, finanziare la riconversione di quelle di plastica in materiali biodegradabili”.

Proibire l’uso delle “ferrettare”, reti derivanti lunghe fino a 2,5 chilometri, vere trappole per cetacei e pesci pelagici e vietare la pesca sportiva con attrezzi professionali, come nasse e parangali, e ridurre il pescato giornaliero permesso da cinque ad un chilo; favorire e finanziare le imprese e le iniziative che organizzano l’osservazione corretta dei cetacei, lo snorkeling, le esplorazioni subacquee ed i percorsi turistici marini; deviare il traffico marittimo dai tratti di mare in cui la ricerca ha provato essere frequentati dai cetacei; favorire la riduzione del rumore emesso dai motori delle navi”. 

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