Commento

Piaggio Aerospace, Prc: “L’accordo con la Baycar è da rigettare”

"Fanno benissimo i sindacati a restare molto cauti sull'operazione"

protesta piaggio regione

Liguria. “L’accordo con la Baycar è da rigettare”. Così il Prc commenta l’acquisizione della Piaggio Aerospace da parte del gruppo turco.

“Stiamo parlando di una azienda strategica a livello nazionale, con 750 lavoratori nelle due sedi di Genova e Villanova d’Albenga, attualmente commissariata, ma con commesse che ne garantiscono la produzione nel breve-medio periodo”.

“A quanto risulta, Regione, EELL e sindacati non hanno potuto vedere il piano industriale (se c’è) avanzato dalla Baycar; questo è fonte di enormi preoccupazioni: di acquisizioni utilizzate per appropriarsi di ordinativi, brevetti, competenze ecc., son piene le fosse (per restare a Genova, prendiamo per esempio la cessione dell’ex Ansaldo Grandi Motori alla Wartsila). Fanno benissimo i sindacati a restare molto cauti sull’operazione” aggiunge ancora il Prc ligure.

“Dopo questa acquisizione, si parla già di “colosso della fabbricazione dei droni”, ovviamente ad uso militare, ovviamente in mano turca, ovviamente la Baycar è di proprietà del genero di Erdogan. Conoscendo la politica “regionale” di Erdogan (occupazione e bombardamenti del Kurdistan e della Siria, carcerazione degli oppositori, per fare degli esempi), qualche dubbio etico pensiamo sia legittimo. E non crediamo possa bastare la richiesta di un eventuale “potenziamento della Golden Power” statale per sopirlo”.

“Sino a una decina di anni fa si parlava di riconversione dell’industria bellica. Farlo ora, in piena militarizzazione e guerra mondiale a tappe, con generali (e politici) che parlano apertamente della necessità di avere una “cultura di guerra”, equivale, per molti, a bestemmiare.
Anche in questo contesto, restiamo fuori dal coro: l’accordo con la Baycar è da rigettare”.

“Uno Stato come l’Italia ha tutti i mezzi e le risorse per garantire l’occupazione a parità di salario dei lavoratori della Piaggio, della Leonardo, della Technisub, della GKN e di tutte le aziende in crisi, e lo può fare rifiutando le logiche militari. Storniamo il 2% del PIL destinato alle spese militari, per garantire occupazione e manutenzione sociale e ambientale” conclude il Prc.

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