Savona. Sono nove, in provincia di Savona, gli stabilimenti classificati come “a rischio di incidente rilevante” come il deposito di Eni a Calenzano, teatro ieri dell’esplosione che ha causato 5 morti e decine di feriti. Di questi, tre si trovano in Valbormida, quattro (almeno per ora) nell’area che va da Savona a Bergeggi e due nel ponente della provincia; tre sono industrie chimiche, gli altri 6 sono impianti di stoccaggio.
Si tratta degli impianti industriali soggetti alla cosiddetta “Direttiva Seveso“, nata dopo l’omonimo disastro del 1976 che vide una nube di diossina fuoriuscire da uno stabilimento dell’azienda svizzera ICMESA. Le aziende inserite nell’Inventario Seveso devono sottostare a tutta una serie di obblighi in materia di prevenzione, gestione e contenimento del rischio, come la redazione di un rapporto di sicurezza e di piani di emergenza interni ed esterni.
Piccola precisazione: a definire l’inserimento o meno di uno stabilimento in questo elenco è soltanto la possibile presenza – quindi sia “reale” che “prevista” – di determinate sostanze pericolose, non lo svolgimento di determinate attività industriali che ne possono prevedere l’uso.
Tre impianti industriali rientrano nella cosiddetta “soglia inferiore” (sono cioè presenti quantità inferiori di sostanze pericolose): si tratta di Ferrania Chemicals di Cairo Montenotte (dove vengono fabbricate sostanze chimiche), della Badano Gas di Giustenice e della Liguria Gas di Dego (entrambi depositi di Gpl).
Gli altri 6 impianti rientrano invece nella “soglia superiore“, quella in cui la quantità di sostanze pericolose (ad esempio per la loro tossicità o per il rischio di esplosione) supera, almeno in qualche parametro, i valori stabiliti da una apposita tabella. Nell’elenco compaiono, per completare la Valbormida e il ponente, la Zincol Ossidi di Cairo (che dal 1982 produce, come rivela già il nome, ossido di zinco per numerosi settori industriali) e la Liquigas di Albenga (un altro deposito di Gpl).
Le restanti 4 aziende si trovano tutte nell’area del capoluogo. Nel porto di Vado Ligure ci sono la Sarpom, che gestisce un campo boe per petroliere nella rada, e la Alkion, che si occupa invece di movimentare i prodotti petroliferi (come benzina, gasolio o nafta). A Savona ci sono i depositi della IP in via Stalingrado, mentre a Vado sorge la Infineum, impianto chimico che produce una vasta gamma di additivi destinati all’utilizzo nell’industria petrolifera per la formulazione di lubrificanti.
A questi impianti potrebbero aggiungersene altri due. Il primo è quelli dei nuovi depositi di Gnl (gas naturale liquefatto) previsti a Bergeggi: sebbene ancora non esistano (il Ministero ha chiesto la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale), già oggi compaiono nell’inventario Seveso, classificati nella soglia superiore. Il secondo è, naturalmente, il rigassificatore: l’impianto di Snam compare nell’elenco, e se, a dispetto di tutte le smentite degli ultimi mesi e delle osservazioni di enti e associazioni, dovesse davvero essere trasferito da Piombino a Savona, diventerebbe l’undicesimo impianto classificato come “a rischio di incidente rilevante” nella nostra provincia.