Val Bormida. “La Val Bormida chiede a gran voce alla nuova amministrazione regionale di occuparsi del futuro di un comprensorio che, fino agli anni ’80, era il cuore industriale della provincia di Savona. Sospeso tra abbandono e voglia di rinascita, questo territorio ha ben chiare quali sono le opportunità di sviluppo, che possono concretizzarsi solo se la Regione se ne occuperà con impegno e lungimiranza”.
Lo dichiara Jan Casella, candidato consigliere con Alleanza Verdi Sinistra alle Elezioni Regionali 2024 e autore di una lettera aperta indirizzata ai cittadini della Val Bormida.
“Prima di tutto, gli abitanti necessitano di servizi essenziali, misura-chiave per bloccare l’emigrazione. In cima alle necessità c’è il potenziamento dell’ospedale San Giuseppe di Cairo Montenotte. Fino a una dozzina di anni fa, era attivo un Pronto Soccorso. Adesso è rimasto un Punto di Primo Intervento dalle 8 alle 20, al quale si può accedere solo in auto-presentazione, con mezzi propri, che ha effettuato quasi seimila accessi nell’ultimo anno”, ha affermato Casella.
“I cittadini della Val Bormida non chiedono la luna. Sarebbe sufficiente un PPI operativo 24 ore al giorno, con personale specializzato per l’emergenza, in grado di stabilizzare il paziente prima del trasferimento in strutture più attrezzate, e con strumentazioni adeguate per la diagnostica, oltre alla riapertura del laboratorio analisi, chiuso recentemente”, ha proseguito.
“C’è poi la necessità di una medicina territoriale più diffusa, ad esempio con l’estensione della guardia medica ai comuni sprovvisti. A Cairo è fondamentale mantenere in vita e funzionante l’ospedale di comunità, per il ricovero dei pazienti che possono rimanere in valle”.
Dalla sanità all’industria: “In Val Bormida è ben presente la cultura industriale e tante sono le fabbriche ancora attive, con eccellenze a livello nazionale e internazionale. Quest’area convive col ricordo di un passato laborioso, ma ricco di veleni, e la speranza di rivedere occupate le aree abbandonate, con l’arrivo di aziende a zero impatto ambientale. Se si vorrà crescita economica, sarà possibile solo senza infierire sull’ambiente locale, che ha già pagato un prezzo altissimo”.
Una sfida difficile ma, secondo Casella, “l’unica percorribile per un distretto indebolito da spopolamento e bassi tassi di occupazione. Senza opportunità di lavoro, le vecchie fabbriche diventeranno scenari di film apocalittici e i valbormidesi continueranno ad andarsene”.
“Bisogna diminuire al minimo gli effetti nocivi delle aziende esistenti, ricordando che, nel 2021, il Comune di Cairo definì la città una ‘piccola Taranto’. Lo stop alle emissioni passa anche attraverso lo stop all’ipotesi di realizzare un termovalorizzatore in Val Bormida. Il passato industriale pesa ancora su molti valbormidesi. Ci sono tanti casi, ma quello più emblematico ci è sembrato Altare, un borgo curato e con architetture liberty , sul quale pesa l’ombra dell’ex stabilimento vetrario Savam, situato all’ingresso principale del paese”.
“Chiuso da oltre 30 anni e terminata l’epoca d’oro, in cui ha dato lavoro a migliaia di persone, adesso è un enorme rudere decadente, che non può essere abbandonato al deterioramento del tempo, ma che andrebbe valorizzato La storia del vetro ad Altare ha inizio quasi mille anni fa. La Sav (Società Artistico Vetraria) fu fondata la notte di Natale del 1856 dalle famiglie dei vetrai altaresi unite. La Sav è la prima cooperativa operaia italiana storicamente accertata”, ha aggiunto ancora il candidato consigliere.
“Il paese deve essere liberato dal rischio di isolamento in tempi rapidi, perché due anni di chiusura della strada principale hanno messo in ginocchio le attività commerciali e costretto gli abitanti a percorsi tortuosi per accedere ai servizi fondamentali. Se si vuole salvare una parte della fabbrica come archeologia industriale, la Regione investa la somma necessaria per trasformare l’area dismessa in un polmone verde con manufatti unici al mondo. Altrimenti il disastro è dietro l’angolo. Se l’ex Savam avesse una rilevanza pubblica potrebbe essere riqualificata e trasformata in una scuola dove continuare a tramandare la tradizione vetraria alle nuove generazioni, sviluppando tecnologie e professioni collegate, combinando la conoscenza del vetro con una prospettiva sostenibile”.
Spazio anche per scuola e asili: “In val Bormida, molti comuni sono in posizione decentrata e altri hanno caratteristiche rurali, con attività tipiche come agricoltura e allevamenti. Un piano per la creazione di asili intercomunali (nido e materna), soprattutto dove ci sono già gli spazi e i bambini, sarebbe un enorme aiuto a chi ha scelto di mettere su famiglia in questi paesi. Un servizio che può fare la differenza tra rimanere o andare”.
“Un’attenzione speciale va rivolta alle strutture protette per anziani, che ancora resistono nelle valli. Ci sembra intelligente l’idea di svolgere le visite mediche nelle residenze assistite e non negli ospedali a valle, risparmiando così ore di viaggio, su strade tortuose, agli ospiti. Ci sembra un segno di rispetto verso chi ha portato sulle spalle il peso dell’industrializzazione, della vita rurale e di tante altre attività usuranti, per consegnare ai nipoti questa terra: ancora abitata, ancora viva”, ha concluso Jan Casella.