Imperia. E’ di tre arresti in via cautelare e un divieto di dimora nelle province di Imperia e di Savona il bilancio della complessa attività di indagine della Squadra Mobile della Questura di Imperia dal profilo transnazionale, condotta sotto la guida della Procura della Repubblica di Imperia. Come riportato da Riviera24, dopo la segnalazione all’autorità giudiziaria di venti persone, segnalate a vario titolo per concorso nell’attività di spaccio, si è messa la parola fine al traffico di cocaina, di hashish, di marijuana e di MDMA, provenienti dai Paesi Bassi.
A conclusione di scambi info-investigativi coordinati dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, in collaborazione con i collaterali organismi esteri, lo scorso 18 settembre un ventisettenne cittadino egiziano è stato tratto in arresto, ad Amsterdam, dalla Polizia olandese, a seguito dell’emissione di Mandato d’Arresto Europeo, che ha altresì raggiunto un cittadino italiano trentaseienne, pure tratto in arresto ivi, dove il medesimo, prima residente ad Imperia, si era da tempo trasferito.
Il cittadino di origini egiziane (capo del sodalizio che, per tre anni, dall’Olanda ha inviato stupefacenti di varia natura in Italia, per mezzo di comuni plichi recapitati al domicilio di diversi ragazzi dell’Imperiese a mezzo di corrieri SDA e Poste Italiane) si era sottratto al regime di semilibertà cui era sottoposto presso la casa circondariale di Imperia allontanandosi dall’Italia nell’ottobre del 2019 e rendendosi di fatto latitante. L’attività investigativa della Squadra Mobile aveva consentito di rintracciarlo ad Amsterdam e di appurare che, da quel luogo, con l’ausilio di alcuni sodali pure ivi stanziati e di altri minori collaboratori residenti nell’imperiese, aveva continuato l’attività di spaccio, per la quale, in Italia, era stato più volte segnalato all’autorità giudiziaria ed aveva riportato diverse condanne.
I sodali del cittadino egiziano, stanziati ad Amsterdam, il citato cittadino italiano ed un ventottenne di origini albanesi, il quale si era da tempo trasferito ad Amsterdam dalla città di Imperia, sono stati rispettivamente raggiunti dalle misure cautelari personali degli arresti domiciliari e del divieto di dimora in provincia di Imperia e in provincia di Savona.
L’attività investigativa ha consentito di ricostruire il modo di operare degli spacciatori, il cui numero complessivo è risultato essere pari a venti: il capo del gruppo operava ad Amsterdam insieme con altri due sodali e qui gli stessi adoperavano diverse Postepay (alcune delle quali intestate a prestanome) per ricevere, dall’Italia, il corrispettivo dello stupefacente recapitato a mezzo plichi consegnati a domicilio dai corrieri, alcuni dei quali tracciati da apparato GPS. Di rado, uno dei sodali, il sopra indicato ventottenne di origini albanesi, si occupava personalmente del recupero del credito in Italia e della riconsegna dello stesso in Olanda. I plichi recapitati in Italia non sempre venivano rivenduti al dettaglio dai destinatari degli stessi; alcuni di essi, infatti, venivano dai formali destinatari consegnati a terze persone che, quindi, li immettevano nel mercato al dettaglio.
Tra i segnalati, sono diciassette le persone individuate quali formali destinatarie dei pacchi provenienti dall’Olanda, mentre gli invii di denaro verso i sodali olandesi sono stati effettuati a vario titolo da circa cinquanta persone. Lo stupefacente contenuto nei plichi veniva, poi, rivenduto nella piazza imperiese ed in quella savonese di Albenga. Cinque persone, nel corso dell’attività di indagine, a riscontro di quanto ricostruito, erano già state tratte in arresto dalla Squadra Mobile di Imperia, alcune delle quali per essere state colte in flagranza di reato all’atto della ricezione dei plichi di stupefacente e sono state, poi, tutte rinviate a giudizio.
Nel periodo analizzato, pari a circa tre anni, centinaia i pacchi di stupefacente giunti in Italia, a seguito di ordine sulla piattaforma Messenger di Facebook e sull’App di messaggistica Telegram, ove, a mo’ di shopping online, i prodotti venivano pubblicizzati, per la successiva rivendita in Italia, in Germania, in Spagna, in Francia, in Belgio, in Svizzera ed in Gran Bretagna. L’analisi dei movimenti finanziari, sicuramente parziale, ha consentito di ricostruire un giro di affari, pari ad oltre 100.000 euro, nell’arco temporale di tre anni.