Liguria. “Tornare in politica? Come si dice a Genova, abbiamo già dato. Mi sembra che alla politica io abbia pagato un tributo piuttosto alto. Abbiamo dato il meglio col ponte Morandi, abbiamo fatto il possibile col Covid, abbiamo portato infrastrutture che non si facevano da decenni e oggi non vedo statue equestri a Giovanni Toti, anzi, me ne vado un pochino amareggiato da una pur lievissima condanna dopo un’estate in cui sono stato descritto come una sorta di Al Capone“.
Genova24 ha provato a contattarlo in giornata per un’intervista, ma gli ultimi sassolini dalle scarpe Giovanni Toti se li è tolti da Bruno Vespa, poche ore dopo la richiesta di patteggiamento per corruzione impropria e finanziamento illecito che – se accolta dal giudice – escluderà il processo e metterà fine alla sua vicenda giudiziaria, eccetto il filone del voto di scambio per cui resta indagato. Una vicenda che “francamente questa regione pagherà – è la sua profezia – perché è chiaro che la pubblicità non è stata certo positiva per tutti gli investitori che stavano arrivando”.
Ma perché ha patteggiato se fino a poche settimane fa si professava innocente e intenzionato a chiarire tutto durante il processo? “La Procura della Repubblica ci ha fatto un’offerta che era quasi irrifiutabile. Hanno riconosciuto quasi tutto quello che noi avevamo sostenuto in questi mesi: da un lato che tutti gli atti erano legittimi, dall’altro che i soldi del comitato non sono andati in tasca mia ma sono stati utilizzati per la politica e quindi nessuno ha avuto un vantaggio. Abbiamo trovato un accordo su una tipologia di reato, la corruzione indiretta, che è sfuggente e difficile da provare per loro, ma da cui è difficile anche per noi difenderci”.
“Quello che ci ha fatto propendere per accettare una cosa che non avremmo mai voluto accettare è che la montagna ha partorito un topolino un poco gracile – ha proseguito l’ex governatore mettendo nel mirino la Procura -. Sono convinto che il mio arresto dipenda da molte cose che riguardano un modello Liguria, un modo di fare politica che ritengo francamente sarebbe utile al Paese e che altri non ritengono tale. Ma che avrebbe provocato la caduta della Regione Liguria è stato scritto”.
Toti si riferisce alla “correlazione tra la carica e la possibilità di reiterazione di un reato che, come vediamo oggi con questo accordo, era un reato che francamente, anche a detta dei procuratori, era molto minore rispetto alla narrazione di quest’estate, quando la Liguria sembrava la sentina di tutti i mali. Oggi almeno, con questo piccolo sacrifici, hanno riconosciuto che la politica ligure non ha aiutato nessuno, non ha fatto atti illegittimi e non si è finanziata in modo illegale“.
L’ex presidente dovrà scontare una condanna a due anni e un mese che saranno convertiti in 1.500 ore di lavori socialmente utili. “Andrò da qualche parte dove posso essere utile, non è questo il problema. Mi avessero detto di farne 3mila ed evitare tutto quello che ho visto scritto sul mio conto e su quello dei miei collaboratori e tutto il male che abbiamo fatto a una politica che l’ha fatta crescere e diventare così importante, ne avrei fatto 30mila di ore“.
Per ora Toti si tiene il suo nuovo lavoro da editorialista per Il Giornale. “Poi, mai dire mai: il tempo guarisce le ferite e cura tante delusioni“. Ma il bilancio personale è deludente: “Per nove anni abbiamo dimostrato che la nostra amministrazione ha saputo prendere una regione un po’ grigia e trasformarla in una regione molto brillante”. Eppure “non vedo statue equestri”.