Quota 3mila

Savona, oltre 3mila firme di residenti per riaprire corso Italia: “Ora il sindaco indica un referendum”

I consiglieri di opposizione: "La giunta ha un obbligo morale, oltre che politico, di non far finta di niente"

Al via la raccolta firme per riaprire al traffico corso Italia a Savona

Savona. Superate le 3mila firme di residenti (oltre a centinaia di non residenti) per chiedere la riapertura di corso Italia a Savona, ora i promotori dell’iniziativa chiedono al sindaco di indire un referendum consultivo come previsto dall’articolo 30 dello Statuto comunale: “La popolazione del comune – si legge -, su iniziativa dell’amministrazione, può essere chiamata ad esprimere il proprio orientamento su questioni relative a materie di competenza comunale, tramite referendum consultivo riguardante la proposta di adozione di un determinato atto di competenza del consiglio comunale o la proposta di abrogazione di un atto adottato dal consiglio comunale. Il referendum è deliberato dal consiglio”.

“Dopo la giornata campale per il traffico di questo lunedì, è con grande soddisfazione comunicare alla città che sono state raggiunte le 3 mila firme (senza considerare le diverse centinaia di non residenti firmatari) un risultato che solo 15 giorni fa sembrava impensabile – commentano i consiglieri di opposizione e promotori dell’iniziativa, Fabio Orsi, Manuel Meles, Maurizio Scaramuzza e Daniela Giaccardi -. Ancora più significativo è che dopo le proposte ipotizzate nei giorni scorsi per risolvere il ‘problema del traffico in piazza Mameli’ ci sia stata una poderosa ripresa delle firme che, fisiologicamente, avevano subito un piccolo rallentamento dopo il boom iniziale. Molti ai banchetti ci hanno detto che se avevano ancora qualche dubbio, dopo aver visto quale sia l’alternativa proposta, firmano convintamente. Adesso siamo ad un bivio. La via maestra, visto il risultato e la raccolta che va avanti, è quella di chiedere al comune di indire un referendum in base allo Statuto“.

“Chiediamo quindi che la giunta proponga al consiglio comunale di indire un referendum, come il nostro Statuto prevede – proseguono – affinché la città si esprima su questo tema che è di interesse primario per i savonesi come gli oltre 150 moduli di firme raccolte testimoniano. Crediamo che il Comune abbia un obbligo morale oltre che politico di non fare finta di nulla. Se la Giunta pensa di avere dalla sua parte la città e di essere dalla parte giusta, come si legge in certe dichiarazioni di amministratori e sostenitori, non avrà certo paura di chiedere alla sua maggioranza di votare perché si effettui il referendum ed ai cittadini cosa effettivamente vogliano. Mai in un arco così ridotto di tempo tanti savonesi avevano preso una posizione così risoluta nel chiedere di essere ascoltati e, nel caso specifico, di riaprire ‘il tratto incriminato’. La giunta che si dice per la condivisione e la partecipazione non può fare finta di niente”.

“Secondo noi stanno governando su questo tema contro la città. Se pensano il contrario, che siano i savonesi a decidere. In caso contrario vorrà dire che alla loro presunzione si aggiungerà il mncato rispetto del giudizio delle persone. Non indire il referendum arrivati a questo punto sarebbe assumersi una responsabilità unica, una macchia indelebile sull’operato di questo quinquennio che tutti i savonesi ricorderanno. Noi comunque andiamo avanti e se non avremo risposte non ci arrenderemo e procederemo con ulteriori iniziative in consiglio e per le strade, ma con la forza di 3/4 mila savonesi alle spalle”.

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