Il punto

Mareggiate nel Ponente, spavento ma nessun grave danno al nido di caretta caretta di Alassio

Nei prossimi giorni, quando il mare lo permetterà, saranno svolti sopralluoghi anche a Pietra e Finale

Liguria. A seguito delle mareggiate che hanno colpito le spiagge del Ponente ligure, il Gruppo Ligure Tartarughe marine (Acquario di Genova, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure (Arpal) – settori Centro del Mare e Biodiversità, Università di Genova – Distav e Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) ha effettuato un sopralluogo per verificare la situazione dei nidi di Alassio, Pietra L. e Finale L.

Dal monitoraggio tramite le fotocamere predisposte e dal sopralluogo si è evidenziata una riduzione dello strato di sabbia soprastante i nidi, necessario per la protezione delle uova, portato via dalle mareggiate. Gli esperti opereranno per ripristinare la sabbia appena il miglioramento delle condizioni marine lo consentirà.

Presso il nido di Alassio, giunto al 68esimo giorno dalla deposizione, il GLIT, affiancato dall’Ass. Delfini del Ponente, ha trovato alcune uova sulla spiaggia che sono state recuperate e sistemate sotto uno strato di sabbia idoneo a favorire il prosieguo dello sviluppo.

È stato ispezionato il nido e, senza scavare eccessivamente, è stata individuata una decina di uova integre ad eccezione di due rotte i cui embrioni senza vita presentavano uno sviluppo non ancora completo.

Non è stato ancora possibile ispezionare i nidi di Pietra L. e Finale L. in quanto la condizione del mare non lo rende ancora possibile.

A Pietra L. il GLIT con il supporto dell’Ass. Menkab ha recuperato alcune uova emerse che sono state sistemate sotto un adeguato strato di sabbia.

“Un ringraziamento meritano anche i gestori degli stabilimenti balneari in cui le tartarughe hanno nidificato che si sono impegnati a fianco degli esperti per gestire al meglio la difficile situazione”.

“Le mareggiate sono eventi naturali. Ai fini scientifici, anche fenomeni estremi permettono comunque di raccogliere dati per studiare al meglio questo nuovo fenomeno e per valutare le future strategie di conservazione della specie. Da qui la scelta di non intralciare il naturale corso degli eventi, trasferendo le uova in altri siti o in condizioni controllate”.

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