Caso chiuso?

Bolkestein, arriva l’accordo Governo-Unione Europea: concessioni prorogate fino al 2027

Approvato il decreto in Consiglio dei ministri: sì agli indennizzi, canoni aumentati del 110%. Adesso la palla passa ai Comuni. Sib e Fiba insoddisfatti: "Le aspettative erano altre"

Liguria. Dopo una estate di timori e proteste, come lo “sciopero degli ombrelloni” dello scorso 9 agosto, arriva una parziale boccata d’ossigeno per i balneari. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato ieri il decreto che contiene la proroga delle attuali concessioni fino a settembre 2027 (con ulteriore proroga a marzo 2028 in caso di contenziosi o difficoltà oggettive) con l’obbligo di avviare le gare entro giugno 2027. E chi dovesse subentrare pagherà un indennizzo ai concessionari uscenti.

Dovrebbe chiudersi così – almeno in teoria – la storia infinita legata alla direttiva Bolkestein, con una procedura d’infrazione aperta dall’Unione europea nei confronti dell’Italia, le imprese nel caos e i Comuni in ordine sparso per il timore di subire conseguenze giudiziarie. Ad annunciarlo è stato il governo stesso: “La collaborazione tra Roma e Bruxelles ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari, permettendo di concludere un’annosa e complessa questione di particolare rilievo per la nostra nazione”.

Le nuove concessioni potranno durare da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati. È prevista l’assunzione di lavoratori impiegati nella precedente concessione, che ricevevano da tale attività la prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare. Sì all’indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario subentrante e pari al valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e all’equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni, secondo cifre stabilite con apposite perizie. D’altra parte viene stabilito anche un aumento dei canoni demaniali pari al 110%.

Tra i criteri di valutazione delle offerte, sarà considerato anche l’essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare. Ma anche l’offerta economica rispetto all’importo minimo, la qualità del servizio e dei manufatti, gli obiettivi di politica sociale, sicurezza dei lavoratori e protezione dell’ambiente, l’impegno ad assumere personale under 36 e il numero dei lavoratori impiegati.

Resta da capire se ora le altre amministrazioni comunali si atterranno alla proroga decisa dal governo o procederanno comunque con le gare entro il 2024. Nonostante l’accordo con l’Ue, infatti, il Consiglio di Stato e la Corte di giustizia europea avevano imposto la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023. E per questo molti Comuni (il primo è stato Borghetto Santo Spirito) erano già al lavoro per predisporre gli atti di indirizzo amministrativo necessari alle procedure di evidenza pubblica (spesso seguendo un po’ le linee guida proposte dal Comune di Genova, che ha fatto da apripista in questa vicenda: concessioni di 4 anni, indennizzi per gli uscenti). Il rischio, insomma, è sempre quello di aprire nuovi contenziosi davanti ai tribunali amministrativi.

Nonostante la proroga i sindacati dei balneari, Sib e Fiba, si dicono insoddisfatti: “Il provvedimento legislativo adottato dal Consiglio dei ministri sulle concessioni demaniali marittime vigenti non ci soddisfa perché prevede la messa a gara delle aziende – affermano in una nota congiunta Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio e Maurizio Rustignoli, presidente di FIBA/Confesercenti. – Le aspettative generate dalle dichiarazioni degli esponenti dell’attuale Governo erano altre. Riuniremo gli organismi dirigenti delle nostre Organizzazioni per una valutazione del provvedimento legislativo e per decidere le conseguenti iniziative sindacali”.

“Registriamo, con profondo rammarico – proseguono – che il provvedimento non ha visto il coinvolgimento, non solo della categoria, ma, anche e principalmente degli Enti concedenti, (Regioni e Comuni), che esercitano, da decenni, le funzioni amministrative in materia. Riteniamo che sia interesse di tutti, non solo degli imprenditori balneari, una riforma organica della materia che salvaguardi le aziende turistiche attualmente operanti, frutto dell’attività e dei sacrifici di migliaia di famiglie di ‘onesti lavoratori’ che hanno costruito un modello di balneazione attrezzata efficiente, di qualità e di successo che il mondo ci invidia. Riteniamo, poi, sia interesse di tutti che questa questione non sia oggetto di strumentalizzazioni politiche ma, piuttosto, di un serio e obiettivo dibattito pubblico”.

“È certo, comunque, che continueremo a batterci, con forza e determinazione – hanno concluso i presidenti di SIB e FIBA, i due sindacati di categoria maggiormente rappresentativi – a tutela dei diritti, riconosciuti anche dal diritto europeo, degli operatori attualmente operanti e per evitare che sia distrutto o snaturato il modello di balneazione attrezzata italiana fondato, prevalentemente, sul lavoro dei concessionari, non soltanto nel loro interesse, ma, soprattutto, del nostro Paese”.

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