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Genova. “Scala le montagne non perché il mondo possa vederti ma perché tu possa vedere il mondo”. Sulla sua pagina Facebook Sara Stefanelli cita Walter Bonatti. Ha 41 anni ma sembra ancora una ragazzina, è genovese e nutre da tempo una vera passione per i monti e la natura. Da qualche mese aveva iniziato a investire seriamente sulla propria preparazione alpinistica, per salire quelle vette più alte, più difficili: aveva seguito un corso specifico.
Sara Stefanelli ha conosciuto Andrea Galimberti, ingegnere, ultrarunner, ed esperto alpinista, in quell’ambiente. Andrea, 53 anni, comasco, è noto anche nell’ambiente sportivo e “montanaro” genovese: è una di quelle persone a cui piace portare in montagna nuovi appassionati, spesso le sue compagne di cordata sono donne e ragazze. Gli piace divulgare, gli piace raccontare le sue imprese con lunghi diari social. Fa parte del club dei Quattromila: ne ha scalati 62, almeno. Alcuni più volte.
Come il Cervino – “fino alla vetta, quella vera“, scrive – dove neppure una settimana prima della loro scomparsa sul Bianco Andrea e Sara erano saliti, in una giornata meteorologicamente perfetta. Non è stato così sabato. E’ una tormenta, con una fittissima nebbia – il white out tanto temuto in alta quota – che ha bloccato i due alpinisti a 4600 metri, nella zona del Dome du Gouter, sul versante francese del Monte Bianco.
“Non mollate ragazzi”, “Tornate, siete troppo forti”, sono solo alcuni dei messaggi comparsi sul profilo Facebook di Andrea Galimberti. E’ proprio dalla sua pagina che si può ricostruire la sintonia, la complicità, con Sara. “La mia Sara”, la chiama teneramente.
Ora la speranza di trovare ancora in vita Sara e Andrea è appesa a un filo, al replicare di un miracolo come quello che nel 2013 vide il salvataggio, dopo cinque giorni di ricerche, della giovane alpinista francese Gaelle Cavalié.
Ma sono ormai passate due notti, e sta per sopraggiungere la terza, da quando Stefanelli e Galimberti, hanno chiesto aiuto ai soccorritori. “Non vediamo nulla, veniteci a prendere, rischiamo di morire congelati”, hanno detto poco sotto la vetta, sul versante francese. Ma sul ‘tetto delle Alpi’ il maltempo non dà tregua e i soccorritori non riescono a raggiungerli. Ricerche impossibili, sempre sul Bianco, anche per altri due alpinisti coreani di cui non si hanno più notizie da sabato.
Domani sono previste condizioni migliori che potrebbero permettere nuovi tentativi. Ai 4.750 metri di quota del colle Major, sul Bianco, la temperatura misurata la notte scorsa da una centralina di Arpa Valle d’Aosta è scesa a quasi -13 gradi. I soccorritori sperano che i due italiani siano riusciti a ripararsi dal gelo e dalla bufera scavando una profonda buca nella neve, una truna, o calandosi in un crepaccio. Il rifugio più vicino è Capanna Vallot, a 4.362 metri. Ma è molto improbabile che i Galimberti e Stefanelli l’abbiano raggiunta.