Ceriale. Ho appreso con grande piacere, e non senza commozione, la decisione del nuovo direttivo di ricordare il prof. Francesco Gallea e di intitolargli la biblioteca degli Amici di Peagna. Ricordare la memoria del prof Gallea vuole dire rendere omaggio alla figura che, più di tutte, ha contribuito a fare degli Amici di Peagna una realtà stimata e riconosciuta in tutta la Liguria e non solo. Si deve infatti al prof. Gallea e a mons. Gerini, ormai scomparso già da tempo ma indimenticato fulcro del nostro sodalizio, la fondazione dell’associazione.
Si trattava di una idea semplice che Gallea, da instancabile ed appassionato bibliofilo, voleva perseguire: fare in modo che un piccolo, e bellissimo, paese della Riviera potesse diventare il palcoscenico per le pubblicazioni di ambito ligure, garantendo uno spazio di esposizione ma anche di dibattito che, 43 anni fa, era unico in Liguria. Gallea aveva una vera passione per i libri: io che ho potuto frequentare spesso il suo studio me lo ricordo sempre intento a leggere, sfogliare voracemente, appuntare libri su libri, per i quali scriveva recensioni, preparava commenti o presentazioni pubbliche, non solo a Peagna ma in tutti il Ponente. La forma della conferenza pubblica era davvero la radice caratteristica di Gallea che, con un linguaggio semplice ma immediato ed appassionato, sapeva risuscitare trame di volumi antichi, far rivivere personaggi e scrittori, con una acribia critica e un gusto per la lettura che, quando andai a frequentare Lettere a Genova, stentai a ritrovare in molti dei blasonati docenti dell’ateneo.
Quella di Gallea era una missione: avvicinare alla cultura, con gli strumenti della compartecipazione e della condivisione, le persone più disparate, senza steccati ideologici, senza pregiudizi, dando tutto se stesso e il suo grande bagaglio culturale per lavorare, dal basso, al suo progetto. Una volta, sempre molto ammirato dalla sua sapienza e dal modo fresco ed efficace che aveva per condividerla, gli chiesi come mai non avesse pensato di abbracciare la carriera universitaria, lui che da giovane insegnante era stato collega di Cassola, aveva conosciuto Calvino e padroneggiava in modo incredibile il panorama della letteratura contemporanea non solo ligure, ma italiana in generale: il professore, in poche parole, mi spiegò quello che era il suo personale punto di vista: non chiudersi nelle aule delle università ma disseminare sul territorio, dal basso, con una interminabile serie di conferenze a attività a cui si dedicava senza risparmio, il suo sapere, per fare in modo di potere avvicinare alla cultura – diciamo – la gente qualunque. Questa era la sua missione e, se dopo 43 anni gli Amici di Peagna esistono ancora, devo dire che la sua visione era corretta e non è tramutata neppure dopo la sua scomparsa.
Ho molti ricordi di Gallea, sia al liceo di Albenga sia qui in associazione, dove mi sono trovato a raccogliere la sua non facile eredità. Nei miei quasi otto anni di presidenza, non ho mutato nulla dell’impostazione di Francesco Gallea, perché ritenevo davvero che la sua formula, con le chiacchierate tra gli scrittori stretti su un tema ligure, fosse davvero la più efficace.
Mi rimangono anche molti ricordi più personali, mi rimane ben presente il sui gusto per le rapide, e talvolta taglienti, battute: con Gallea si poteva parlare di tutto, di letteratura certamente, antica e contemporanea, ma anche di politica, di calcio (quante liti tra lui juventino fino all’osso e me, sampdoriano, come suo fratello Andrea, mi diceva spesso “sei peggio di mio fratello”…), ma sempre si aveva di fronte un interlocutore appassionato, di una intelligenza vivace e prontissima, di uno spirito salace e di un temperamento forte e deciso. Mi rimangono anche, custodite come preziose reliquie, una miriade di registrazioni delle sue conferenze che, nel periodo degli esami di maturità, organizzava per noi studenti, su e giù per le biblioteche del Ponente. Sono tutti quadri appassionati, competenti e vivaci dei maggiori autori della letteratura italiana del Novecento che, lo confesso, talvolta ascolto ancora con molto piacere.
Anche dopo il suo ritiro, compiuti 30 anni della sua presidenza, che davvero ha segnato in modo indelebile il percorso dell’associazione, il professore è rimasto attivo all’interno del mondo culturale del territorio e, in associazione, ad esempio, ha continuato a lungo a mandare i suoi preziosi scritti per la rivista Anthia. Sono continuate le sue conferenze e le sue presentazioni in giro per la Liguria, evidenziando come – a fronte di uno stato di salute non ottimale, con alcune difficoltà di deambulazione – il suo entusiasmo e la sua lucidità restassero del tutto inalterati nel tempo, e molto apprezzati da una moltitudine di persone che lo seguiva da decenni.
Gallea è stato, nel vero senso del termine, un “animatore culturale” infaticabile, è riuscito a tracciare ponti fra le generazioni, a collegare con il presente la tradizione dei classici, a rendere viva tra le persone la narrativa ligure e la storia dei territori, che lui esplorava con passione e competenza, memore dell’insegnamento di Nilo Calvini.
La sua scomparsa è stata una gravissima perdita per la cultura ligure, ma siamo sicuri che, con il lavoro del nuovo direttivo e con la fissazione della sua memoria proprio al cuore dell’associazione – che è la Biblioteca dei Libri di Liguria che tanto lo rappresenta – il suo insegnamento e il suo instancabile dinamismo a favore della conoscenza della cultura ligure, non tramonterà.
Ringrazio il nuovo Presidente e tutto il direttivo, tra cui tanti amici che ricordo con affetto, per avere avuto questa attenzione nei confronti del prof. Gallea, che mi commuove e mi induce, seppure da lontano, ad una profonda partecipazione per questo evento.
Auguro a tutti, nella memoria di Gallea, di operare proficuamente per il bene della nostra Associazione e per lo sviluppo della cultura ligure, a cui da 43 anni lavoriamo alacremente.
Stefano Roascio