Savona. “Ieri il consiglio provinciale ha votato all’unanimità la delibera in cui si esprime parere negativo sul parco eolico denominato “Monte Cerchio”, localizzato tra i comuni di Cairo Montenotte, Cengio e Saliceto. Anche Azione, a livello provinciale, ha preso una posizione di contrarietà al progetto, facendosi portavoce della volontà del territorio e criticando le procedure di presentazione e autorizzazione dei progetti FER”. Da Savona in Azione arriva il commento alla discussione che si è tenuta a Palazzo Nervi.
Il responsabile tematico Energia e Ambiente di Azione, Giuseppe Zollino, candidato alle elezioni europee per la circoscrizione Nord – Ovest, è intervenuto sulla questione locale, inquadrando il problema in un’ottica nazionale: “Chiediamo che il governo proceda celermente all’indicazione di parametri oggettivi per l’individuazione delle aree idonee, parametri che dovrebbero essere differenziati per tipologia di impianto FER (eolico, fotovoltaico, a biomassa…) e per taglia dell’impianto. Ad oggi, viviamo in una situazione di caos, che ha determinato provvedimenti insensati come lo stop all’agrivoltaico anche su terreni incolti da 10 anni”.
E la consigliera provinciale Maria Adele Taramasso aggiunge: “In provincia di Savona, assistiamo ad una corsa alle aree potenzialmente adatte ad ospitare impianti FER, come i crinali della Val Bormida, senza tener conto delle peculiarità del territorio e del rischio di sovraffollare l’entroterra con aerogeneratori dalle dimensioni palesemente incompatibili con il territorio designato, come nel caso del parco eolico Monte Cerchio. Si teme che una scarsa coordinazione dei progetti (si pensi ai parchi eolici denominati “Piccapietre” e “Bric Surite” che sono in fase di autorizzazione e risultano in parte sovrapposti) e la mancanza di parametri oggettivi e vincolanti per il collocamento degli impianti FER possano sortire effetti contrari a quelli auspicati da tutti noi”.
“Nel consiglio provinciale di ieri è stato anche ricordato il caso della Sardegna, dove il timore della speculazione energetica sulle rinnovabili, dovuto all’elevata richiesta di allaccio di nuovi impianti, ha portato ad una moratoria di 18 mesi sugli impianti a fonti rinnovabili direttamente impattanti sul consumo di suolo – prosegue Taramasso – Il risultato di queste vicende, causate quindi dalle molteplici carenze a livello di pianificazione e coordinamento, non degne di un paese avanzato, è negativo su più fronti: in primo luogo si verifica un rallentamento della transizione energetica anziché una accelerazione, in secondo luogo cresce la sfiducia delle comunità locali nella politica e nella transizione energetica stessa”.