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Sanità, la Liguria è tra le meno “generose” coi privati. Toti: “Da lunedì salto di qualità per le liste d’attesa”

Regione agli ultimi posti in Italia per spesa in prestazioni affidate ai privati (11,9%), Gratarola: "Chi dice che abbiamo venduto ai privati dice una bugia"

ecografia donna

Liguria. La Regione Liguria risulta tra le ultime in Italia per quanto riguarda la spesa per prestazioni affidate ai privati con una quota dell’11,9% contro una media nazionale del 20,3%. Ai primi posti ci sono il Lazio (29,3%), il Molise (27,7%) e la Lombardia (27%), ma anche Campania (23,8%), Puglia (21,4%) e perfino Emilia Romagna (15,3%) sborsano di più in proporzione. È quanto emerge dai dati del ministero dell’Economia e delle Finanze mostrati oggi durante il punto stampa sulla sanità in Liguria.

“La Regione Liguria è ancora fanalino di coda per la collaborazione pubblico-privato nella gestione dei pazienti – commenta il presidente Giovanni Toti -. Molte regioni, in particolare quelle governate da chi oggi qui suona la grancassa, sono bel al di sopra per prestazioni private rispetto agli standard della Liguria. È un settore su cui si può crescere ancora e su cui abbiamo ampi margini di miglioramento”.

“Il contributo del privato accreditato – aggiunge l’assessore Angelo Gratarola – è fondamentale e va ad aggiungersi alla mole di prestazioni che vengono garantite e ogni anno incrementate anche dal sistema pubblico, anche alla luce di una domanda sempre più crescente. Chi dice che abbiamo venduto al privato o consegnato la sanità pubblica al privato dice una bugia. Quando si dà in gestione una struttura o si fanno intervenire strutture accreditate non cambia nulla per il cittadino. Se si chiede a un milanese che differenza c’è tra il Niguarda e il San Raffaele dirà che non c’è nessuna differenza”.

La Regione, infatti, ha deciso di puntare anche sui privati per abbattere le liste d’attesa. Negli scorsi giorni sono state affidate alle aziende convenzionate 120mila prestazioni di diagnostica per immagini finanziate con 7,4 milioni di euro. “Da lunedì apriranno le liste d’attesa con un numero importante di prestazioni – annuncia Toti – sarà un salto di qualità deciso che i cittadini potranno trovare nei centri di prenotazione”.

Si tratta di ecografie, risonanze magnetiche, raggi e tac che entreranno a far parte dell’offerta pubblica. “Questo provvedimento – spiega Daniela Troiano, direttrice amministrativa di Alisa – ci consente di garantire prestazioni di diagnostica che è un ambito dove è prioritario intervenire per abbattere le liste d’attesa. Le assegnazioni distribuite in tutta la Liguria consentono di dare risposte in modo omogeneo in tutte le Asl liguri. Dall’11 marzo saranno aperte le agende e per sei mesi le prestazioni saranno garantite ai cittadini liguri. Nello specifico saranno a disposizione oltre 48milla ecografie, 37mila radiografie, 17mila risonanze e 17mila Tac, suddivise tra area metropolitana genovese, area di levante, area di ponente”.

In particolare per l’area metropolitana di Genova sono state affidate 22.149 ecografie, 18.653 radiografie, 8.453 risonanze magnetiche e 8.089 Tac con una quota di finanziamento pari a oltre 3,4 milioni di euro. “Ricordiamo che Alisa ha anche approvato la delibera con la quale si prorogano fino al 31 dicembre i contratti in essere per le prestazioni del privato accreditato di natura sanitaria e sociosanitaria che riguardano la riabilitazione, prime visite di varie specialità, esami di laboratorio e tutte le attività del sociosanitario. Il rapporto tra pubblico e privato in sinergia ci consente di far crescere in modo costante l’offerta ai cittadini liguri”, ribadisce Troiano.

“Chi sostiene che la sanità crolli a pezzi continua a mentire e il fatto che si trovi in qualche organo di stampa non vuol dire che si trasformi in sanità. La sanità ligure, da statistiche indipendenti dell’Iss, di Agenas o Aifa, è comunque una delle sanità che all’uscita del Covid sta reagendo meglio a un urto importante che riguarda i sistemi sanitari di tutta Europa e l’Italia non fa eccezione. Non nascondiamo le difficoltà, ma amplificare soltanto i dati negativi non aiuta la sanità”, conclude Toti.

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