Cairo Montenotte. Oltre un centinaio di persone ha partecipato, oggi pomeriggio, all’incontro programmato dalle numerose associazioni, liguri e piemontesi, che stanno conducendo uno studio per contrastare il progetto eolico di Monte Cerchio, sul confine tra Cairo, Cengio e Saliceto. Una sala gremita per ascoltare le iniziali seppur già molto esaustive indagini effettuate sul parco che stravolgerebbe la zona dei calanchi.
A introdurre la relazione è stato Renato Galliano, presidente de “La Prima Langa”: “Quello che ci vogliono presentare come parco eolico è un progetto che vale 42 milioni (anche se reali molti di più), da attuare con finanziamenti pubblici da parte di una società dal capitale sociale irrisorio di dieci mila euro e non attiva alla Camera di commercio. Dalle verifiche effettuate al ministero dell’ambiente non sono arrivate le integrazioni richieste e ci auspichiamo che senza gli approfondimenti richiesti il progetto non possa essere valutato positivamente dagli enti pubblici perché incompleto, superficiale, e soprattutto speculativo”.
“Mancano i presupposti per la sua economicità, non è chiara la produzione di energia e quanto frutterebbe. Senza contare che devasterebbe il territorio, senza lasciare nulla alle comunità locali. Le compensazioni sono irrisorie, meno di un milione di euro da suddividere tra Cairo Cengio e Saliceto in opere, ma con un danno enorme. Tutte le associazioni sono favorevoli all’energia sostenibile per decarbonizzare l’economia, sì alla green revolution ma non distruggendo il territorio, visto che ospita già un numero considerevole di impianti eolici”.
Nadia Brignone, avvocato incaricato per approfondire il progetto, si è soffermata sulla mancanza di trasparenza: “Come cittadina cairese ho diritto di pretendere chiarimenti da una società che possa dare garanzie, ma lo studio non ci parla di solidità. La società è nata a settembre 2023, 10 mila euro di capitale sociale, inattiva, un referente che risponde ma non dà il numero del legale rappresentante perché non è disponibile. Insomma, troppe criticità”.
“E ancora, un Impatto molto forte, che graverebbe su una trentina di chilometri, senza contare 17500 viaggi di bilici e tir per trasportare le pale. Delle tre stazioni anemometriche indicate sul progetto per verificare la ventosità di Monte Cerchio ne abbiamo trovata solo una. E secondo l’Atlante eolico italiano la zona è poco ventosa ma calanchiva, su terreni molto fragili, proprio dove passerebbe la strada (da costruire) per portare in collina le parti da assemblare”.
Non sono mancate riflessioni sull’aspetto paesaggistico, storico-artistico, sull’impatto negativo che il progetto avrebbe sulla domanda turistica, e anche sull’inquinamento acustico delle pale per i residenti delle vicinanze.
“Non esistono fotosimulazioni con le pale, la società non le ha prodotte – ribadisce Marco Piombo del WWF Liguria – Quel che è certo è che verrebbero abbattuti quattro mila alberi per la strada, senza contare i danni alla vegetazione (rovere castagno frassino) per realizzare le piazzole dei vari impianti, in zone ripide, con frane in atto. L’impatto ambientale è alto e non mitigabile”.