Savona. Si è discusso oggi il processo di impugnazione della sentenza emessa dal Tribunale di Savona con la quale Pietro, Francesco e Donato Fotia erano stati condannati alla pena di anni 3 e mesi sei di reclusione per il reato di bancarotta fraudolenta, in relazione alle vicende che hanno coinvolto la Società Scavoter srl. La Corte di Appello di Genova, che peraltro ha ampliato il tema probatorio, e quindi ulteriormente approfondito gli accertamenti sul caso, ha riformato la sentenza di primo grado concludendo per l’assoluzione con formula piena, “in quanto il fatto non sussiste”.
“Si chiude una vicenda che ho seguito dal primo grado di giudizio e che accoglie pienamente le richieste della difesa“, così riferisce l’Avv. Daniela Giaccardi.
L’iter giudiziale trae origine dalla contestazione di una bancarotta distrattiva avente ad oggetto i compensi degli amministratori della società. Gli imputati nel procedimento: Pietro Fotia, difeso dall’Avv. D. Giaccardi e dall’Avv. Giuseppe Fonte del Foro di Catanzaro, e Donato e Francesco Fotia, difesi dall’Avv. Marco Feno del Foro di Torino.
In merito ad un altro filone giudiziario che riguarda il reato di turbativa d’asta, la Corte di Appello ha confermato la condanna in primo grado a carico dei due imprenditori, rispettivamente a 3 anni e 6 mesi di carcere (Pietro) e 2 anni (Francesco), ma ha escluso dal dispositivo giuridico l’aggravante del metodo mafioso, quindi riformando la sentenza del Tribunale di Savona, “fugando così ogni possibile ipotesi o sospetto” dicono i legali, che hanno già annunciato ricorso in Cassazione sui fatti contestati.
Dunque, ancora un procedimento non ancora definitivo e pendente in attesa del pronunciamento del terzo grado di giudizio.