Savona. Continua la raccolta firme, promossa dai vari comitati contro il rigassificatore, per presentare una petizione al Parlamento Europeo. Scritta dal giurista ambientale Marco Grondacci su richiesta delle europarlamentari del Movimento 5 Stelle Mariangela Danzì e Tiziana Beghin, è un documento di 30 pagine (si può scaricare qui) che ha l’obiettivo di “porre all’attenzione della Commissione la procedura in corso per il rilascio della autorizzazione unica alla unità rigassificatrice galleggiante davanti alla costa di Vado Ligure“.
Per firmare c’è tempo fino a lunedì (22 gennaio). E così, visti i tempi stretti, la Ubik di Savona (il principale punto di raccolta firme) è stata letteralmente “presa d’assalto” dai tanti cittadini contrari allo spostamento, nel 2026, della nave rigassificatrice Golar Tundra da Piombino a Savona/Vado Ligure. Centinaia di persone si sono recate nella libreria savonese per sottoscrivere il documento, e il totale delle firme raccolte ha già superato quota 1000.
Parallelamente, per raggiungere più persone possibili, aumentano i punti di raccolta: ora a Savona è possibile firmare anche alle Officine Solimano (piazza Rebagliati), ai bagni Barbadoro (zona Fornaci) e a Zinola (Bar da Linda e negozio di abbigliamento Linda forever), e sono attivi dei “point” anche a Vado Ligure (Cafè de Vuè, via Aurelia 180) e Bergeggi (Agenzia Immobiliare Bergeggi, via XXV Aprile). Mentre singoli cittadini si stanno attivando per raccogliere firme anche in Valbormida.
Prosegue anche il lavoro per preparare la manifestazione del 6 febbraio al Festival di Sanremo, con attivisti che si stanno ritrovando in queste ore per preparare striscioni e cartelli. L’obiettivo è essere presenti, con bandiere e messaggi, al primo giorno della kermesse canora. Per chi non potesse utilizzare treni o mezzi privati sono disponibili due pullman: la partenza è prevista in Piazza Mameli alle ore 14, il ritorno alle ore 21. Sono disponibili complessivamente 80 posti: per utilizzare il pullman è necessario versare un contributo anticipato di 15 euro all’Anpi, presso la sede di piazza Martiri della Libertà 26r a Savona oppure mediante bonifico bancario (le coordinate sono indicate qui) con causale “Pullman Sanremo”.
LA PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO
Il documento vuole sollevare “numerose violazioni delle norme comunitarie da parte della legge speciale nazionale che disciplina la suddetta procedura […] ma anche delle modalità istruttorie con le quali il suddetto procedimento è stato ad oggi impostato“.
Nella petizione Grondacci si sofferma dunque su diversi aspetti: partendo dal caso del rigassificatore di Porto Empedocle, che a suo dire “dimostra una sistematica violazione di norme comunitaria da parte della legislazione nazionale in materia di rigassificatori“, sviluppa una lunga analisi in cui sostiene una violazione della direttiva sul rischio di incidenti rilevanti e una “non completa applicazione” delle norme tecniche di sicurezza della Seveso III, una presunta “violazione dei parametri delle norme comunitarie in materia di mutamenti climatici“, il mancato rispetto dei criteri per localizzare le infrastrutture di cui alla direttiva 2014/94, una “non valutazione dell’impatto cumulativo” del rigassificatore “con il progetto small scale“, la presunta violazione della normativa sulla biodiversità e, infine, il mancato rispetto delle norme sulla partecipazione delle comunità locali per la realizzazione di impianti a Gnl.
Il documento sembra ricalcare in parte temi già sollevati da una analoga petizione partita a suo tempo da Piombino: a tradire le origini comuni il primo punto, relativo a una “violazione delle ipotesi di deroga alla Via” (ossia la Valutazione di Impatto Ambientale), che effettivamente a Piombino non fu fatta ma che invece, nel caso di Vado Ligure, è prevista.
Anche le obiezioni relative alla sicurezza e alla Legge Seveso erano già contenute nella petizione toscana, ma il 30 agosto 2023 la Commissione per le petizioni le rispedì al mittente spiegando che “la direttiva Seveso III sul controllo degli incidenti industriali rilevanti riguarda gli stabilimenti in cui possono essere presenti sostanze pericolose in quantità superiori a una determinata soglia“, mentre “sono escluse dalla direttiva alcune attività industriali che sono soggette ad altre normative che garantiscono un livello di protezione analogo (ad esempio gli stabilimenti nucleari, le piattaforme offshore, i gasdotti o il trasporto di sostanze pericolose)“. Una battaglia difficile, quindi, dato che in quel caso la commissione stabilì che “nessuna violazione del diritto dell’UE può essere accertata” (il verbale è pubblicato qui). Un esito che la nuova petizione cerca di scongiurare contestando alcune conclusioni raggiunte in quella sede.
Il documento può essere sottoscritto da qualsiasi cittadino o associazione. Sarà possibile firmare i moduli fino a lunedì (22 gennaio), dopo di che verrà inviato al Presidente della commissione UE per le petizioni.