Il Maestro era già nella fase terminale della sua malattia – la tubercolosi – e continuamente sputava sangue. Interrotto la relazione con George Sand, accolse l’invito di una sua ex allieva – una certa Jane Stirling, zitella, ricchissima e probabilmente innamorata di lui – e si trascinò nella fredda e nebbiosa Scozia. A Parigi era scoppiata la rivoluzione del 1848 e tutti i suoi studenti erano fuggiti, lasciandolo senza entrate. Chopin non sapeva dove trovare il denaro per curarsi, pagare la pigione e comprarsi il sostentamento. Era ridotto alla fame.
Si esibì con estrema fatica in alcuni concerti privati e così scrisse a un amico, raccontando un ricevimento in suo onore: «… Quelli che conoscono le mie composizioni mi chiedono: “Suonatemi il vostro Secondo sospiro [il Notturno in sol]… Adoro le vostre campane”. E ogni commento si conclude con l’osservazione: Leik Water, che significa che la musica scorre come acqua. Non ho mai suonato per una inglese senza che mi dicesse: Leik Water!! Si guardano le mani e suonano con molto sentimento le note sbagliate. Che gente bizzarra!».
Ma il suo tempo era giunto ormai alla fine e Chopin decise di lasciare la Scozia con le sue brume mattutine e l’umidità dalla quale era impossibile sottrarsi. Tornò a Parigi, nella città che l’aveva acclamato, dove aveva vissuto nell’agio e nella celebrità. Ma è incapace di mantenersi: nessuno bussa alla porta di un uomo esausto e profondamente malato. Non sa cosa fare e s’appella ancora una volta alla ricca Jane Stirling, che gli spedisce 25.000 franchi.
Le sue condizioni peggiorarono di giorno in giorno e lo raggiunse la sorella da Varsavia per fargli da infermiera. Tutta Parigi sapeva che al Maestro restavano poche settimane, forse giorni di vita.
Ricomparve George Sand, il suo uno amore, che chiese alla sorella Ludwika di poterlo vedere per l’ultima volta.
Ma la Sand non ricevette neppure risposta alla sua preghiera e il 17 ottobre del 1849, in una triste mattinata, Chopin spirò.
Di lui ci restano indimenticabili pagine composte per il pianoforte, in gran parte per pianoforte solo. Ne fanno eccezione i due concerti, quattro composizioni per pianoforte e orchestra e la Sonata op. 65 per pianoforte e violoncello. Il suo stile quale esecutore fece scuola, quel tocco morbido e leggero, ma sempre calibrato ad esprimere le giuste sfumature e non privo di sonorità e profondità, continua ad essere un punto di riferimento per i giovani concertisti.
Anche sul piano della composizione, il suo contributo è stato significativo. Ha inventato la forma musicale conosciuta come “ballata strumentale“ e apportato innovazioni alla “sonata per pianoforte“ e ad altri stili come la mazurca, il valzer, il notturno e tanti altri.
Analizzando la sua produzione, si scopre che molti furono i compositori del passato a influenzare la sua creatività, da Bach a Mozart per proseguire con Schubert e, naturalmente, non escludendo il canto popolare polacco.
Il suo nome appartiene a quella schiera irripetibile e straordinaria di musicisti definiti “romantici“ e Chopin, insieme a Liszt, fu l’eccellenza di questo movimento per i suoi ideali legati alla Polonia, all’emotività marcata di tutte le sue composizioni e anche per la vita sentimentale e la tragica fine a soli trentanove anni.
Massimo Carpegna è direttore d’orchestra, critico musicale e compositore, con partiture lirico sinfoniche diffuse in mondovisione. E’ stato docente presso il Conservatorio di musica di Modena ed è Visiting Professor alla London Performing Academy of Music. Con “Classica&Dintorni” porterà i nostri lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia. Clicca qui per vedere tutti gli articoli.