Pietra Ligure. Il telefono suona, ma lui non riesce a rispondere. Il nome sul display non è uno qualunque, ma quello della mamma. Non perde un attimo, Alfonso Scarlata, e richiama subito. Angela, la madre, riesce a rispondere: “Aiutami, mi ammazza”. Sono secondi drammatici. Alfonso esce dall’ufficio e si precipita sotto il diluvio in via Accame. Quella che si troverà di fronte pochi istanti più tardi sarà una scena che non dimenticherà mai.
“Ho visto mia madre a terra in un lago di sangue – racconta a IVG – e mi ci sono subito fiondato. Pochi secondi dopo mi sono accorto che lì vicino c’era anche mio padre e poco distante da lui l’arma con cui l’ha colpita”. Inizia così il racconto di Alfonso Scarlata, figlio della donna che nel pomeriggio del 5 gennaio scorso è stata aggredita – con violenti colpi alla testa inferti con un oggetto contundente – nell’androne di un appartamento di via Accame, a Pietra Ligure, dall’ex marito Michele Scarlata.
Una tragedia sfiorata solo grazie al tempestivo intervento di un vicino di casa. Oggi Angela è ricoverata all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure. A seguito dell’aggressione da parte dell’ex marito, avvenuta con una chiave a cricchetto da un chilo e mezzo, la donna ha riportato 50 punti alla testa, una vertebra e un dito rotti. Nonostante tutto, Alfonso è ottimista: “Mia madre è una donna forte e so che ce la farà – racconta il 24enne -. Da parte di tutta la mia famiglia, voglio ringraziare il vicino di casa che è intervenuto. Se oggi non stiamo parlando di una tragedia, è solo grazie a lui, e non a chi di dovere”.

C’è tanta amarezza nelle parole di Alfonso Scarlata. Non solo, ovviamente, per quello che è accaduto alla madre, ma anche per i fatti avvenuti in precedenza all’episodio del 5 gennaio scorso. Il riferimento indiretto del ragazzo è soprattutto a quanto accaduto il 9 dicembre scorso, quando Michele Scarlata si era già procurato delle ferite con un’arma da taglio e ingerendo psicofarmaci. La stessa sera, il 65enne appiccò un incendio all’interno dell’appartamento di Pietra Ligure dove era ospitato, distruggendolo completamente.
“Ci siamo rivolti spesso alle forze dell’ordine – sottolinea il 24enne pietrese -, anche perché i litigi tra mia madre e mio padre erano frequenti, anche in lontananza. C’era stalking pesante. Mio padre era molto possessivo, incitava sempre mia madre a dirgli che l’amava e di tornare con lui”. Ma di tornare con Michele Scarlata, Angela non ne voleva sapere, tanto che dalla Sicilia si era trasferita a Pietra Ligure, il più lontano possibile da lui: “Non voleva continuare la relazione – ricorda il figlio -perché sapeva che era un male, anche perché le denunce e le richieste di aiuto che abbiamo fatto sono state molteplici durante gli anni. Siamo arrivati ad oggi, ed è successo quello che non doveva succedere. Io credevo molto alla protezione di noi cittadini e lotterò per far sì che queste situazioni non capitino più, non solo a mia madre, ma anche ad altre donne”.
Ora che il peggio è stato scongiurato, Alfonso Scarlata vuole lanciare un importante messaggio a tutte le donne vittime di violenza: “Fatevi sentire – è il suo appello – perché io e le mie sorelle, che siamo sempre stati vicini a nostra madre, lo abbiamo provato sulla nostra pelle. Non si devono mai sottovalutare certe situazioni, anche se pensiamo di aver fatto di tutto per cercare di risolverle, come nel nostro caso. Pensavamo di essere protetti, ma non era così. Cercate di dare voce e di combattere queste situazioni”.
“Lo stalking – conclude Scarlata – è spesso trascurato, eppure è una violenza molto pesante, soprattutto perché ti distrugge mentalmente. Invito tutte le donne che stanno passando queste situazioni drastiche e paurose a denunciare tutto. Fatevi sentire. Fatevi ascoltare. E se non vi ascoltano, ripetete all’infinito le stesse parole. Dobbiamo evitare che queste cose accadono. Date voce alle vostre paure, sempre”.