Riparte

Bino, il ristorante del Museo della Ceramica, cambia pelle: alla buona cucina si affianca la divulgazione culturale fotogallery

L'obiettivo della nuova gestione e del giovane staff guidato dallo chef Giuseppe Ricchebuono è una maggiore sinergia con le attività promosse dal Museo

Savona. Nuova vita per “Bino”, il ristorante del Museo della Ceramica. E’ stata presentata ieri sera, infatti, la nuova gestione, che si muoverà in continuità con quella precedente per la qualità dei menu (seguiti da Giuseppe Ricchebuono) ma che intende anche garantire una maggiore sinergia con le attività promosse dal Museo della Ceramica. Con un obiettivo ulteriore: fornire il proprio contributo ad arricchire le opportunità di conoscenza dei savonesi sulla cultura alimentare italiana e estera, promuovendo ogni ultimo venerdì del mese incontri con produttori abbinate a cene a tema coerente con il produttore.

Ieri sera all’inaugurazione in via Aonzo era presente un parterre de rois con tantissimi esponenti della politica e del mondo economico e culturale: l’ex presidente di Regione Liguria Claudio Burlando insieme a tanti compagni del Pd di ieri e di oggi come Lorenzo Basso, Nino Miceli, Anna Giacobbe, Marco Bertolotto, l’attuale consigliere regionale Roberto Arboscello e l’ex sindaco di Savona Carlo Ruggeri, il sindaco di Albissola Marina Gianluca Nasuti e, ovviamente, quello di Savona Marco Russo con quasi tutta la sua giunta. E ancora il direttore degli Albergatori Carlo Scrivano e quello degli Industriali Alessandro Berta, il presidente di Legacoop Liguria Mattia Rossi, quello del Consorzio Depurazione Acque Maurizio Maricone e l’ex manager Tpl Paolo Marson.

A fare gli “onori di casa” la direttrice di Fondazione De Mari Anna Cossetta, Luca Bochicchio della Fondazione Museo della Ceramica e i soci della Bino Srl, nata lo scorso 6 dicembre: si tratta di Alessia Vezzolla, Giuseppe Ricchebuono, Francesca Molinari e Luca Becce. “Rispetto alla precedente gestione, che vedrà confermata la filosofia dei menu e la qualità che contraddistingue la scuola di Ricchebuono chef – hanno spiegato i proprietari – si lavorerà per stringere molto più il rapporto con il Museo, del quale Bino è e deve essere sempre più parte integrante sia come spazio espositivo che come servizio per le molte attività che sul Museo gravitano, costruendo una comunicazione sempre coordinata con le iniziative del Museo”.

Tutto dovrà partire, naturalmente, dalla buona cucina. Lo staff, estremamente giovane ma già esperto, sarà composto, oltre che dallo stesso chef Ricchebuono, dal cuoco Gianfranco Rossino (26 anni), dall’aiuto cuoco Andrea Perez (22 anni) e dal responsabile del servizio Claudia Becce (23 anni); a questo nucleo fondamentale si aggregheranno di volta in volta, con la stessa filosofia, giovani che vengono da esperienze diverse o che avranno la possibilità di formarsi in un sito di qualità dopo aver finito il percorso di studi all’alberghiero.

“Bino vuole confermare la impostazione di ristorante di qualità – ha aggiunto Becce – garantito dal brand ‘Ricchebuono Chef’, basato sull’utilizzo prevalente di prodotti del territorio, presentati con ricette innovative rispetto alla tradizione gastronomica ligure. Bino vuole essere capace di presentare una offerta moderna, fresca, alla portata di un pubblico di ogni età, con una gamma di menù e combinazioni legate alla stagionalità e alle esigenze sia di chi lavora e opera a Savona sia di chi viene in visita della città, a cominciare dal pubblico del Museo della ceramica”.

Il ristorante sarà infatti anche “a servizio” del Museo, con uno sconto del 10% per i visitatori (o in alternativa un biglietto gratuito per il museo agli avventori del ristorante) e dei menu a prezzo fisso per espositori e dipendenti. Mentre ai savonesi Bino offrirà la possibilità, oltre alla tradizionale possibilità di menù degustazione a prezzo definito e di menù alla carta, di organizzare pranzi e cene di lavoro oppure apericena. “Molti musei hanno all’interno una caffetteria o un ristorante, ma pochi possono vantare un locale del livello di Bino” ha commentato Bochicchio.

Fortemente distintiva, poi, la scelta di affiancare alla ristorazione una attività culturale e divulgativa, con appuntamenti ogni ultimo venerdì del mese. La prima di queste presentazioni sarà il 26 gennaio, giorno della riapertura di Bino, e sarà dedicata a Verduno, piccolo Comune collocato nel cuore della zona di produzione del Barolo, tra La Morra e Roddi, e al suo prodotto più peculiare, il Pelaverga Piccolo. Si tratta di un antico vitigno coltivato solo in quel territorio e oggi oggetto di grande rilancio, dopo che quasi 50 anni fa si riprese a coltivarne la vite, dopo anni nei quali quella produzione era stata sostituita quasi integralmente dal vitigno Nebbiolo. Il protagonista di questa “riscoperta” fu “Il Castello di Verduno”, produttore di Pelaverga, così come di tutti i principali vini langaroli, con la cantina collocata nel Castello di Verduno, oggi sede di albergo di pregio gestito dalla famiglia Burlotto. Il menu della serata prevede una entrée con tartare di vacca vegia e carciofi di Albenga in crosta di mandorle, a seguire un piatto con riso, zucca chinotto candito e capperi di Verezzi; per secondo pancia di maialino infine Montebianco per dessert. Il tutto, ovviamente, accompagnato da vini abbinati a ogni portata.

Seguiranno altre serate dedicate a produttori food italiani e esteri, tutte con la stessa struttura: un incontro/aperitivo di un’ora con il produttore dalle 19 alle 20, e a seguire una cena con menu abbinato basato proprio sui prodotti dell’ospite.

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