Savona. Dopo 31 anni cambia gestione la tabaccheria di via Paolo Boselli a Savona, a sinistra per chi procede verso piazza Mameli. Più che un esercizio commerciale si tratta di un’istituzione per come la gestivano, con professionalità, cortesia e un pizzico di ironia, le sorelle Longagna. Sulla porta si legge il loro saluto ai clienti, siamo certi con un po’ di commozione.
C’è anche un messaggio dei nuovi proprietari, Marilisa e Alessandro, due fratelli piemontesi.
Ci è venuta pure la curiosità di capire come stia di salute il settore delle tabaccherie in genere, visto che i cambi di gestione, anche in molti centri della provincia di Savona, non sono infrequenti: lo abbiamo chiesto a Marco Pesce, varazzino, presidente provinciale e regionale e commissario per Genova della Fit (Federazione Italiana Tabaccai), che nel settore c’è da 36 anni.
Cominciamo da via Boselli, da Marilisa e Alessandro, che prevedono di aprire “i primi giorni del nuovo anno, al massimo il 7”, esordisce Marilisa, laureata in storia dell’arte, un passato di lavoro alla Fiat e già imprenditrice nel settore della ristorazione.
Sulla serranda i due fratelli hanno scritto: “Tutti i cambiamenti partono dell’immaginazione! Ci scusiamo per il disagio ma stiamo ‘immaginando’ una tabaccheria che rispecchi le esigenze di tutti voi. Vi aspettiamo a gennaio”. Un messaggio che sembra sottintendere fantasia, voglia di fare, caparbietà.
È così? E che cosa ha portato due giovani imprenditori di Torino in via Boselli a Savona? Risponde Marilisa: “Dopo altre esperienze lavorative abbiamo gestito per sei anni una tabaccheria a Orbassano, mio fratello anche in stazione Porta Nuova. Il settore ci piace, da tanti anni avevamo il desiderio di trasferirci al mare, l’occasione di Savona ci è sembrata quella giusta, anche per la preziosa eredità che ci lasciano le sorelle Longagna”.
Come intendete impostare la successione? Ancora Marilisa: “Certamente nel segno della tradizione di questo esercizio, ma anche sfruttando tutte le possibilità che oggi offre la tecnologia dovute ai gestionali. Quindi innovazione elettronica, piattaforme all’avanguardia, trasferimento di denaro, distributore automatico e altro ancora”.
Tabaccherie, che passione? Come se la cavano? Risponde Marco Pesce: “Bisogna adeguarsi a questo momento, ma direi bene perché le nostre licenze, assieme a quelle delle farmacie, continuano ad avere un buon valore, anche se non più quello di un tempo. La vendita dei tabacchi tradizionali è ovviamente scesa, ma è arrivato il fumo senza combustione e non solo con i dispositivi elettronici. Questo solo per restare al core business del tabacco”.
Appunto, c’è molto altro, la tabaccheria è diventata un centro con servizi assimilabili a quelli postali e bancari. “Sì, ed è importante, ma ogni collega plasma il suo esercizio in base alle proprie esigenze e attitudini. Tanti servizi servono per portare gente in tabaccheria, sono importanti, ma c’è anche chi paga ciò che deve pagare e non compra neppure una caramella”.
Nel settore sembra esserci più ricambio rispetto al passato, come per la tabaccheria del Gabbiano o per la rivendita 12 di Vado Ligure ceduta dalle sorelle Parodi.
Come si può spiegare questa tendenza? Inoltre, stiamo andando verso gestioni solo familiari? Ancora Pesce: “Per forza di cose la crisi generale ha portato l’esigenza di tenere bene sotto controllo i conti. Ovvio che quasi tutte siano gestioni familiari, ma soprattutto nelle località turistiche resistono anche i rapporti di dipendenza. Ripeto: nel savonese il settore è in salute e nessuno è costretto a svendere. Non va bene invece a Genova, dove tutto il commercio al minuto non gode di buona salute e c’è anche chi ha dovuto chiudere”.
Concludiamo con un “battitore libero”, Franco Giusto della tabaccheria “Mattoni” di Legino. Quella che gestisce non si può però definire solo una tabaccheria. Difficile tentare una descrizione che renda il giusto merito a questa bottega, un po’ appunto tabaccheria, un po’ bazar, un po’ luogo per chi ama gli animali e – perché no? – per scambiare due parole. Quasi un presidio per il quartiere.
Dice Giusto: “Non possiamo più vivere di sole sigarette, i nuovi servizi che possiamo offrire ai clienti sono importanti, bisogna saperli scegliere bene. Vedendo la crisi che c’è in giro penso che dobbiamo ritenerci fortunati, visto che ad esempio le tabaccherie possono essere aperte solo a una certa distanza l’una dall’altra. L’importante è sentirsi al servizio delle persone e fare questo lavoro cercando anche, nel limite del possibile, di divertirsi”.
No, non chiamiamoli semplicemente tabaccai.