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Classica&dintorni

Robert Schumann, il compositore anticlassico (parte 3)

“Classica&Dintorni” di Massimo Carpegna nasce con l'intento di portare i lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia

Generico novembre 2023

SECONDA PARTE
PRIMA PARTE

La moglie Clara, quindi, si batteva per lui, anche se le turbe mentali di Schumann peggioravano di giorno. Nonostante ciò, l’attività del Maestro era frenetica, divisa tra l’insegnamento al Conservatorio di Lipsia, i concerti come direttore d’orchestra, la direzione della “Neue Zeitschrift für Musik“ e la composizione, naturalmente. Come critico, Schumann era generoso e sempre pronto a lodare i giovani musicisti, ma non temette d’affrontare i divi del momento quali Rossini e Meyerbeer. Se la grandezza del critico si misura nel saper riconoscere i veri talenti, lui fu senz’altro tra i migliori: in una delle sue primissime recensioni presentò l’ingrato Chopin e nell’ultima Brahms. Ebbe qualche riserva per Berlioz; adorò Mendelssohn e rispettò Liszt, anche se confidò alla moglie che il mondo del fantasmagorico virtuoso del pianoforte non era il suo. Con Wagner il suo giudizio fu dubbioso: evidenziò le debolezze del “Tannhäuser“ e non sappiamo come si sarebbe espresso ascoltando le opere della maturità, ma è prevedibile cha avrebbe giudicato estraneo anche il mondo di Wagner.

Il suo credo fu «Il critico dev’essere in anticipo sui tempi e pronto a combattere per il futuro» e sarebbe opportuno fosse di tutti coloro impegnati in questo difficile mestiere. I suoi ultimi anni furono drammatici e lasciarono un segno profondo nell’anima di Clara, che gli sopravvisse di quarant’anni, morendo nel 1896.

Man mano che la follia conquistava l’equilibrio, Schumann si rifugiava sempre più nel suo mondo, come il padre nell’ufficio della libreria a leggere e a scrivere. Questo squilibrio lo portò all’indigenza, anche perché la famiglia Schumann era numerosa e costosa da mantenere: Clara gli aveva scodellato ben otto figli.

Nel 1852 iniziarono le allucinazioni. Vedeva angeli che gli dettavano melodie celestiali e diavoli, in forma di tigri e iene, che tentavano di trascinarlo all’inferno. Il 27 febbraio tentò il suicidio, gettandosi da un ponte nel Reno. Resosi conto del suo stato in un momento di lucidità, chiese di essere chiuso in un manicomio, ma i debiti gli imposero di partire per una tournée. Ormai la sua vita è alla fine e il 29 luglio del 1856 Schumann muore all’ospedale psichiatrico di Endenich, rifiutando ogni cibo e in completo delirio. Il fato decise che proprio in questo tragico periodo la sua musica iniziò a godere di un successo internazionale.

Il Concerto in la minore per piano era diventato popolare e molte altre composizioni iniziavano a entrare nel repertorio dei solisti e delle orchestre. La musica di Schumann fu di difficile comprensione, e in parte lo è ancora oggi, perché strettamente legata alla sua esperienza di vita. Un giorno scrisse: «Tutto quanto succede nel mondo mi tocca: politica, letteratura, gente. Io rifletto su queste cose a modo mio, e poi muoio dalla voglia di esprimere i miei sentimenti in musica. Ecco perché certe volte le mie composizioni sono difficili da capire, connesse come sono con interessi lontani; e a volte contraddicono all’ortodossia perché tutto ciò che accade si ripercuote in me e mi spinge a esprimerlo in musica». Ad esempio: tutti i pianisti sono felici di eseguire “Carnaval“, ma la maggioranza non è consapevole del simbolismo racchiuso nella musica. Il brano è come una galleria di quadri che rappresentano i due aspetti opposti del carattere di Schumann e in cui appaiono Clara, Chopin, Wieck, Paganini, Mendelssohn e altri. Molte volte, neppure lui conosceva il significato della sua musica. Componeva in una sorta di trance. «Nelle mie ultime liriche – disse a Clara – mi succede spesso di sentire molte cose che riesco a spiegare con difficoltà. Soprattutto è straordinario come io scriva quasi tutto in canone e soltanto dopo scopra l’imitazione, e spesso trovi inversioni, ritmi in moto contrario ecc».

Massimo Carpegna è direttore d’orchestra, critico musicale e compositore, con partiture lirico sinfoniche diffuse in mondovisione. E’ stato docente presso il Conservatorio di musica di Modena ed è Visiting Professor alla London Performing Academy of Music. Con “Classica&Dintorni” porterà i nostri lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia. Clicca qui per vedere tutti gli articoli.

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