Savona. IncentiviItalia, azienda savonese che operava a livello nazionale fornendo consulenza per la partecipazione a bandi, è stata dichiarata fallita oggi dal tribunale di Milano. Si chiude così una lunga vicenda iniziata nel marzo 2023 con un blitz della Guardia di Finanza nella sede aperta, fino a pochi giorni fa, in Corso Italia a Savona e sulle cui vetrine, ora, campeggia il cartello “affittasi”.
A dichiarare la liquidazione giudiziale è stato il giudice Sergio Rossetti, in seguito alle denunce presentate da diversi ex lavoratori per il mancato pagamento di stipendi e/o Tfr da parte dell’azienda, fondata dalla savonese Claudia Ghiso e attiva in tutta Italia. Undici in totale i dipendenti che hanno portato in tribunale l’ex datrice di lavoro, 8 dei quali assistiti dall’avvocata Federica Suliano, uno dall’avvocato Andrea Rosso e due da altri studi legali.
Il tribunale ha già nominato il curatore fallimentare (il lombardo Rosario Gennaro): ora l’azienda dovrà depositare, entro tre giorni, le scritture contabili. A metà aprile il giudice esaminerà lo stato passivo e prenderà il via l’iter per il risarcimento dei creditori. L’azienda potrà, in alternativa, presentare ricorso: un eventuale accoglimento le permetterebbe, per il momento, di proseguire con l’attività.
Il fallimento di oggi arriva al termine di una vicenda che, come detto, andava avanti da diversi mesi. A far scoppiare il “caso” sui media era stato un accertamento della Guardia di Finanza lo scorso 9 marzo 2023, quando due auto senza contrassegni e una decina di militari si erano presentati nella sede di Corso Italia per acquisire documentazione utile alle indagini, coordinate dalla Procura di Savona. L’accertamento delle Fiamme Gialle era scattato in seguito alle denunce di alcuni clienti in diverse città d’Italia, in cui venivano segnalate presunte irregolarità o la mancata restituzione della “fee d’ingresso” – circa 1800 euro – richiesta ai clienti per accedere al servizio dopo la prima consulenza gratuita (restituzione dovuta, secondo il contratto standard proposto dall’azienda, qualora non fosse stato trovato un bando adatto alle esigenze del cliente).
La nascita di IncentiviItalia
L’azienda è nata a Savona da una idea di Claudia Ghiso: all’epoca giovane mamma, dopo 12 anni di esperienza presso studi professionali e multinazionali aveva aperto nel 2016 una partita IVA offrendo un servizio di consulenza per privati per aiutarli ad ottenere agevolazioni e ad accedere ai bandi locali, nazionali ed europei. L’idea aveva funzionato e così, l’anno dopo, era nata IncentiviItalia srl. In seguito la start-up aveva allargato il proprio campo d’azione, iniziando a fornire consulenza anche alle imprese. Da lì era partita una ascesa importante che a un certo punto aveva portato l’azienda di Ghiso ad avere 66 dipendenti e ad aprire un ufficio a Milano.
Tutto grazie, raccontava l’imprenditrice, a un database – da lei stessa realizzato – che permetteva di individuare in tempi rapidi i bandi più adatti: “E’ la nostra ricetta della Coca-Cola” spiegava nelle interviste. Una ricetta che aveva dato non pochi risultati: una partnership con Parma Calcio e Sampdoria, il riconoscimento tra le 10 migliori startup innovative alla fiera Smau dell’ottobre 2021, il ruolo di Innovation Manager per la stessa Claudia Ghiso. Anche sui social IncentiviItalia era diventata un fenomeno, su Instagram – dove venivano regolarmente annunciati i bandi vinti – ma soprattutto su TikTok, dove le dipendenti più giovani si scatenavano in balletti in ufficio tra una pratica e l’altra.
Il caso Trustpilot: clienti in rivolta
Fino a inizio 2022, insomma, la barca sembrava viaggiare a gonfie vele. Nel corso del 2022, però, evidentemente qualcosa si era rotto e su un noto portale online, Trustpilot, erano comparse le prime recensioni negative. Alcuni clienti puntavano il dito sull’operato di Incentivi Italia: continui cambi di consulente, difficoltà nell’ottenere risposte o dettagli sui bandi, proposte non in linea con le esigenze del cliente. Dopo alcuni mesi in cui il malcontento era cresciuto e le recensioni si erano moltiplicate, nel novembre 2022 la stessa Ghiso era stata costretta a intervenire, sia rispondendo su Trustpilot sia attraverso i propri canali social, soprattutto con un video nel quale raccontava di uno “schema” montato ad arte, una “campagna persecutoria” portata avanti, per ragioni personali, da pochi individui.
Le reazioni, però, erano arrivate copiose. E anche le segnalazioni ai giornali, incluso IVG, di clienti sempre più scontenti e sospettosi. Alle accuse di scarsa professionalità e incompetenza iniziavano ad aggiungersi quelle di truffa: chi, insoddisfatto del servizio, decideva di esercitare la “garanzia Zero Bandi” che prevedeva la restituzione del compenso iniziale (si partiva da 1500 euro + iva per il pacchetto base, a salire per quelli più evoluti) in caso non fosse stato trovato un bando adatto al cliente, sosteneva di trovarsi davanti un muro fatto di mancate risposte alle mail, oppure promesse di trovare in breve tempo bandi adeguati. Accuse leggibili nero su bianco su TrustPilot fino a quando sono state segnalate come “nocive” e oscurate dal portale.
Le denunce di clienti e dipendenti
I clienti più agguerriti però non si erano accontentati di TrustPilot e si erano rivolti alle forze dell’ordine. Erano così arrivate le prime denunce, a Savona ma anche in altre parti d’Italia. Storie differenti ma con tratti in comune già emersi su TrustPilot: la difficoltà nell’ottenere dettagli e risposte sul lavoro fatto, la rotazione incessante dei consulenti assegnati alla pratica, la ricezione di proposte di bandi poco attinenti all’attività scelta. E il rifiuto di restituire la cifra versata a inizio consulenza.
Il caso era approdato in Procura, che aveva quindi dato il via agli accertamenti e all’accesso delle Fiamme Gialle negli uffici di IncentiviItalia, per accertare se ci fosse qualcosa di vero in quelle segnalazioni e, in caso affermativo, comprendere – al di là di una eventuale imperizia di alcuni consulenti o a carenze nel modello gestionale – se si potessero realmente ravvisare gli estremi di un reato (che in quanto tale presuppone la volontarietà di quanto accaduto).
Oltre a quello rappresentato dai clienti scontenti si era nello stesso periodo aperto un secondo fronte: quello rappresentato da chi, avendo lavorato per Incentivi Italia, sosteneva di vantare delle pendenze nei loro confronti (Tfr o altri crediti di fine rapporto). Alcuni ex dipendenti si erano rivolti a differenti studi legali per capire come agire: qualche caso era finito all’Ispettorato del Lavoro, mentre altri avevano scelto la strada dei decreti ingiuntivi. “Solo io ho fatto almeno 12 ingiunzioni – racconta l’avvocata Suliano – sempre senza risultato”.
Ed è proprio questo filone ad aver decretato la liquidazione giudiziale di IncentiviItalia, con il fallimento sancito oggi nero su bianco di una azienda che, per qualche tempo, aveva rappresentato un vero e proprio “successo di provincia”, una piccola realtà partita da Savona e diventata leader in Italia.