New York/Pietra Ligure. Ha iniziato ad allenarsi e a correre dopo aver vinto la propria battaglia contro il linfoma ed ora il pietrese Maurizio Romeo si sta preparando per partecipare alle sua nona maratona. Una delle più conosciute e importanti al mondo: la Maratona di New York.
La prima risale al 2016, a 10 anni dalla guarigione dal tumore, quando Romeo ha corso a Roma. Tutto è nato con l’obiettivo di raccogliere fondi a favore della ricerca contro il cancro con l’aiuto dell’Associazione Giacomo Sintini. E da quel momento il runner savonese ne ha fatta di strada, arrivando oggi nella Grande Mela.
E da New York ci racconterà la sua esperienza come portacolori dell’Italia, in un diario che raccoglierà episodi, storie, persone ed emozioni.
IL DIARIO DI MAURIZIO ROMEO – giorno 2
La prima notte è scivolata via bene, è stato un bene aver seguito il consiglio di tirare un po’ più lungo l’orario per adeguarmi all’orario newyorkese. Stamattina così non ho patito la sveglia presto per la corsetta tonificante a Central Park e ammirare il fascino della Grande Mela che si risveglia e ritrovare anche l’amico giornalista Stefano Vegliani, abbracciato sul traguardo nel 2018, uno dei momenti più emozionanti di quella edizione per me.
Foto di rito, doccia, colazione e due chiacchiere con Cosetta, una reggiana tosta e dal cuore grande che festeggerà a NY i 7 anni dalla sua battaglia vinta contro un tumore al seno.
Oggi era anche il giorno previsto per andare a prendere il pettorale all’Expo. Ci arriviamo con una camminata di una quarantina di minuti a piedi, fra grattacieli e palazzi, e in ogni angolo in cui cammini scopri qualcosa di bello che vorresti condividere con le persone a cui vuoi bene.
L’Expo è immenso e caotico per quante persone lo popolano in questi giorni, sai quando entri e non sai quando esci, soprattutto come esci visto che c’è lo stand con i gadget della maratona e vuoi non uscire senza almeno un paio di guanti nuovi?
Qualche minuto di relax in albergo prima di raggiungere la linea di arrivo, dove avrà luogo la cerimonia di apertura. L’emozione sale e si materializza quando mi consegnano la bandiera, una bella soddisfazione e una grande responsabilità. Foto di rito con gli altri delegati italiani, molti alla prima esperienza e con la pelle d’oca quando tutti insieme cantiamo l’inno nazionale, che all’estero ti fa sentire ancora più vicini.
Quando tocca a noi sventolò la bandiera più forte che posso e porto con me la mia famiglia e tutti gli amici e i colleghi che sento vicino. Una lacrima scivola quando sento che la speaker racconta la mia storia e il perché io corra le mie maratone con i capelli rasati a zero. Brividi, come quello di essere di fianco a una coraggiosa ragazza iraniana, che fa anche la foto con un ragazzo israeliano. Che bello lo sport quando è sintomo di coraggio e di pace. Si finisce ballando con i fuochi d’artificio in sottofondo.
Rientro all’albergo stanco ma felice, condividendo un pezzo di strada con Sonja, anche lei delegata italiana alla cerimonia, che da Cisano sul Neva è volata a New York una ventina di anni fa, ma che porta sempre nel cuore la nostra Liguria.
Ora è arrivato il momento di dormire, domattina (quando per chi legge sarà primo pomeriggio) c’è da correre la 5 km che parte dal Palazzo delle Nazioni Unite e arriva sulla linea del traguardo della Maratona, un piccolo assaggio di quello che sarà domenica.
A domani!