Dopo cinque anni

Ex sede Autorità Portuale, approvata la “demolizione selettiva” per il consolidamento dell’edificio

Deciso ieri dal Comitato di Gestione dell'Autorità Portuale di Sistema che ha approvato il bilancio di previsione 2024

Incendio autorità portuale

Savona. Andrà incontro ad una “demolizione selettiva” l’ex sede dell’Autorità Portuale di Savona, distrutta da un grave incendio esattamente cinque anni fa.

Ieri il Comitato di Gestione dell’Autorità Portuale di Sistema ha approvato il bilancio di previsione 2024. Nelle spese correnti particolare rilevanza è dedicata ai servizi di pubblica utilità, con la previsione di spese per pulizia e bonifica per 12,5 milioni di euro, che comprendono l’affidamento del servizio di smaltimento di tre barche porta e lo strip out dell’ex sede di Savona coinvolta in un incendio nel 2018, spese per servizi di vigilanza per 4,95 milioni di euro, e spese per utenze portuali per 1,3 milioni di euro.

Lo strip out è una metodologia di consolidamento degli edifici che prevede la rimozione degli elementi non strutturali la rimozione completa degli elementi non strutturali al fine proprio di portare alla luce lo “scheletro” dell’immobile; ciò consente di effettuare il consolidamento delle parti che necessitano di intervento; segue poi il riposizionamento di elementi quali impianti, tramezze, pavimento e via di seguito.

L’incendio, come detto, divampò il 23 ottobre 2018. Un rogo tanto improvviso quanto spaventoso, che ridusse l’intero edificio a un ammasso annerito in meno di due ore.

L’allarme poco dopo le 13: la densa colonna di fumo, visibile anche a grande distanza, invade le vie della città della Torretta scatenando il panico tra gli abitanti. Immediata la chiamata ai soccorsi e tempestivo l’intervento dei vigili del fuoco, che inviano sul posto l’autoscala, un’autobotte e due squadre. L’edificio, costato 8,4 milioni di euro, era stato inaugurato appena una manciata di mesi prima.

In breve tempo il rogo assume dimensioni importanti, e IVG inizia a raccontare tutto in diretta.

Intorno alle 14 le forze dell’ordine iniziano a transennare l’area, allontanando e tranquillizzando i presenti, mentre i vigili del fuoco continuano le operazioni di spegnimento del rogo, che ha già praticamente “divorato” l’intero edificio. Contemporaneamente inizia frenetica la “conta” dei dipendenti per capire se alcuni di loro, o altri addetti ai lavori o cittadini potessero essere all’interno dello stabile al momento del rogo: emergerà che fortunatamente tutte le circa 40 persone presenti nell’edificio sono riuscite a uscire, senza feriti o intossicati.

L’incendio è terrificante: parti di lamiera si staccano dalla facciata e precipitano al suolo, mentre le fiamme raggiungono anche le auto parcheggiate nelle vicinanze dello stabile.

Intorno alle 14.20 l’incendio sembra quasi domato, quando riprende vigore nella parte superiore della torre: le fiamme sono “vive” e continuano a “piovere” porzioni di lamiera e detriti. Verso le 15 viene dichiarato sotto controllo: “L’aria risulta pulita e priva di quantitativi di eventuali agenti dannosi per la salute – spiega il caposquadra dei vigili del fuoco – e dall’Autorità Portuale ci hanno garantito che tutti i presenti all’interno dell’edifico al momento del rogo sono riusciti ad uscire in tempo”.

Arrivano anche i tecnici di Arpal, per i rilievi del caso, e l’allora sindaco Ilaria Caprioglio: “Stando alle analisi di Arpal non ci sono agenti inquinanti nell’aria ma, in via preventiva, abbiamo chiesto a tutti gli abitanti delle palazzine della Darsena e del centro di tenere le finestre chiuse”. La zona rossa è delimitata con le transenne. Quando l’edificio si raffredda inizia finalmente la bonifica.

Nei mesi e negli anni successivi le indagini ricostruiranno man mano l’accaduto: il terrazzino da cui sono divampate le fiamme, l’effetto “camino” dovuto all’intercapedine tra la facciata interna costruita in Argisol (un materiale plastico altamente infiammabile) e i pannelli colorati in alluminio (ignifughi). Nove persone vengono iscritte nel registro degli indagati. Emergono errori nella costruzione e nell’abbinamento dei materiali. Nel giugno 2019 viene disposta addirittura una vera e propria “simulazione” all’interno della caserma dei vigili del fuoco di Velletri, con la ricostruzione del muro esterno e il montaggio dei pannelli ignifughi sulla facciata. La conclusione a cui giunge il perito è che a rendere così violento e rapido l’incendio siano stati due dettagli costruttivi: la mancata intonacatura della facciata “interna” e la distanza tra quest’ultima e i pannelli esterni con cui era rivestita.

Al momento dell’incendio non esisteva una norma che obbligava costruttori e direttori lavori ad intonacare l’Argisol, soltanto linee guida dei vigili del fuoco, di applicazione volontaria. L’inchiesta per incendio doloso viene quindi derubricata a incendio colposo. Poi, dopo più di due anni, arriva la richiesta di archiviazione.

A giugno 2022 il sindaco Marco Russo ha scritto una lettera a Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, chiedendo un intervento immediato: “La sede andata a fuoco è simbolo di degrado, dequalifica la città”.

Nel successivo mese di novembre il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini e il sindaco di Savona Marco Russo avevano effettuato un sopralluogo all’interno della vecchia sede dell’Autorità di Sistema Portuale.

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