Varazze. “Avevo ascoltato il suo album ‘Non siamo mica gli americani’ e mi era piaciuto. Così ho chiamato la sua casa discografica che mi ha dato un numero di telefono. L’ho fatto subito. Tre squilli, e mi ha risposto lui, in persona”.
Lui è Angelo Arecco, anima di Radioskylab, la radio di Varazze. E’ stato lui ad avere l’intuizione, nel 1981, di portare in concerto a Varazze nientemeno che Vasco Rossi. Al cantautore, simbolo della musica rock italiana, è dedicato un documentario su Netflix, “Il Supervissuto” dove, in questi giorni, è apparso proprio il manifesto di quel concerto.
Riavvolgiamo il nastro. Gli anni ‘80. Fascino, sonorità. Forse anche magia. All’epoca la sede di Radioskylab era sopra l’Invidia. Qui è passata tanta storia che Angelo ha saputo tessere bene. Quel giorno, Angelo compone un numero di telefono e non si immagina lontanamente che sia il suo e che stia chiamando Zocca. Vasco accetta. Si mettono d’accordo. Poi arriva la vigilia di quel Ferragosto dell’81 e il concerto allo stadio “Pino Ferro”.
È bello ascoltare il racconto di quell’incontro. Di un Vasco Rossi, all’epoca, ancora poco conosciuto, prima di diventare la rockstar che è oggi. Ma Angelo Arecco aveva già visto molto lontano.
“Lo pagammo circa due milioni di lire – ricorda – Al termine del concerto eravamo negli spogliatoi. A un certo punto, chiese chi lo avesse chiamato per venire a Varazze. Gli risposero ‘lui’, indicando me. Mi guardò e mi disse ridendo: ‘Se mi cercherai per l’anno prossimo, dovrai pagarmi 100 milioni’. Scherzava, ma io sapevo bene che aveva detto la verità“.