Albenga. “Il Cpr ad Albenga non s’ha da fare”. È quanto emerso, con forza e coesione, nella seduta del consiglio comunale di Albenga andata in scena nella serata di ieri (17 ottobre). Ora, “pieno mandato al sindaco”, che scriverà direttamente al Ministero dell’Interno e a Regione Liguria.
Una seduta che si è aperta con un ricordo ed un minuto di silenzio in memoria del 19enne Claudio Cardillo, dell’ex sindaco di Garlenda Giuliano Miele e dell’avvocato Nicola Durante, recentemente scomparsi, e delle vittime delle guerre.
Tema delicato, quello relativo al Cpr e alla sua possibile, futura collocazione ad Albenga, fulcro della convocazione straordinaria del parlamentino ingauno, che, questa volta, è riuscito ad unire maggioranza e minoranza.
Come testimoniato, da entrambi gli schieramenti, attraverso le parole dei consiglieri Gero Calleri e Giorgio Cangiano, che hanno invitato tutti a “superare i contrasti e l’appartenenza politica in modo che il sindaco possa avere un mandato pieno per respingere questa ipotesi”.
Il documento è stato presentato dalla minoranza e, dopo due rapide riunioni dei capigruppo per limarne i dettagli (è stato necessario un emendamento su input dei consiglieri Vincenzo Munì e Giorgio Cangiano), è arrivata l’approvazione unanime.
In sostanza, il consiglio “ha deliberato di impegnare sindaco e giunta a ribadire la ferma opposizione a questa proposta di apertura di un Cpr ad Albenga con l’impegno di difendere anzitutto la sicurezza della città, oltre che l’immagine e l’economia della comunità”.
“Realizzare un Cpr ad Albenga si rivelerebbe estremamente dannoso per il territorio, – ha spiegato il sindaco Tomatis. – Avevo già preparato uno scritto da inviare al Ministero, contenente le ragioni per cui un Cpr non puó e non deve essere realizzato ad Albenga. Ho aspettato il consiglio e a breve lo invierò, corredato dal documento approvato all’unanimità”.
“Scendendo nel dettaglio, – ha proseguito, – I Centri per i rimpatri sono strutture che non funzionano. Prevedono sì i rimpatri, ma solo previo accordi con i paesi di origine dei profughi, che spesso non arrivano e si trasformano di conseguenza in un carcere ma senza avere gli standard di sicurezza di un carcere vero”.
Ma non solo: “Inoltre, sul nostro territorio non ci sono le condizioni richieste dal Ministero stesso. L’ex caserma Piave necessita di un’importante rigenerazione ed è situata in centro, in zona rossa dal punto di vista idraulico, quindi la legge non ci permette di aumentare il carico insediativi in quella zona (nemmeno temporaneamente). Inoltre, dal punto di vista logistico, si trova a pochi passi da una spiaggia, con numerosi campeggi, locali notturni e stabilimenti balneari: impensabile realizzarlo in un’area del genere“.
“Poi, c’è l’ex Polveriera, in stato di abbandono da anni, dove la vegetazione ha preso il sopravvento e non è possibile nemmeno pensare ad una ristrutturazione. Anche lì, inoltre, vige la zona rossa dal punto di vista idraulico. L’ex caserma Turinetto, infine, non si può ovviamente prendere in considerazione: la struttura è già stata demolita e il nuovo Polo scolastico sorgerà in quell’area. Albenga non ha le strutture né le caratteristiche per un Cpr. E ribadisco l’assoluta contrarietà”, ha concluso il sindaco.
Ma il documento non sarà indirizzato solo al Ministero bensì anche a Regione Liguria: “La legge, – ha aggiunto il vicesindaco Alberto Passino, – dice che per realizzare un CPR su un territorio il Governo deve confrontarsi con la Regione. Piantedosi in visita a Ventimiglia ha manifestato l’intenzione di realizzare un Cpr in Liguria, ma non a Ventimiglia. Il presidente Toti ha, inizialmente, nominato Albenga come possibile sede, salvo poi smentire tale affermazione dopo l’immediata sollevazione del sindaco Riccardo Tomatis, seguito da tutto il territorio. Ebbene, io credo che questo risponda ad una operazione di distrazione di massa perché ci impegna a parlare di CPR invece che di altro come di sanità, rigassificatore e termovalorizzatori. Per questo il documento che farà il sindaco, incaricato da tutto il consiglio comunale, dovrà essere indirizzato sia al Ministero sia a Toti”.
Il consigliere Vincenzo Munì si è detto “molto soddisfatto che a seguito della mia proposta di emendamento sia stato modificato il testo presentato ieri sera dalla minoranza sulla questione del Cpr ad Albenga. Ero e sono fortemente contrario a qualsiasi ipotesi di istituire una struttura del genere sul nostro territorio, ma non potevo e non volevo accettare che per esprimere la propria contrarietà, venisse ancora una volta descritta la nostra città per quello che non è. Definire la città in un documento ufficiale del Consiglio Comunale come una città dalla sicurezza ‘già molto precaria’ sarebbe stato un errore imperdonabile, uno schiaffo a tutti gli imprenditori che qui investono, ai cittadini che ci vivono, alle forze dell’ordine quotidianamente impegnate sul controllo del territorio, una macchia indelebile sul buon nome di Albenga. Che questo fosse fatto da una minoranza che già più volte ha cercato di costruire le proprie fortune politiche, per altro con scarsi risultati, a discapito della città era prevedibile. Emblematico in questo caso la querelle sui valori immobiliari in caduta con la pronta smentita della FIMAA Savona-Confcommercio, alle accuse mosse dal presidente del circolo ingauno di Fratelli d’Italia. Che a farlo però fosse la stessa maggioranza, sarebbe stato invece un errore madornale, perché se pur vero che esistono delle criticità e c’è ancora molto da fare, molte iniziative importanti sono state portate avanti dall’amministrazione Cangiano in poi. Per questo sono convinto di aver agito nell’interesse esclusivo della città e sono soddisfatto che l’intero Consiglio abbia alla fine seguito le mie indicazioni.”
Nelle parole di Eraldo Ciangherotti (Fi), il sunto della posizione della minoranza: “Ce l’abbiamo fatta. Sindaco e maggioranza intera hanno votato all’unanimità l’ordine del giorno del centrodestra ingauno (Calleri, Distilo, Porro, Roberto Tomatis e lo stesso Ciangherotti) per dire al Ministro Matteo Piantedosi che Albenga non vuole in città un Centro di permanenza e rimpatrio di profughi irregolari sul territorio. La sicurezza già troppo precaria della città, il rischio di terroristi che arrivano in città cammuffati da sedicenti profughi, l’effetto negativo sulle nostre attività produttive sono aspetti importanti e sostanziali per dire ‘no’ ad un Cpr”.