Savona. La Regione Liguria torni indietro rispetto a questo progetto che rischia seriamente di mettere in difficoltà il modello di sviluppo della nostra Provincia e creare danni all’ambiente.
Questa vicenda dimostra la totale mancanza di una strategia nazionale riferita alla riconversione energetica di questo Paese.
La Regione Liguria e i Ministeri risolvano le questioni aperte sul territorio e investano su infrastrutture e attività di cui il territorio ha bisogno ad iniziare dal ripristino delle funivie.
Non ci si può permettere di chiamare i cittadini savonesi, le associazioni, i comitati e il sindacato confederale savonese terrapiattisti, oppure dipingere tutti come degli ingenui sprovveduti o delle persone che rifiutano a priori ogni ipotesi di sviluppo che comporti qualche minimo sacrificio. I savonesi, i vadesi , i valbormidesi e gli abitanti tra Albissola e Bergeggi sono un popolo di sana e robusta Costituzione e pertanto pretendono che lo Stato e le istituzioni li trattino da cittadini e non da persone con l’anello al naso.
Le modalità con le quali le Istituzioni e in particolare Regione Liguria hanno scelto di presentare la proposta della nave rigassificatrice nella rada di Savona e Vado Ligure sembrano fatte apposta per scatenare paura e incomprensioni.
La nave rigassificatrice arriva perché la politica ha deciso di rifiutare il gas di un dittatore invasore per comprarlo da regimi simili e pagandolo di più, oppure da paesi amici e democratici pagandolo ugualmente di più. Governo e Regione vorrebbero tenere la nave a Vado per vent’anni, quindi significa che la transizione ecologica e il superamento dei combustibili fossili deve ancora aspettare tanto? Se così fosse una centrale a metano già ce l’abbiano, abbiamo anche importanti fabbriche chimiche e due punti di sbarco di prodotti petrolchimici, uno di carbone che alimenta l’unica cokeria a cielo aperto d’Italia e tra le poche presenti in Europa. Si può dire che per una equa distribuzione dei sacrifici il territorio savonese ha già dato?
In tutto questo i tecnici della SNAM avevano detto che non ci sono ragioni di natura tecnica per lo spostamento da Piombino (prima destinazione) a Vado. A Piombino la nave sarebbe dovuta stare in Porto, non in mare aperto e non esposta alle intemperie. Qualcosa non torna: uno dei rischi potenziali delle navi rigassificatrici è lo spostamento ripetuto della massa liquida, in particolare quando il serbatoio non è completamente pieno, per esempio per il moto ondoso. Infatti se si tratta di navi rigassificatrici vengono collocate quasi tutte all’interno di porti, oppure, se le navi vengono messe in mare aperto, si prevedono importanti opere di protezione. Per effettuare questo spostamento da Piombino si usa una procedura d’urgenza: tre anni. E qui qualcosa non torna: se c’è una urgenza è per il giorno dopo, non dopo tre anni. E allora? Dov’è l’urgenza?
La nave verrà posizionata davanti al Comune di Savona. A circa tre chilometri scarsi dal centro della Città. Il Comune di Savona è sostanzialmente escluso dal partecipare al procedimento autorizzativo, perché la condotta non tocca terra nel Comune, ma per 300 metri è nel Comune di Vado e per il resto nel Comune di Quiliano, in un tratto nell’altra sponda del Torrente Quiliano e che dunque dista dal Comune di Savona per circa 100 metri. E’ assurdo che la città capoluogo e l’amministrazione dove insiste la nave non possano metterci becco.
L’Amministrazione Comunale si vede ormeggiare una nave rigassificatrice a 2,9 chilometri dalla spiaggia e non può partecipare al percorso autorizzativo. Solo prendere atto. Sotto il profilo democratico e di rispetto delle Istituzioni locali si stia esagerando.
La nave impatterà anche sulla navigazione prevedendo una zona di interdizione totale che per Savona significa la chiusura del Porto di Savona e di quello di Vado. Siccome l’Italia è uno strano Paese per cui le prescrizioni di sicurezza variano a seconda degli interessi, probabilmente diventerà sufficiente bloccare la navigazione solo durante le operazioni di scarico. Peccato che sulla nave rigassificatrice sono previsti almeno 40 operazioni di scarico all’anno, per 40 giorni con il risultato che si fermerà tutto con quel che ne consegue in termini di danni al lavoro e all’economia. In conclusione: il progetto confligge con il modello di sviluppo che il territorio da tempo si è dato e che prevede una economia multi vocazionale dove industria, portualità, agricoltura e turismo convivono a tutela dell’ambiente.
La Regione Liguria torni indietro rispetto a questo progetto che rischia seriamente di mettere in difficoltà il modello di sviluppo della nostra Provincia e creare danni all’ambiente.
Questa vicenda dimostra la totale mancanza di una strategia nazionale riferita alla riconversione energetica di questo Paese.
La Regione Liguria e i Ministeri risolvano le questioni aperte sul territorio e investano su infrastrutture e attività di cui il territorio ha bisogno ad iniziare dal ripristino delle funivie.
Non ci si può permettere di chiamare i cittadini savonesi, le associazioni, i comitati e il sindacato confederale savonese terrapiattisti, oppure dipingere tutti come degli ingenui sprovveduti o delle persone che rifiutano a priori ogni ipotesi di sviluppo che comporti qualche minimo sacrificio. I savonesi, i vadesi , i valbormidesi e gli abitanti tra Albissola e Bergeggi sono un popolo di sana e robusta Costituzione e pertanto pretendono che lo Stato e le istituzioni li trattino da cittadini e non da persone con l’anello al naso.
Le modalità con le quali le Istituzioni e in particolare Regione Liguria hanno scelto di presentare la proposta della nave rigassificatrice nella rada di Savona e Vado Ligure sembrano fatte apposta per scatenare paura e incomprensioni.
La nave rigassificatrice arriva perché la politica ha deciso di rifiutare il gas di un dittatore invasore per comprarlo da regimi simili e pagandolo di più, oppure da paesi amici e democratici pagandolo ugualmente di più. Governo e Regione vorrebbero tenere la nave a Vado per vent’anni, quindi significa che la transizione ecologica e il superamento dei combustibili fossili deve ancora aspettare tanto? Se così fosse una centrale a metano già ce l’abbiano, abbiamo anche importanti fabbriche chimiche e due punti di sbarco di prodotti petrolchimici, uno di carbone che alimenta l’unica cokeria a cielo aperto d’Italia e tra le poche presenti in Europa. Si può dire che per una equa distribuzione dei sacrifici il territorio savonese ha già dato?
In tutto questo i tecnici della SNAM avevano detto che non ci sono ragioni di natura tecnica per lo spostamento da Piombino (prima destinazione) a Vado. A Piombino la nave sarebbe dovuta stare in Porto, non in mare aperto e non esposta alle intemperie. Qualcosa non torna: uno dei rischi potenziali delle navi rigassificatrici è lo spostamento ripetuto della massa liquida, in particolare quando il serbatoio non è completamente pieno, per esempio per il moto ondoso. Infatti se si tratta di navi rigassificatrici vengono collocate quasi tutte all’interno di porti, oppure, se le navi vengono messe in mare aperto, si prevedono importanti opere di protezione. Per effettuare questo spostamento da Piombino si usa una procedura d’urgenza: tre anni. E qui qualcosa non torna: se c’è una urgenza è per il giorno dopo, non dopo tre anni. E allora? Dov’è l’urgenza?
La nave verrà posizionata davanti al Comune di Savona. A circa tre chilometri scarsi dal centro della Città. Il Comune di Savona è sostanzialmente escluso dal partecipare al procedimento autorizzativo, perché la condotta non tocca terra nel Comune, ma per 300 metri è nel Comune di Vado e per il resto nel Comune di Quiliano, in un tratto nell’altra sponda del Torrente Quiliano e che dunque dista dal Comune di Savona per circa 100 metri. E’ assurdo che la città capoluogo e l’amministrazione dove insiste la nave non possano metterci becco.
L’Amministrazione Comunale si vede ormeggiare una nave rigassificatrice a 2,9 chilometri dalla spiaggia e non può partecipare al percorso autorizzativo.
Solo prendere atto. Sotto il profilo democratico e di rispetto delle Istituzioni locali si stia esagerando.
La nave impatterà anche sulla navigazione prevedendo una zona di interdizione totale che per Savona significa la chiusura del Porto di Savona e di quello di Vado. Siccome l’Italia è uno strano Paese per cui le prescrizioni di sicurezza variano a seconda degli interessi, probabilmente diventerà sufficiente bloccare la navigazione solo durante le operazioni di scarico. Peccato che sulla nave rigassificatrice sono previsti almeno 40 operazioni di scarico all’anno, per 40 giorni con il risultato che si fermerà tutto con quel che ne consegue in termini di danni al lavoro e all’economia. In conclusione: il progetto confligge con il modello di sviluppo che il territorio da tempo si è dato e che prevede una economia multi vocazionale dove industria, portualità, agricoltura e turismo convivono a tutela dell’ambiente.
Nel frattempo invitiamo il commissario Toti e l’impresa Snam a convocare l’incontro con il sindacato confederale savonese così come richiesto nell’unica riunione convocata a fine luglio in regione Liguria.
*l’autore è Andrea Pasa, segretario provinciale della Cgil Savona