Vado Ligure. “Ci sono progetti privati per rigassificatori in Adriatico settentrionale: Monfalcone, Trieste, Falconara, Porto Recanati. Quelli galleggianti sono a distanze elevate dalla costa e, soprattutto, dalle entrate dei porti. Il minimo è quello che si realizza a Ravenna che, comunque, è a 8 chilometri dalla costa e dal porto di Ravenna. Quello di Savona sarebbe a 2,8 chilometri dal porto di Vado (dove transitano 400 navi all’anno). Se valgono le prescrizioni di Livorno (confermate recentemente) il porto di Vado non potrebbe operare”. Lo afferma Roberto Cuneo, consigliere nazionale di Italia Nostra, presentando le osservazioni della sezione di Savona della Onlus al progetto del rigassificatore di Vado.
“Il vero rischio non è il gassificatore in sé o le navi che portano LNG ma il traffico portuale con navi con qualità non garantita (ricordiamo Moby Prince a Livorno) – aggiunge – La realtà è che Savona è il posto dove SNAM spende di meno (usa il percorso di un gasdotto esistente e costruisce un gasdotto sommerso di soli 4 chilometri mentre quello di Livorno è di 22 chilometri). La nave deve andare via da Piombino perché gli elementi di rischio sono più elevati rispetto a qualunque altra posizione”.
Di seguito le osservazioni di Italia Nostra al progetto.
Osservazione 1: Non è disponibile l’analisi di localizzazione che porta alla scelta del Sito di Savona Vado
Il progetto risponde alla necessità di individuare un sito ove ricollocare la FSRU già posta in Piombino per motivi di urgenza. Mentre la collocazione di Piombino derivava da una situazione di emergenza, questa ricollocazione è invece strutturale e il processo decisionale non può avere scorciatoie e mancanza di trasparenza: perché Savona Vado? Chi ha deciso? Con che procedura trasparente e partecipata?
La ricollocazione deve rispondere ad una serie di requisiti di funzionalità e di minimizzazione delle controindicazioni, tenendo conto dell’indirizzo europeo detto DNSH:
Tutte le misure dei Piani nazionali devono soddisfare il principio di “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali”. Tale vincolo si traduce in una valutazione di conformità degli interventi al principio del “Do No Significant Harm” (DNSH).
Alcuni criteri di collocazione possono essere i seguenti:
1. La collocazione deve essere vicina al mercato di consumo del gas naturale;
2. Il collegamento con la rete nazionale deve essere agevole e non compromettere aree di grande valore paesaggistico ed agricolo;
3. La collocazione deve essere congruente con l’uso del territorio e della costa previsto nella pianificazione locale e regionale (PUC, PTR, Piano della Costa ecc.);
4. Per motivi di sicurezza marittima il sito scelto non deve essere vicino a porti commerciali ed industriali per ridurre il rischio di collisioni che, con il GNL, possono essere particolarmente pericolose (è da ricordare l’incidente Moby Prince all’uscita del porto di Livorno);
5. La distanza dalla costa deve comunque essere tale da non porre vincoli insostenibili alla fruizione sia lavorativa (cabotaggio, pesca, ricerca ecc.) sia diportistica (soprattutto in aree turistiche); i siti attuali in Italia sono a 12 km (Cavarzere) e 22 km (Livorno); è in ristrutturazione la piattaforma abbandonata di Ravenna a 8 km1 mentre per Savona Vado è 2,8 km;
6. Il costo della ricollocazione deve essere minimo nel rispetto dei vincoli necessariamente rispettati;
7. Altri
In base ad un’analisi che confronti con il metodo dei costi e benefici i criteri sopramenzionati, è possibile stilare una graduatoria delle diverse localizzazioni italiane e scegliere la migliore in modo trasparente: per la collocazione Savona Vado ciò non è disponibile. Ripetiamo: perché Savona Vado? Chi ha deciso? Con che procedura trasparente e partecipata?
Da informazioni di stampa emerge che la scelta è stata fatta da SNAM: ma è accettabile che una decisione così importante sia presa da un operatore privato, interessato prioritariamente alla minimizzazione dei suoi costi?
Nel testo del progetto è scritto ripetutamente quanto segue:
La ricerca della soluzione si è indirizzata verso possibili siti offshore verificando la sussistenza di tre requisiti essenziali: (i) il collegamento in un punto della Rete Nazionale in grado di ricevere la portata prevista, (ii) la fattibilità tecnica, urbanistica ed ambientale del tracciato della condotta a mare ed a terra, (iii) la capacità della FSRU di svolgere con continuità il servizio di rigassificazione rispetto alle condizioni meteomarine attese nel I requisiti sopra richiamati hanno portato a selezionare un sito offshore a circa 2 miglia nautiche (circa 4 km) dalla costa ligure di ponente di fronte a Vado Ligure (SV) potendo evitare sia le rotte di ingresso/uscita del traffico navale che sfruttare l’approdo a terra in corrispondenza dell’area industriale di Tirreno Power.
Come si vede non c’è un’analisi del contesto né un confronto con altre possibili localizzazioni ma solo la valutazione della comodità per SNAM di realizzare il progetto col minimo di costo per l’azienda (gasdotto sottomarino cortissimo e riutilizzo del gasdotto a terra).
Osservazione 2: La Collocazione del terminale di Savona Vado a 2,8 km dalla costa è pericolosa per i rischi connessi con il traffico marittimo del sito
Nel testo della richiesta di VIA esposta da SNAM a pag. 2 è indicata una distanza da terra di 4 km: si tratta di un’informazione sbagliata: la distanza minima dalla costa è 2,8 km (Fig. 1 in cui il cerchio rosso ha raggio 2000 metri Rapporto preliminare di sicurezza all. A2.1 Corografia).

Si sottolinea che nella corografia non è indicata la posizione della nuova diga di Porto Vado (Fig. 2) che riduce di 250 m lo spazio disponibile per il transito delle navi, riducendolo a circa 2800 metri.

Il terminale di Livorno è stato collocato a 22 chilometri dalla costa e a 25 chilometri dal porto di Livorno; questa collocazione consente di separare i flussi di traffico marittimo con maggiore sicurezza generale; questa è tutelata anche dalle fasce di rispetto previste dalla capitaneria di Livorno (confermate ripetutamente negli anni): 2 miglia (3,7 km) di divieto assoluto, 4 miglia (7,4 km) divieto parziale, 8 miglia (14,8 km) divieto di fermata.
Analogamente il rigassificatore di Ravenna si trova a 8 km di distanza dalla costa e dall’uscita del porto di Ravenna; la Capitaneria di Porto di Ravenna ha affermato che questa è una distanza di sicurezza. Questi vincoli vanno applicati anche alla collocazione di Savona, che è ben più pericolosa per i significativi traffici degli adiacenti porti di Vado (traghetti, portacontainer, petroliere, prodotti petroliferi e, in futuro, chiatte per il deposito di GNL recentemente previsto nel porto di Vado) e di Savona (crociere, traghetti, rinfuse, pesca ecc.). Nel 2022 le navi che hanno toccato i porti di Vado e Savona sono state 1800, si tratta quindi di un traffico molto rilevante che, con il rigassificatore, non avverrebbe con la sicurezza richiesta a Livorno e Ravenna.
Va sottolineato che mentre il rigassificatore e le navi GNL possono attuare un accurato sistema di sicurezza (progetto, gestione), la navigazione generale non consente garanzie se non ponendo il divieto di navigazione, essendo centinaia le navi che annualmente verrebbero a transitare nella zona di maggior rispetto di 2 miglia.
Applicando i vincoli ritenuti validi per Livorno cesserebbero i traffici portuali di Vado (e quindi anche la raffineria di Trecate) e le attività balneari della spiaggia (37 stabilimenti).
Osservazione 3: I piani territoriali esistenti per la zona interessata sono in contrasto con questo progetto
Il PUC di Savona considera la lunga spiaggia tra Savona e Vado (circa 5 km) un elemento qualificante per il futuro della città e la collettività ha investito oltre 10 milioni di Euro per qualificare il territorio (passeggiata di Ponente). La Regione Liguria ha investito 5 M€ per il recupero di Villa Zanelli come elemento qualificante di tutto il territorio; nel Piano Territoriale Regionale, in corso di adozione, è prevista una particolare tutela per le spiagge del ponente.
Questi obiettivi non sono più resi possibili per una collocazione così vicina alla costa.

Va anche sottolineato che esiste anche un vincolo internazionale: relativo al Santuario dei Cetacei, derivante dalla Convenzione di Barcellona (16 febbraio 1976): a questa convenzione fa riferimento il Multilateral Agreement tra Francia, Italia e Monaco (Roma 1999) diventato operativo nel 2002 (Area Speciale di Interesse Mediterraneo, ASPIM). La particolare orografia subacquea della costa savonese è elemento vitale per l’equilibrio di un territorio che è di interesse per il progetto internazionale.
Osservazione 4: Non è rispettato il Burden Sharing (suddivisione del carico)
Un principio generale assunto dall’Unione Europea e fatto proprio dalla Stato Italiano è quello del Burden Sharing, già applicato per i flussi migratori, per i rifiuti, per l’energia e per i problemi che coinvolgono tutti gli stati.
In base a questo principio l’onere per le infrastrutture che servono all’intera collettività deve essere sopportato in modo equo da tutti i componenti che siano in grado di sostenere una parte del peso.
In base a questo principio i rigassificatori vanno distribuiti tra le regioni italiane in maniera equa e solidale: la Liguria ha già un rigassificatore (dal 1971 a La Spezia); c’è un rigassificatore in Veneto, in Toscana e in Emilia (in corso di costruzione). Ci sono regioni del centro nord Italia che non ne hanno nessuno. In base al principio di Burden Sharing la priorità di ricollocazione dell’impianto sito a Piombino va orientata a queste regioni: Friuli, Marche e Lazio (in queste regioni che per le favorevoli condizioni (fondali adatti a distanza dalla costa). In queste regioni negli anni scorsi sono state presentate già molte proposte di insediamento di nuovi rigassificatori da parte di privati).