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Classica&dintorni

Richard Wagner: spirito d’innovazione, mitologia e il trionfo dell’eroe (parte seconda)

“Classica&Dintorni” di Massimo Carpegna nasce con l'intento di portare i lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia

Generico settembre 2023

PRIMA PARTE

Quando Wagner prese in moglie Minna Planer, si stabilì a Königsberg e proseguì a far debiti e a ricevere la visita dei creditori. Minna non sopportava quel perenne disagio e tornò dai genitori, ma Wagner si rimise in sella con un posto importante a Riga e lei decise di concedergli un’altra opportunità. Era il 1887, ma la storia si ripetè: Wagner iniziò a lavorare all’opera “Rienzi“, ma il gioco lo fece nuovamente sprofondare nei debiti.

Due anni dopo fu licenziato e fuggì dai creditori imbarcandosi per la Francia. La leggenda narra che durante questo viaggio e attraversando la gelida nebbia marina gli venne l’ispirazione per comporre “Der fliegende Holländer“ (L’Olandese volante). Con Minna si stabilì a Parigi, provò a presentarsi ad altri compositori come Meyerbeer e agenti teatrali, ma la sua musica non impressionò nessuno più di tanto. Presto finì il denaro e per sopravvivere impegnò al Monte di Pietà il poco che gli restava; si mise a scrivere robetta per le famiglie aristocratiche, per feste e compleanni, quella che oggi definiremmo “musica d’uso.

Aggiustò ancora il “Rienzi“ e nel 1840 iniziò a comporre “L’Olandese volante“. Ma il destino stava per cambiare e, grazie alla raccomandazione di Meyerbeer e altri musicisti, il “Rienzi“ fu accolto nel cartellone del tetro di Dresda. Sorse subito un grosso problema: come lasciare Parigi? Wagner si fece prestare altro denaro e raggiunse la città tedesca, dove il 20 ottobre 1842 ci fu la “prima“ della sua opera. La paura di fallire impressionò i presenti. Proprio lui, che spandeva sicurezza e narcisismo a piene mani e ovunque! Il poeta Heinrich Heine così descrisse quella serata: « sembrava uno spettro; rideva e piangeva nello stesso tempo e abbracciava tutti quelli che gli capitavano a tiro, mentre il sudore gli colava dalla fronte ». Naturalmente, il “Rienzi“ ebbe un successo enorme e tutti i problemi di Wagner svanirono in un lampo. Il Teatro di Corte di Dresda si assicurò immediatamente i diritti dell’Olandese volante, messo in scena ai primi del 1843, e lui fu nominato secondo Kapellmeister all’Opera di Dresda. Lo stipendio era alto, ma Wagner aveva le mani bucate e, saputo della sua nuova situazione finanziaria, d’incanto comparvero tutti i creditori di Lipsia, Magdeburgo, Königsberg, Riga, Parigi. Insomma, di tutte le città dove aveva fatto sosta.

Quale secondo Kapellmeister, si mise immediatamente al lavoro e a cambiare, secondo la sua visione, l’esecuzione delle opere e le dinamiche professionali all’interno dell’orchestra, dove esisteva il sistema dell’anzianità e non della qualità. I professori divennero suoi nemici, ma la su musica era sempre ammirata e rispettata. Iniziò a scrivere un’opera nuova, il “Tannhäuser“ la cui prima ebbe luogo il 19 ottobre 1845. Il pubblicò ne rimase sconcertato, in una primo momento, ma poi l’accolse con grande favore e così Wagner cominciò a pensare al “Lohengrin“. Ma tanto più la sua fama cresceva quanto le sue finanze diminuivano. La pagavano troppo poco per la sua genialità e così, esaltato dal crollo della monarchia francese e influenzato dalle teorie dell’narchico Michele Bakunin, si diede alla politica, schierandosi dalla parte dei rivoluzionari durante la rivolta di Dresda. « Distruggere l’ordine costituito… Sollevatevi popoli della terra! Sollevatevi, afflitti, oppressi, poveri! » furono le sue parole nei comizi, ma la rivoluzione fu soffocata e nel 1849 Wagner fu costretto a fuggire a Weimar, ospite dell’amico Liszt.

Dopo un breve soggiorno, si trasferì a Zurigo. Il “Lohengrin“ era finito e Liszt diresse la prima mondiale a Weimar nel 1850. Ma lui era assente, già coinvolto in altri progetti. Nessuna delle opere che aveva scritto esprimeva in pieno il suo concetto di poetica e musica. Arrivò così al concetto di opera d’arte unitaria (Gesamikunstwerk) e alla conclusione che tutta la grande arte doveva essere basata sulla mitologia.

(Continua…)

Massimo Carpegna è direttore d’orchestra, critico musicale e compositore, con partiture lirico sinfoniche diffuse in mondovisione. E’ stato docente presso il Conservatorio di musica di Modena ed è Visiting Professor alla London Performing Academy of Music. Con “Classica&Dintorni” porterà i nostri lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia. Clicca qui per vedere tutti gli articoli.

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