Loano. Quando vi si entrava (sicuramente da bambini, ma molto probabilmente anche da adulti) non si poteva fare a meno di restare a bocca aperta. Le vetrine, gli scaffali, gli espositori, il bancone straripavano di centinaia di giocattoli di ogni genere, per maschietti e femminucce di tutte le età, dall’infanzia fino all’adolescenza. E la tentazione di curiosare, alla scoperta delle ultime novità o di qualche “revival” della propria infanzia, era sempre irresistibile. Perché entrare da Gi&Cri, storico negozio di giocattoli di via Garibaldi a Loano, equivaleva ad entrare in un mondo quasi fatato, da favola. Tutte le favole, però, hanno una fine e così a fine mese anche la celebre attività gestita per decenni dalla famiglia Ietri chiuderà definitivamente i battenti.
La notizia era nell’aria da qualche settimana, cioè da quando sulle vetrine hanno cominciato ad apparire i cartelli di “vendita promozionale”. Infine, l’avviso che comunicava gli “ultimi giorni” di apertura ha dato a tutto quanto un’aura definitiva che, in tantissimi, speravano non sarebbe mai arrivata. Ora, in vista di quella che per generazioni di clienti (diventati negli anni veri e propri amici) rappresenta la vera e propria fine di un’era, IVG.it ha deciso di fare quattro chiacchiere con Leandro Ietri e le sue figlie Cristina e Rosy, che per anni (insieme alla moglie di Leandro, Giuliana) hanno rappresentato i volti di Gi&Cri.
La prima domanda è tanto ovvia da non meritare quasi risposta, ma Leandro sorride e si presta ancora una volta a fornire la spiegazione: “Il nome del negozio? La Gi è mia moglie Giuliana – spiega – Cri, invece, è nostra figlia maggiore Cristina”.
La famiglia Ietri ha aperto la sua prima attività nel 1985 nel locale, al centro di via Garibaldi, ora occupato da un ottico: “Avevamo giornali, libri (scolastici e non) e giocattoli. Successivamente ci siamo spostati all’inizio di via Garibaldi, quasi all’incrocio con via Cesarea, nel locale oggi occupato da una gelateria. Siamo rimasti lì per diversi anni. Eravamo affiliati alla catena Amico Giò”.
Poi, il 28 novembre 1998 lo spostamento nell’attuale sede: “Qui una volta c’erano i famosi Magazzini Duemila. Quando la catena è fallita, siamo riusciti a recuperare i locali (di nostra proprietà) dal curatore. Abbiamo dovuto acquistare anche l’arredamento, che risaliva addirittura al 1960. Spostandoci di sede abbiamo deciso di affiliarci alla catena Vedes, di Norimberga. Da loro compravamo quasi il 90 per cento della merce: avevano varie marche, alcune delle quali non si trovavano in Italia. Per un periodo abbiamo trattato anche la prima infanzia, con lettini, passeggini e carrozzine e l’alimentazione dedicata”.
Ora, un quarto di secolo dopo, la famiglia Ietri ha deciso di ritirarsi a vita privata. “Io in realtà sono in pensione da un po’, ma ancora non me ne sono accorto”, precisa il 76enne Leandro mentre serve una signora che cercava i prodotti di una particolare casa tedesca. Cristina e Rosy, invece, si “guarderanno intorno” in cerca di una nuova carriera.
Quarant’anni trascorsi tra i giocattoli e i bambini. Un settore che “vive di mode quasi più dell’abbigliamento” e che richiede un impegno ed una passione costanti: “Bisogna cercare di rimanere aggiornati, altrimenti si finisce per restare indietro – spiega Rosy – Le ditte sono davvero tante e fanno cose molto simili tra loro. Bisogna essere bravi a scegliere i prodotti giusti”.
Le richieste dei clienti sono cambiate molto, nel corso del tempo: “In passato, i clienti per lo più si facevano consigliare, avevano bisogno di essere guidati. Oggi, invece, chi entra da noi per lo più ha già le idee chiare. Ma oggi ogni fascia di età ha una scelta di giocattoli ben precisa, perciò bisogna essere costantemente aggiornati per saper suggerire la soluzione migliore”.
“Al giorno d’oggi, purtroppo, tanti genitori cercano giochi che facciano anche da baby-sitter ai loro figli. Questo negli ultimi anni perché è cambiato anche il modo di fare i genitori. Inoltre, c’è una differenza sostanziale tra chi abita in grandi città e chi invece abita in zone magari più periferiche o ‘di provincia’. La maggior parte delle persone che abita in città cerca, evidentemente, di trascorrere del tempo di qualità con i propri famigliari. Perciò i genitori giocano ancora molto con i loro figli e per questo cercano giochi che siano educativi, quasi montessoriani. Questa abitudine alla condivisione dei momenti ludici si può riscontrare molto nei ragazzi più grandi che magari vengono in vacanza da soli e cercano qualche gioco di società da fare tutti insieme, sia un gioco in scatola o un gioco di carte”.
Questa “prospettiva” ha guidato le scelte di Gi&Cri in una direzione quasi retrò: “In Germania la concezione del gioco è molto classica, tanti giocattoli sono ancora in legno. Volendo puntare su prodotti di qualità, abbiamo sempre preferito questo genere di proposte. La nostra clientela lo ha sempre riconosciuto”.
Ed è proprio per questo che la chiusura di una storica e celebre attività come Gi&Cri sarà tutt’altro che indolore: “Chiudere ci spiace – spiega ancora Rosy – ma il lavoro è diventato davvero troppo impegnativo. Nostro padre ha deciso di riposarsi e mandare avanti il negozio da sole non è semplice: dobbiamo fare ordini tutte le sere, seguire la burocrazia, smistare la merce che arriva. La vera e propria attività di negozio, cioè seguire i clienti, è quella meno impegnativa, ma tutto il resto lo è fin troppo. Vogliamo ringraziare i nostri fedeli clienti, persone che non ci hanno abbandonato e che, dopo essere stati nostri clienti da genitori o bambini, sono tornati a trovarci con i loro nipoti o i loro figli. L’affetto che ci hanno donato queste generazioni di clienti resterà sempre l’emozione più grande”.