Probabilmente, se si dovesse chiedere a una persona cosa conosce del violinista genovese, la risposta potrebbe essere «Paganini non ripete!», accompagnata da un’espressione divertita. Ma a cosa si deve la popolarità di questa frase? Ebbe origine nel febbraio del 1818 al Teatro Carignano di Torino. Il Maestro vi era giunto per eseguire uno dei suoi strabilianti concerti e il Re Carlo Felice di Savoia aveva assicurato la sua presenza. Il teatro, ancora oggi in piena attività, ospitò tutta la corte, giunta ad accompagnare il monarca del Regno di Sardegna. A quel tempo, anche Paganini era un suo suddito, poiché la Liguria era stata annessa nel 1815. Naturalmente, l’esecuzione fu un trionfo e il Re restò particolarmente colpito da un brano di estremo virtuosismo. Mandò sul palcoscenico un suo messo per chiedere al Maestro, quando avrebbe ultimato il concerto, di ripetere quella composizione particolarmente suggestiva. Paganini amava improvvisare e a volte, nella foga dell’esecuzione, si lesionava i polpastrelli. Non sappiamo con certezza quale fu la ragione della sua risposta, se il brano era stato inventato in quel momento, e quindi non poteva essere ripetuto uguale, o se gli dolesse la mano sinistra o non volesse apparire troppo ubbidiente, verso chi aveva cancellato l’indipendenza della sua Genova o tutte e tre, ma Paganini replicò con fierezza: «Paganini non ripete!». Ad una richiesta del Re non si può rispondere in questo modo e Carlo Felice andò su tutte le furie. Nella sua breve tournée torinese, il Maestro aveva ancora un concerto da eseguire che, naturalmente, fu cancellato e non pagato per ordine del monarca. Ma facciamo qualche passo indietro, fino al principio della storia.
Il primo vagito di Niccolò Paganini avvenne il 27 ottobre del 1782 nell’affascinante intrico dei carruggi genovesi, più precisamente in Passo di Gattamora 38 (già vico delle Fosse del Colle). Il quartiere era popolare e la sua famiglia non apparteneva certo all’alta borghesia o alla nobiltà. Purtroppo, la sua abitazione e il quartiere di cui faceva parte, già parzialmente distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è stato completamente demolito agli inizi degli anni settanta, per una scelta ottusa del Comune di Genova. L’Italia, scrigno di bellezze architettoniche e dimore storiche, non è nuova a queste iniziative: vi sono cinte murarie d’epoca romana e medievale abbattute ai primi del ‘900 per consentire una più facile espansione delle città e un facile percorso di tram e mezzi automobilistici.
Grazie a questa decisione, l’area sottostante l’attuale piazza Sarzano, con i suoi meravigliosi vicoli, le botteghe e le osterie di antica memoria, è scomparsa per sempre insieme alla dimora dell’artista.
La casa, in cui il musicista venne alla luce, era abitata dai genitori Antonio e Teresa Bocciardo e dai loro quattro figli. Il frontale del palazzo esibiva un tabernacolo votivo raffigurante la Madonna; al tempo della navigazione a vela, quando i brigantini salpavano con bussola, sestanti e carte nautiche, ogni viaggio rappresentava un’impresa e nessuno era certo di riuscire a raggiungere il porto di destinazione e di far ritorno. Allora ci si affidava alla Madre di Gesù e questo elemento votivo era frequente agli angoli o sopra i portoni dei palazzi del centro storico, perlopiù abitato da naviganti.
I Paganini non erano originari di Genova: il nonno paterno, Giovanni Battista, si era trasferito dalla provincia di La Spezia nella prima metà del Settecento, andando ad abitare in Vico dei Parmigiani. Suo figlio, il padre di Nicolò, faceva il “ligaballe” (imballatore) al porto, e amava la musica. Suonava abilmente il mandolino e, per arrotondare le entrate, si mise a commerciare questo strumento. Il Nostro era estasiato nell’ascoltare il mandolino e vedere la mano sinistra del padre muoversi agilmente sulla tastiera. E da quei giorni, la musica divenne la sua passione.
(Continua…)
Massimo Carpegna è direttore d’orchestra, critico musicale e compositore, con partiture lirico sinfoniche diffuse in mondovisione. E’ stato docente presso il Conservatorio di musica di Modena ed è Visiting Professor alla London Performing Academy of Music. Con “Classica&Dintorni” porterà i nostri lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia. Clicca qui per vedere tutti gli articoli.