Liguria. “Il regolamento deve entrare in vigore entro il 31 di luglio ma la vicenda è già ingarbugliata. Finora la Giunta regionale ha tirato dritto per la sua strada negando qualsiasi nostra richiesta di integrazione o modifica delle nuove mappature e non ha voluto in alcun modo stralciare dal Piano le aree che ha declassato ‘a minor pericolosità idraulica’, con la possibilità di nuove costruzioni”.
Così il Gruppo PD in Regione sul nuovo regolamento del Piano di Bacino, al centro di polemiche e prese di posizione – in particolare dalle associazioni ambientalisti – per la possibilità di edificare e costruire anche in aree a basso rischio di esondabilità.
“Una invenzione tutta ligure: come si può pensare che sia sicuro costruire in zone allagabili da 70 centimetri d’acqua? Ora apprendiamo che il Ministro dell’ambiente Fratin ha dichiarato che la Regione sta facendo alcune valutazioni sulle aree soggette a piene centennali e si stanno rivedendo gli indicatori di pericolosità idraulica. Il regolamento si è già impantanato”, dichiara il Gruppo PD in Regione Liguria”.
E ancora: “Siamo di fronte al fallimento dell’impostazione che la Giunta Toti ha voluto mettere in campo su un tema così delicato come quello della messa in sicurezza del territorio. I tempi sono molto stretti e l’incapacità della Regione di applicare in maniera corretta le regole rischia di mettere in difficoltà i Comuni che dovranno applicare la nuova normativa”.
“La Giunta stralci ora le aree a rischio inondazione dal regolamento del Piano di Bacino e dia risposta ai Comuni rispetto alle competenze, dando loro maggiori garanzie e sostegno, con una regia unitaria che non deleghi agli enti locali scelte che per carenza di personale non potrebbero sostenere” concludono gli esponenti Dem regionali.
“Ieri alla Camera, il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, interrogato su quali azioni intenda promuovere a salvaguardia del principio di cautela e per scongiurare l’incremento del rischio alluvionale della Liguria, in merito allo schema di regolamento approvato il 29 giugno 2023, ha sostanzialmente non risposto e si è semplicemente levato di dosso tutte le responsabilità del caso” dichiara il deputato del M5S Roberto Traversi, a margine del Question time in Aula ritenendo la sua risposta “inadeguata e deludente: speravo che il titolare dell’ambiente avesse un atteggiamento più responsabile e avviasse azioni cautelative in merito a una situazione tanto articolata e delicata”.
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, rispondendo all’interrogazione di Angelo Bonelli (Avs) alla Camera, ha infatti spiegato che “ci sono nuovi studi in fase di valutazione da parte degli uffici della Regione”, i cui esiti verranno tenuti in considerazione prima dell’emanazione definitiva del regolamento.
“L’Autorità di bacino, costantemente informata in tutte le fasi della procedura di adozione del regolamento, ha rappresentato al ministero di condividere quanto comunicato dalla Regione Liguria, ancorché ciò determini un rinvio dell’entrata in vigore delle disposizioni, che sono comunque di esclusiva competenza regionale”, ha detto Fratin.
L’ente di bacino, dal canto suo, ha già approvato il regolamento in questione.
“Ricordiamo che la Regione Liguria, nel bel mezzo peraltro delle alluvioni romagnole del 3 e del 16 maggio, attraverso lo schema di regolamento recante “Disposizioni concernenti l’attuazione dei piani di bacino distrettuali” ha introdotto dopo le aree a pericolosità elevata (P3) e pericolosità media (P2), le corrispettive “nuove aree” – ha ribattuto l’esponente pentastellato -: le inondabili a minor pericolosità relativa P3_0 e P2_0, in cui è possibile fare nuove edificazioni così come indicato negli articoli 5 e 6. In sostanza, le aree P3_0 sono aree ad alta pericolosità idraulica dove l’acqua rimane un po’ più bassa e scorre meno rapida delle aree P3, ma pur sempre si tratta di alta pericolosità; in base allo schema regionale, in tali aree ci potranno stare nuove abitazioni con aumento di popolazione che dovranno subire una potenziale esposizione a quella pericolosità. Questa è una scelta criminale ed espone i cittadini a un pericolo dichiarato!”.
“Regione ha poi scelto di non ascoltare nemmeno gli esperti, come il preside della Scuola Politecnica dell’Università di Genova Giorgio Roth, secondo cui i valori che definiscono le aree a minore pericolosità relativa rispetto alle piene duecentennali dei corsi “non sono cautelativi” e aveva proposto l’utilizzo di soglie di rischio stabilite su studi più recenti. Ricordo che il rischio idraulico è dato dal prodotto tra vulnerabilità, pericolosità ed esposizione: se si migliora la prima, il rischio si abbassa. Una buona legge dovrebbe abbassare il rischio riducendo l’esposizione di persone e cose anziché la vulnerabilità. Sulla pericolosità non si può agire perché è la probabilità che piova o esondi il torrente. Se riduco l’esposizione salvo vite e riduco i costi pubblici. Se riduco la vulnerabilità, non è detto che salvi vite né che riduca i costi legati alla Protezione civile. Condivido il parere di Roth”, aggiunge Traversi.
“Può risultare relativamente facile dimostrare che il singolo intervento abbia effetti “trascurabili”. Trovo però difficile immaginare di edificare in un’area soggetta a rischio allagamento, con valori anche significativi, cioè fino a 70 cm di altezza idrica per velocità di 1 m/s. L’effetto cumulato di una miriade di singoli interventi “poco significativi” diviene esso stesso a mio avviso piuttosto significativo”.
“Questo Governo dimostra ancora una volta di non aver capito la portata del cambiamento climatico in atto e come il susseguirsi di gestioni scellerate di malgoverno del territorio negli ultimi due-tre decenni abbia reso buona parte del nostro territorio ancora più fragile, soprattutto quello della Liguria”, conclude.