Roma/Liguria. “Se il Comune mette a gara il posto auto, non è che tu gli devi dare le chiavi della tua Panda perché ce l’hai parcheggiata sopra”. Enrico Schiappapietra, presidente provinciale del Sindacato Italiano Balneari e presidente Confcommercio Savona, descrive così, con una battuta, la situazione delle concessioni balneari in Italia. Nelle scorse ore, dal Consiglio dei Ministri è arrivato il via libera all’istituzione del SICONBEP, ovvero il sistema informativo di rilevazione delle concessione dei beni pubblici. Per farla breve: il governo italiano ha introdotto ufficialmente il sistema delle mappature delle concessioni, comprese quelle balneari.
Vale la pena precisarlo, perché molto spesso questo aspetto viene confuso: quando si parla di concessioni, non si fa riferimento solo alle concessioni balneari, ma più in generale si guarda a tutto il fronte mare. Per fare un esempio pratico, in Liguria sono presenti circa un migliaio di stabilimenti balneari, ma le attività ricreative coinvolte nel decreto varato nelle scorse ore dal governo sono più o meno 4mila e comprendono porticcioli turistici, campeggi, alberghi, sale da ballo e così via.
La questione, quindi, è soprattutto tecnica. Da mesi a Roma si susseguono gli incontri che vedono a confronto ministeri, associazioni di categoria e regioni. La prossima riunione del tavolo tecnico è prevista per il prossimo 25 luglio, ma nel frattempo il governo guidato da Giorgia Meloni, incalzato dall’Europa, si sta muovendo: “Sono anni che le istituzioni italiane ed europee chiedono la mappatura – spiega Schiappapietra a IVG -. Sulla questione il governo ha sicuramente una posizione attiva. Il testo approvato in Consiglio dei Ministri è un atto dovuto, che traduce quello che era già contenuto nella 118, la legge sulla concorrenza dello scorso anno”.
Contemperare le richieste provenienti dall’Europa con la direttiva Bolkestein (2006) con quelle dei balneari, è la sfida che si sono trovati ad affrontare tutti i governi che sinora si sono susseguiti al potere: “Non è facile prospettare una soluzione ideale – aggiunge il presidente provinciale del Sib -. È vero che le attività commerciali sono state costruite su terreni dello Stato, che ne è il proprietario e va rispettato come tale. Ma è anche vero che lo Stato ha dato in concessione questi spazi su cui sono state costruite le imprese, e le imprese sono degli imprenditori”.
Nell’attivismo del governo italiano, Schiappapietra intravede le ragioni di un cauto ottimismo, che in parte era già emerso nel corso dell’assemblea regionale del Sib andata in scena a Loano il 20 aprile scorso. Le attuali concessioni balneari scadranno il 31 dicembre 2024. Il tempo stringe e su questo il presidente savonese del Sib non ha dubbi: “Non vogliamo più proroghe – conclude -, ma una soluzione univoca e definitiva. Lavorare come imprenditori a scadenza non è proponibile per nessuno, tanto meno per i dipendenti. Il problema ormai non riguarda solo chi fa impresa, ma la gestione di un intero sistema turistico”.
La partita è ancora aperta. Da un lato l’Unione europea continua a chiedere all’Italia di non rinnovare le concessioni in automatico ma di metterle a gara, dall’altro lato il governo prova, non senza imbarazzo, a trovare una soluzione in grado di accontentare Ue e balneari (ma anche il Quirinale, a cui non è andata molto giù la proroga prevista nel decreto milleproroghe dello scorso febbraio). La mappatura decisa con il decreto approvato nelle scorse ore dovrà mettere in chiaro un aspetto cruciale per gli imprenditori, ovvero se le spiagge sono, come ha evidenziato la Corte di Giustizia, risorsa “scarsa” o meno. Quest’ultimo è un aspetto cruciale, nonché il presupposto, per l’applicazione della famosa direttiva europea Bolkestein.
A Roma prosegue quindi il confronto serrato, con l’Europa che monitora l’evoluzione della situazione italiana. Il tempo scarseggia. Salvo proroghe, ovviamente.