Il caso

Varazze, mamme in rivolta dopo la lettera di un turista: “Lasciate giocare i bambini all’aperto”

É polemica dopo la lettera di un turista che chiede di non fare giocare i bambini a pallone in piazza Bovani e di fare rispettare le regole

Piazza Bovani Varazze

Varazze. Levata di scudi da parte dei varazzini dopo la lettera di un turista che chiede al sindaco di non fare giocare a calcio i bambini in piazza Nello Bovani: in sintesi, il nostro lettore puntava l’indice sul disturbo e il rischio pallonate, rimarcando di fare rispettare le regole. E, è proprio il caso di dirlo, a scendere in campo, sono principalmente le madri varazzine e le persone che in piazza, a giocare a palla, sono cresciute.

In effetti se piazza Bovani è notoriamente conosciuta come la “piazza del pallone”, forse un motivo ci sarà. Ed è proprio legato alla storia della città. Un discorso di tradizione. Qui infatti, in tempi remoti, si iniziò con il gioco della palla elastica cui subentrò, negli anni, quello del pallone. Per intere generazioni. “Quello che accade in piazza del pallone dovrebbe essere la norma per tutte le piazze del mondo. Bambini che invece di stare alla play station o davanti ad uno smartphone giocano. Fanno rumore sì, ma è pur sempre il rumore dolcissimo dei bambini che giocano” afferma una mamma di tre bambini che aggiunge: “Evviva la libertà di gioco dei bambini”.

Le fa eco un’altra varazzina: “Sono nata e vivo proprio a due passi dalla quella piazza che è una delle più belle di Varazze” poi va dritta alla questione “è uno spazio fruibile da grandi e piccini.
Se la Liguria è un fazzoletto di terra nella quale devono necessariamente convivere diverse esigenze, credo che anche i turisti debbano avere rispetto per le caratteristiche storico- culturali della nostra cittadina e non possano pretendere di stravolgerle”. Quindi aggiunge: “Da sempre piazza Bovani è chiamata ‘ciassa du balun’ e, non a caso, così come le nostre vie interne non sono ‘budelli’ ma ‘carruggi’ così come a Montecarlo e ad Ajaccio, dove il termine è riportato anche nelle targhe che le individuano”.

Difende così a spada tratta, la nostra lettrice, usi e costumi di casa: “C’è una ragione storica per tutto questo e per tante altre caratteristiche della nostra terra. Penso alle case, colorate per consentire ai marinai e pescatori di riconoscerle da lontano, piccole, strette e prive di terrazzi. Ma penso anche alla tradizione della cucina, alla focaccia e non ‘pizza bianca’, al pesto e tanto altro ancora. La Liguria è bella e preziosa là dove la tradizione è stata conservata e valorizzata, non dove ha subito modifiche e contaminazioni che nulla hanno a che fare con le caratteristiche e la cultura della nostra terra. Sapersi adeguare ai tempi è cosa buona – rimarca – ma occorre farlo con intelligenza altrimenti si diventa un luogo di parcheggio dove si va solo per fare il bagno, sentirsi liberi di comportarsi senza regole e pretendere di essere riveriti senza usare rispetto per la comunità che ti ospita”.

Un calcio al pallone, insomma, ha fatto rete sì, ma nella polemica.

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