Requisitoria

Processo Tirreno Power, il pm: “Dal 2004 al 2009 i soci si sono distribuiti utili per 428 milioni di euro privando la società di risorse”

La mancata copertura del carbonile non è stata fatta "per questioni economiche" ed è stata "una macroscopica violazione con impatto indubbiamente significativo sull’ambiente e sulla salute umana"

Requisitoria processo Tirreno Power Milocco

Savona. “Dal 2004 al 2009 i soci si sono distribuiti utili per 428 milioni di euro privando la società di risorse“. Lo ha detto il pubblico ministero Elisa Milocco durante la requisitoria nell’ambito dell’inchiesta di Tirreno Power. E’ iniziata questa mattina la fase finale del processo che ha preso il via il 31 gennaio 2019. Sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di disastro ambientale e sanitario ventisei persone tra manager ed ex manager di Tirreno Power.

Nel mirino della procura l’atteggiamento dell’azienda, i mancati investimenti di Tirreno Power per limitare l’inquinamento, il posizionamento del sistema di monitoraggio delle emissioni sui camini della centrale.

Per quanto riguarda la costruzione del VL6 e la copertura del carbonile, Milocco ha evidenziato che “dal 2005 al 2008 la volontà di farlo era effettiva, poi abbandonata a causa del depauperamento delle casse“. Infatti, tra il 2004 e il 2009, “i soci si sono distruibiti utili per 428 milioni di euro, anziché utilizzare gli utili per coprire il carbonile e realizzare il VL6 hanno preferito distribuirseli così privando la società di risorse fondamentali”.

Anche la copertura del carbonile era una condizione necessaria la prosecuzione dell’attività dell’impianto: “Per questo – evidenza Milocco – l’azienda ha ribadito la volontà di volerlo fare, era l’unico modo per poter andare avanti. L’omessa copertura è una macroscopica violazione con impatto indubbiamente significativo sull’ambiente e sulla salute umana, benchè non quantificabile”.

L’Aia concessa in un primo momento dal ministero per permettere l’attività della centrale, è stata poi sospesa quando il ministero si è accorto che Tirreno Power non aveva proceduto alla costruzione del gruppo a carbone VL6 (propedeutico alla prosecuzione dell’attività). “Una volta abbandonata l’idea di realizzare il VL6 la copertura del carbonile – ha detto il pm – sarebbe stata antieconomica”.

I gruppi a carbone furono sequestrati nel marzo 2014 dalla Procura di Savona. Secondo l’allora procuratore Francantonio Granero (oggi in pensione) i fumi emessi dai gruppi a carbone avrebbero causato un aumento dell’inquinamento nonché della mortalità dei residenti. A supporto di questa tesi negli anni sono stati presentati diversi studi legati alla crescita dei licheni (ambientale) che alla difusione dei tumori e malattie legate all’apparato respiratorio (sanitario). Sotto accusa anche la mancata installazione da parte dell’azienda di centraline a camino che permettessero di monitorare in modo più efficace la composizione di quei fumi e il rispetto dei valori previsti dalla legge.

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